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G20, l’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping

Il 14 novembre 2022, nel corso del G20, il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden e il riconfermato Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping si sono incontrati, con l’obiettivo di ricreare stabilità e cooperazione tra i due paesi.


L’ultimo incontro di Joe Biden e Xi Jinping risale al gennaio del 2017, durante il World Economic Forum a Davos, in Svizzera – l’incontro annuale dell’élite politica e finanziaria globale. In quel momento Biden non era ancora presidente bensì il vice di Barack Obama, mentre Xi era già presidente in Cina. Con l’elezione, nello stesso anno, di Donald Trump a Presidente degli Usa, gli Stati Uniti avviano una guerra commerciale contro la Cina che inasprisce i loro rapporti.

La presidenza Biden, iniziata nel 2021, mantiene l’atteggiamento ostile nei confronti della terra del Dragone che si complica con l’inizio della guerra in Ucraina, a causa del sostegno cinese a Putin. Ad incrinare maggiormente i rapporti sono le questioni che riguardano, in particolare, la provincia di Taiwan, a seguito della visita di Nancy Pelosi e le continue dichiarazioni di Biden, che si è detto pronto a difendere l’isola da eventuali attacchi.

Sul fronte cinese invece troviamo un regime che negli ultimi cinque anni si è irrigidito, specialmente in politica estera, mentre al suo interno ha cercato di concentrare sempre di più il potere nelle sue mani. “La guerra non si leva, ma si differisce con vantaggio d’altri”, diceva Machiavelli. E infatti, Xi ha approfittato della guerra commerciale avviata da Donald Trump per ampliare il controllo statale sull’economia e sfruttato l’inasprimento delle relazioni con gli USA per indebolire le imprese occidentali e intensificare la censura.

Considerando questi scenari, le aspettative sull’incontro tra i due leader erano abbastanza basse e trovare dei punti d’incontro sembrava abbastanza difficile. «Siamo in competizione. Il presidente Biden lo riconosce, ma vuole assicurarsi che questa competizione abbia dei limiti, che costruiamo delle barriere, che abbiamo un codice di comportamento chiaro e che facciamo tutto ciò che serve per garantire che la competizione non sfoci nel conflitto» ha dichiarato un funzionario della Casa Bianca al Guardian nel contesto dell’incontro.

Alla vigilia del G20, riunione che coinvolge i Paesi più industrializzati del mondo (più l’Unione Europea) per la ricerca di accordi su temi comuni, i due leader si sono fronteggiati su tematiche che spaziano dalla questione di Taiwan alla guerra in Ucraina, dalla Corea del Nord al trasferimento di tecnologia, fino alla riorganizzazione dell’ordine mondiale. Tematiche delicate, sulle quali i due leader hanno posizioni abbastanza differenti.

L’incontro avviene in un momento particolare per i due presidenti. Il presidente cinese Xi esce vincitore dal XX Congresso che gli attribuisce un terzo mandato, conferendogli così maggiore forza politica. Anche il presidente americano Joe Biden esce rafforzato dalle elezioni di Midterm, avendo mantenuto la maggioranza al Senato dopo il successo in Nevada.

«Niente può sostituire i colloqui faccia a faccia» ha esordito Xi seguito dalle parole di Biden: «Come leader delle nostre due nazioni, condividiamo la responsabilità, a mio avviso, di dimostrare che la Cina e gli Stati Uniti possono gestire le nostre differenze, impedire che la competizione diventi qualcosa di sempre più vicino al conflitto e trovare modi per lavorare insieme su questioni globali urgenti che richiedono la nostra cooperazione reciproca».

A tal proposito, il presidente cinese non ha tardato a ribadire la sua red line, ovvero la questione Taiwan, considerata un affare interno della Cina. Il presidente americano ha rassicurato al suo omonimo che la politica statunitense nei confronti di Taiwan rimane sempre la stessa: Washington si oppone al mutamento dello status quo e si impegna nel mantenimento della pace nello Stretto, assicurando che non vi è un tentativo di invasione dell’isola. 

In seguito, Xi ha discusso con Biden del suo piano di gestione di produzione dei chip, accusando gli Stati Uniti di “politicizzare” gli scambi economici, commerciali e tecnologici». A tal proposito, si parla proprio di una nuova fase della guerra commerciale

Il presidente cinese non condividerebbe la dichiarazione del presidente USA su una competizione globale tra democrazia e autarchia, sostenendo invece l’esistenza di due tipi differenti di democrazia, una cinese e una americana, entrambe degne di riconoscimento e di rispetto.

Ma il presidente della terra del Dragone sa che per non restare isolato deve allentare le redini e per questo dichiara che il mondo è abbastanza grande affinché i due Paesi possano convivere e prosperare insieme, senza alterare l’ordine internazionale. Si evince, dunque, che nel mirino del Dragone vi è la stabilità, a seguito anche delle turbolente vicende che ha vissuto quest’anno la Cina al suo interno.

Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, Xi sostiene che bisogna riflettere sul fatto che «conflitti e guerre non producono vincitori», «non esiste una soluzione semplice ad una situazione complessa» e che «occorre evitare il conflitto tra i principali Paesi». Biden invece non ha fatto parola sulla possibilità di Xi di incidere su Putin per la ricerca di una soluzione diplomatica e ha reso noto il suo entusiasmo per la vittoria degli Ucraini a Kherson. 

Infine, sulla Corea del Nord il presidente USA ha chiesto al presidente cinese di sostenere atteggiamenti “responsabili” da parte di Pyongyang, considerando le minacce di attacco nucleare di Kim Jong-un, leader nordcoreano. 

Risulta dunque evidente come i due leader siano impegnati, da un lato, a mantenere i propri obiettivi sul fronte internazionale e, dall’altro, a gestire un rapporto competitivo. Concordando entrambi, però, sul porsi dei limiti affinché tale competizione non sfoci in un conflitto o, come anche si è detto, in un’altra “guerra fredda”. 


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