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La guerra in Ucraina verso uno stallo a lungo termine

Secondo molti analisti, la guerra in Ucraina si sta dirigendo verso una situazione di stallo a lungo termine. A rendere ancora più probabile questa situazione, l’apparente determinazione di Putin a portare avanti il conflitto che ha iniziato.


Dopo gli ultimi mesi, in cui il combattimento lungo la linea del fronte è stato intenso, gli analisti ritengono che entrambe le parti in Ucraina si stiano preparando per un affondo più ampio. Fondamentalmente, si tratta di una corsa di tempo e risorse: l’Ucraina riceverà materiale militare occidentale, come promesso? Riuscirà la Russia a mobilitare nuove truppe, rifornire le scorte e sostituire i carri armati perduti?

Molti esperti ritengono che ci stiamo dirigendo verso una situazione di stallo a lungo termine. Un fattore che rende più probabile questa situazione di stallo è l’apparente determinazione di Putin a portare avanti la guerra che ha iniziato. Un ex consigliera per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha sottolineato che le pesanti perdite subite dalla Russia non lo hanno scoraggiato.

L’apparente indifferenza potrebbe portare allo scenario più catastrofico dell’uso di armi nucleari? Putin ha accennato agli attacchi nucleari sul campo di battaglia nel contesto di un’escalation incontrollata: molto rumore per nulla o questa volta il rischio è concreto? Quel che è certo, per il momento, è che le possibilità per la pace, o anche per un cessate-il-fuoco, sono remote.

Russia e Ucraina rifiutano reciprocamente i termini di un accordo ma c’è stato un annuncio, in particolare, che ha gelato le cancellerie di mezzo mondo e rinnovato i timori della minaccia nucleare: quello del presidente russo Putin durante il discorso sullo stato della Nazione di uscire dall’unico trattato anti proliferazione per le armi nucleari ancora in vigore tra Russia e Stati Uniti. 

Il segretario generale della Nato ha pregato Mosca di tornare sui suoi passi, esprimendo il suo rammarico per la decisione della Russia di sospendere la partecipazione al trattato New Start, e soprattutto ha denunciato che nessuna iniziativa diplomatica per un cessate il fuoco si profili all’orizzonte.

Per il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, l’annuncio della Russia è «veramente infelice e molto irresponsabile». Parlando alla stampa durante la sua visita ad Atene, ha affermato che il suo Paese «seguirà molto da vicino ciò che fa la Russia» e ha lasciato la porta aperta a future conversazioni.

Il discorso di Putin alla nazione: «rafforzeremo la nostra triade nucleare»

Il presidente russo Vladimir Putin ha promesso ancora una volta di voler continuare a dotare l’esercito russo di attrezzature “avanzate“. Durante un discorso televisivo in occasione della Giornata dei difensori della patria – una festa per celebrare le forze armate – Putin ha affermato che «un esercito e una marina moderni ed efficienti sono la misura della sicurezza e della sovranità del Paese».

Il leader del Cremlino ha quindi aggiunto che “una maggiore attenzione” sarà riservata al rafforzamento degli armamenti nucleari del Paese. «Quest’anno entreranno in servizio i primi lanciatori del sistema missilistico Sarmat con un nuovo missile pesante. Continueremo la produzione regolare dei missili ipersonici via terra Kinzhal e inizieremo le consegne di massa dei missili ipersonici Tsirkon lanciati dal mare».

Mosca, insomma, continua a rafforzare la propria triade nucleare, come ha fatto notare Putin, secondo il quale la quota di armi e attrezzature moderne nelle forze nucleari strategiche navali raggiungerà il 100 per cento dopo che l’incrociatore Imperatore Alessandro III entrerà in servizio di combattimento per la Marina russa e altri tre sottomarini missilistici balistici si uniranno alla flotta nei prossimi anni.

La Cina non sta a guardare

«Le relazioni tra la Russia e la Cina non sono dirette contro Paesi terzi, ma non cedono nemmeno alle pressioni di questi ultimi». Con queste parole pronunciate durante l’incontro con il presidente russo Putin, l’inviato di Pechino, Wang Yi, ha chiarito l’attitudine cinese verso il mondo occidentale. Cina e Russia, vicine, curano interessi reciproci su più fronti: da Hong Kong e Taiwan fino ad arrivare al gas russo, la Cina spera di diventare l’acquirente principale a prezzo stracciato di un prodotto che l’Europa rifiuterà.

