Il miracolo della Chiesa di Gesù Bambino dimenticato dalla città

A guardarla sembra l’ennesima chiesa abbandonata di poco conto, ma quel complesso di pietre abbandonate accanto al mercato ortofrutticolo, in via Monte Pellegrino, in realtà è stato luogo di un miracolo ancora conservato nelle memorie dei palermitani.


La Sicilia è terra di ruderi e leggende, e non è certamente difficile incontrare resti di edifici storici lasciati all’ingiustizia del tempo, come per le sconfinate campagne dell’Isola come, purtroppo, anche nel centro storico delle città. Palermo, per esempio, ha una lunga lista di edifici abbondanti e/o diroccati, che l’amministrazione comunale non è riuscita ancora a prendere in carico, mentre il tempo passa. E i cittadini vivono passivamente le testimonianze fantasma di una storia che è stata e mai valorizzata. 

Passando per via Montepellegrino, la strada che porta ai piedi del Monte che ospita il santuario della Patrona della città, non passa certamente inosservato il campanile che si affaccia direttamente sul manto stradale. In particolare la torre, affiancata a quel che resta di una piccola chiesa conosciuta come “chiesa del Gesù Bambino” o, più comunemente, “del bambino”, si trova esattamente alla sinistra dell’imbocco di via Monte Pellegrino, nei pressi dell’odierno mercato ortofrutticolo. Spiando tra grate in metallo si nota un profondo dislivello con il piano stradale, come se fosse quasi una chiesa “sotterranea”. 

Pare che proprio lì, intorno al ‘700, esistesse una piccola grotta, residuo di antiche cave, in cui si apriva un profondo pozzo: secondo quanto scritto nei racconti di Antonino Mongitore, scrittore, presbitero e storico palermitano di fama nazionale, in questa grotticella venne compiuto un miracolo per mano del domenicano Pietro Geremia, beatificato nel 1784 (di cui oggi i resti sono esposto nell’altare maggiore della Chiesa di S. Domenico e conservati in un’urna di cristallo). 

La leggenda della “grotta del canuzzo” 

Si narra che nel XV secolo, nel punto dove successivamente fu costruita la Chiesa del Gesù Bambino – oggi ridotta in ruderi – vi era una sezione dedicata agli scavi per estrarre la calcarenite per uso edile. In quella zona era presente un pozzo particolarmente profondo all’interno di una piccola grotta, dentro cui cadde tragicamente una bambina del posto. Ad avvisare gli abitanti del triste episodio sembrerebbe essere stato un cane, che assistendo alla scena attirò l’attenzione della gente del posto con i suoi latrati, permettendo un intervento immediato. La bimba fu portata in salvo, ma una volta riportata in alto sembrava non fare più segni di vita. La madre, in lacrime alla vista del corpo immobile della figlia, si rivolse al predicatore domenicano Pietro Geremia, rinomato per essere stato protagonista di diversi miracoli. 

Quando raggiunsero il sacerdote, questo si trovava nel suo convento di S. Cita, e senza perdere tempo chiese di vedere il corpo della bimba in questione. Cominciò a pregare ininterrottamente, finché avvenne il miracolo e la bimba riprese i sensi tra le lacrime commosse di tutta la gente del luogo. 

Proprio per questa grazia ricevuta, all’interno della grotticella fu costruito un altare, chiamato dagli abitanti locali “del canuzzo” in onore del cane che rese possibile il salvataggio.

La nascita della “Chiesa del Bambino” sulle orme di un miracolo

Nel XVIII secolo, successivamente al miracolo, venne realizzata una cappella che inglobò l’antico ingrottato: prese il nome di “Chiesa del Gesù Bambino”, in quanto protettore di tutti i bimbi. 

Per raggiungere la cappella vi era una scalinata in ciottoli che attraversava il giardino limitrofo, già allora sotto elevata rispetto al piano stradale di circa 6 metri. 

Inoltre era la prima tappa per iniziare l’acchianata al santuario di Santa Rosalia. 

Nel 1895 la cappella subì dei lavori di restauro: lo spazio fu ampliato e decorato dal cappellano Luigi La China, che pare ne avesse preso in carico le spese. Nella parte della grotta, fu ricavata l’abside con l’altare maggiore in stile barocco e posto un dipinto settecentesco su ardesia che rappresentava Gesù Bambino con un angelo. 

Fu inoltre ristrutturata la facciata con il campanile, vennero inseriti degli altari barocchi di altre chiese demolite per il risanamento del centro storico, e furono poste due importanti acquasantiere marmoree. 

Da quel momento la chiesa divenne un luogo di culto attivo e molto frequentato dagli abitanti locali, e tutti ricordavano il “miracolo del canuzzo” finché, intorno al 1950, la chiesa venne chiusa al culto, e quindi data in pasto all’abbandono: quel posto fu saccheggiato, danneggiato, riempito di rifiuti e lasciato al suo naturale decadimento. 

Nel 1990, dopo il rifacimento di via Montepellegrino – in vista dei Mondiali di Calcio in Italia – che vide un ulteriore abbassamento del piano, il giardinetto sparì completamente. 

La chiesa di Gesù Bambino oggi 

Ad oggi è impossibile passare e non notare quel campanile ancora coraggiosamente in piedi ed, avvicinandosi, è ancora ben leggibile sulla facciata del tempio l’epigrafe “Jesu Parvulo” (“Gesù Bambino”) e l’anno dell’ultimo restauro (“Anno Domini MDCCCXCV”).  

Inoltre, l’essere all’interno dell’area dove è stato poi posto il mercato ortofrutticolo non ha aiutato la rinascita del plesso, che è stato posto sotto sequestro nel 2014 dal Nucleo tutela patrimonio artistico della polizia municipale per “pericolo di crollo”, nonostante la Curia Arcivescovile (che ne è proprietaria) abbia fatto diverse proposte di restauro, mai messe in atto.

Alcuni ancora ricordano i suoi anni di splendore, tramandati oralmente, come vuole la tradizione. Quello che vedono i più, però, è solo un cumulo di pietre abbandonate e pericolanti appartenute ad una chiesa di poco valore.