L’obbligo vaccinale non è più un dubbio davanti una pandemia

La pronuncia della Corte costituzionale sulle richieste di diverse procure italiane conferma la legittimità dell’obbligo vaccinale e delle sanzioni per la sua violazione.


Appena una settimana fa, la Corte costituzionale si è espressa con parere positivo per confermare la legittimità dell’obbligo vaccinale contemplato dai decreti del governo Draghi approvati lo scorso anno. Oltre all’obbligo, la Corte ha dovuto, allo stesso tempo, esprimersi sulla legittimità delle conseguenze derivanti dal suo inadempimento per i lavoratori del comparto sanità e scuola (che non sono le uniche categorie comprese dai decreti).

Sulla legittimità dell’obbligo vaccinale, in verità, non c’erano molti dubbi se segue il faro dell’articolo 32 della Costituzione – uno degli articoli più citati e massacrati durante questi anni di intensa discussione intorno alla pandemia – poiché stiamo parlando della salute, un bene non solo individuale, ma collettivo. In sostanza, la legge può imporre un trattamento sanitario, inclusa una vaccinazione.

Come era prevedibile, ha fatto e fa discutere la conseguenza prevista per chi si è opposto all’obbligo vaccinale, e quindi la legittimità della sospensione dello stipendio e degli assegni per i lavoratori non vaccinati. Secondo la Corte costituzionale in condizioni di eccezionalità il diritto alla salute può prevalere su altri diritti.

Quali categorie sono state al centro della protesta?

Successivamente al personale sanitario, il primo considerato necessariamente “da vaccinare” per esercitare, a partire dal 15 dicembre 2021 l’obbligo è stato esteso anche al personale scolastico, a quello della difesa, della sicurezza, del soccorso pubblico, della polizia locale e al personale penitenziario. 

Il governo Draghi, con il decreto del 5 gennaio 2022, aveva esteso l’obbligo vaccinale anche al personale universitario, senza limiti di età, e a tutte le persone con più di 50 anni, pena una sanzione di 100 euro

Dopo poche settimane, il governo ha rafforzato la misura introducendo l’obbligo per lavoratori e lavoratrici over 50 di presentare il green pass rafforzato sul luogo di lavoro (misure approvate anche dalla Lega, che oggi nel governo Meloni si presenta come un altro baluardo di resistenza all’obbligo vaccinale).

E col nuovo governo?

Senza entrare nel dettaglio delle 11 ordinanze (di cui, di seguito un estratto video della discussione alla Consulta) che richiedevano l’esame della Corte costituzionale – sulle quali è possibile documentarsi su siti specializzati, tra i quali non figurano quelli che rivelano la verità su Telegram – va segnalato come il tempestivo rientro dei medici no vax, inserito fra le priorità del governo Meloni, possa costituire il primo attrito, almeno ideologico, con la pronuncia della Corte.

Lo scorso 31 ottobre, infatti, è stato anticipato di due mesi il rientro in servizio dei medici contrari alla vaccinazione anti-Covid. Ma la Consulta, in merito all’obbligo vaccinale, ha applicato gli stessi principi già adottati in altre sentenze: il vaccino deve giovare alla salute del singolo individuo e della collettività; gli “eventi avversi” non devono superare la normale tollerabilità; un equo indennizzo nel caso in cui si verifichino dei danni per chi si è vaccinato.

Eppure le speranze no vax non si sono spente fino all’ultimo, fino al momento della decisione della Corte costituzionale. La pronuncia, comunque, se fosse stata contraria ai principi portati avanti dai decreti del governo Draghi, non sarebbe servita nell’immediato, dato che l’obbligo vaccinale non è più in corso, ma sarebbe stata origine di nuovi ricorsi e richieste di indennizzo.

A differenza del suo predecessore Roberto Speranza, il ministro della salute del governo Meloni, Orazio Schillaci, ha dichiarato terminati gli anni pandemici, d’altronde, come ha dichiarato, è tempo di recuperare sui «malati rimasti indietro rispetto ai malati di Covid». Quando non è guerra tra poveri è guerra tra malati, è il caso di dirlo. 

Schillaci rilancia: «Non rimetteremo l’obbligo vaccinale e saremo sempre attenti a mediare il diritto alla salute con il rispetto delle libertà personali». Le dure repressioni durante i comizi elettorali di Fratelli d’Italia e l’allarmismo anti-rave all’indomani dell’insediamento del nuovo governo fanno ancora più impressione, oggi, davanti a così tanta premura per le libertà personali.

È tempo di andare avanti e dimenticare – di nuovo, dato che è abitudine comune non imparare nulla dai grandi avvenimenti umani, specie per le pandemie, i piani sanitari internazionali, i piani sul cambiamento climatico – e la posizione di questo governo è confermata in più sedi. «Il presidente Meloni ha sempre detto di essere contraria all’obbligo per i vaccini anti-Covid – afferma il ministro Schillaci – ritenendo l’informazione più efficace della coercizione». L’informazione, già, proprio quella bersagliata dalle destre sovraniste nel mondo, le fonti di informazione “appartenenti ai poteri forti”, alle case farmaceutiche, utili a indottrinamento e asservimento.

Per il governo serve una «riconciliazione nazionale» sul tema dei vaccini anti-Covid perché bisogna dire basta a “emergenze sanitarie” e dare un segnale di “discontinuità con il passato”. Allo stesso tempo serve una «sanità depoliticizzata». Oppure, più semplicemente, sarebbe ora di dare alla scienza ciò che è della scienza e smettere di creare consenso su questioni ben più grandi di una tornata elettorale. Questo, sì, sarebbe discontinuo non solo con il recente passato, ma col Medioevo.


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