Nel dettaglio, sull’Ucraina Wang Yi ha specificato che la Cina intende svolgere “un ruolo costruttivo” mantenendo una “posizione oggettiva e imparziale”, che concretamente significa nessun giudizio sull’attacco russo e tuttavia nessuna fornitura d’armi a Mosca. 

La Cina sa bene che la battaglia  del mondo Occidentale per l’Ucraina è anche una battaglia per arginare il potere del celeste impero. Le esercitazioni navali congiunte tra Russia e Cina in Sud Africa sono la rappresentazione plastica delle relazioni russo-cinesi: le due potenze sono vicine, anche militarmente, ma Pechino è ben lontana dal minacciare le coste europee. 

La Cina e il suo piano di pace

A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, la Cina ha presentato una road map in 12 punti che punta a un cessate il fuoco e a portare le due parti ad un negoziato, vigilando sulla sicurezza delle centrali nucleari e vietando l’uso delle armi atomiche. 

Un piano per innescare una de-escalation presentata dal portavoce del Ministero degli esteri cinese che non sconfessa il governo di Xi Jinping e la sua posizione di neutralità. Allo stesso tempo addossa sull’Occidente le responsabilità del conflitto e, senza nominarli mai, parla di “sovranità da tutelare” di tutti i Paesi.

Il piano cinese è stato salutato positivamente da Kiev, dato che si parla di ricostruzione, di protezione dei civili e dei prigionieri, oltre che di salvaguardare l’export di cereali e di altre materie prime. 

Secondo il presidente ucraino Zelensky, il presidente Xi Jinping è l’unico in grado di poter mettere pressione ai danni di Putin. E nella sua dichiarazione alle Nazioni Unite, la Cina ha sottolineato che le principali potenze mondiali hanno una responsabilità speciale importante per prevenire una crisi nucleare. 

I Paesi del G7 annunciano sanzioni durissime per chi aiuterà la Russia

I leader del G7 riunitisi venerdì 24 febbraio in un summit virtuale hanno ribadito il loro impegno nei confronti dell’Ucraina. Tutti i Paesi (Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Giappone, oltre all’Unione europea) si sono impegnati a continuare a sostenere Kiev finanziariamente e militarmente, pur continuando sulla strada delle sanzioni contro Mosca. Il presidente americano Joe Biden, da parte sua, ha cercato di allentare le tensioni con la Cina, sostenendo che non ci sono “prove” che Pechino stia fornendo armi alla Russia.

Le sanzioni imposte finora dall’Unione Europea non hanno fermato la guerra della Russia in Ucraina né inceppato la macchina militare di Mosca, ma sembrano aver sortito comunque un effetto significativo sull’economia del Paese. 

Dall’inizio del conflitto, gli Stati Membri hanno comminato nove pacchetti di misure restrittive e il decimo sarà operativo a breve. Una rappresaglia economica senza precedenti, che secondo gli esperti ha avuto successo in determinati settori, ma anche generato dei contraccolpi per i cittadini europei.

Con l’escalation della guerra, l’Unione ha cominciato a includere il settore energetico nelle sanzioni: prima l’embargo al petrolio russo, concordato a fatica e con alcune eccezioni tra i leader dei 27 Stati Membri, poi un tetto al prezzo dei prodotti petroliferi raffinati, che colpisce anche le esportazioni verso Paesi terzi. 

Nel frattempo si è cercato di rendere l’Europa sempre meno dipendente dal gas di Mosca. Il cruccio principale dei governi europei riguarda ora l’elusione delle sanzioni e un gruppo nutrito di Paesi, guidato dal governo olandese, sostiene l’idea di aprire un centro di controllo a livello comunitario, dedicato a smascherare i tentativi di aggiramento.

Come riporta il quotidiano Politico, il nuovo organismo dovrebbe aiutare a perseguire i Paesi e le entità che contribuiscono all’aggiramento.

Ciononostante, l’esercito ucraino ha affermato che la Russia ha raddoppiato il numero di navi da guerra schierate nel Mar Nero e ha previsto che questa mossa possa essere una preparazione per ulteriori attacchi missilistici. Lo riferisce il quotidiano inglese The Guardian. Quanto ancora bisogna attendere per la pace? 

(Foto di copertina Scott Peterson/Getty Images)


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Antonio Di Dio

Responsabile "Esteri". Laureato in Studi Filosofici e Storici, scrivo di cultura, politica e geopolitica. Amo l’arte, la poesia, la musica e il cinema. Vedo il giornalismo come una forma di attivismo, un servizio per la comunità.