Argentina-Inghilterra 1986: quando Maradona divenne il Dio del calcio

Trentaquattro anni fa la mitica partita passata alla storia per la doppietta di Maradona, marcatore prima con «la mano de Dios», poi col «gol del secolo».


È il 22 giugno 1986, stadio Azteca di Città del Messico, quarti di finale della Coppa del Mondo; si sfidano le nazionali di Argentina e Inghilterra. La prima, dopo aver vinto il girone A, ha avuto la meglio negli ottavi di finale sull’Uruguay. La seconda, giunta alle spalle del Marocco nel girone F, ha eliminato il Paraguay. Da una parte gli uomini allenati da Carlos Bilardo possono contare su Diego Armando Maradona, deciso più che mai a dimostrare di essere il calciatore più forte in assoluto. Dall’altra il commissario tecnico inglese Bobby Robson punta soprattutto sull’attaccante Gary Lineker.

Dopo un primo tempo bloccato, con le due squadre impegnate a controllarsi reciprocamente, la ripresa vede la nazionale “albiceleste” avanzare il proprio baricentro e costringere gli avversari sulla difensiva. Un’azione ispirata da Maradona e proseguita in duetto con Valdano nei pressi dell’area di rigore inglese, induce all’errore il centrocampista Steven Hodge, che nel tentativo di spazzare, compie un retropassaggio avventato verso il portiere Shilton. La parabola del pallone sorprende l’intera retroguardia inglese, estremo difensore compreso, finendo per trasformarsi in un assist ghiotto proprio per Maradona, che aveva seguito perfettamente l’azione.

L’immagine passata alla storia del calcio ritrae proprio l’uscita del portiere inglese Shilton e l’anticipo di Maradona, col pallone rotolante verso la rete. Tra i due protagonisti c’è una netta differenza di altezza, chiaramente in favore di Shilton (venti centimetri più di Maradona) ma il tocco di mano dell’argentino non viene notato dall’arbitro Ali Bin Nasser, che quindi convalida la rete.

«Venite ad abbracciarmi o l’arbitro non la convaliderà»: queste le parole che Maradona dichiarerà di aver detto ai compagni, immediatamente dopo aver segnato, avendoli visti fermi ed esitanti nel festeggiare. Nonostante le vibranti proteste del portiere inglese e di alcuni dei suoi compagni di squadra, quella rete, siglata in maniera irregolare, non viene annullata e apre di fatto la strada del successo alla nazionale argentina.

Nella conferenza stampa, tenutasi dopo la partita, sarà lo stesso Maradona a rivendicare il suo comportamento, affermando che la rete fosse stata segnata «un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios». Il fuoriclasse argentino dava così a quel gesto sportivo, tecnicamente irregolare, un’aura divina, utile a voler giustificare l’infrazione commessa. In risposta alle affermazioni di Maradona, l’allenatore inglese Robson replicò vigorosamente: «non è stata la mano di Dio, ma la mano di un mascalzone».

Dalla rete incriminata non passano nemmeno cinque minuti di gioco e Maradona sale nuovamente in cattedra per dimostrare tutta la sua classe. Ricevuta palla prima del cerchio di centrocampo, inizia una corsa che lo porta a coprire sessanta metri in dieci secondi, scartando in serie gli avversari inglesi. Superati in velocità Hoddle, Reid, Sansom, Butcher e Fenwick e presentatosi davanti al portiere Shilton, il fenomeno argentino dribbla anche quest’ultimo e deposita il pallone nella porta sguarnita, siglando così il 2 a 0.

La partita, per la cronaca, si conclude sul punteggio di 2 a 1 per l’Argentina, in virtù della rete inglese di Lineker. Il cammino degli uomini di Bilardo prosegue quindi in semifinale (2 a 0 contro il Belgio, con altra doppietta di Maradona) e termina trionfalmente in finale, nella quale viene regolata la Germania Ovest per 3 a 2. Si tratta della seconda affermazione mondiale per la nazionale argentina, dopo quella ottenuta nell’edizione del 1978, disputata in casa. Per Maradona, proclamato miglior calciatore del torneo, è la consacrazione definitiva.

La storia dei mondiali di calcio ha visto succedersi numerosi campioni, protagonisti con le rispettive nazionali di imprese sportive memorabili. Quella legata alla selezione argentina di Messico ’86 è una delle più particolari, se non altro perché viene considerata dalla quasi totalità degli appassionati di calcio come l’impresa di un calciatore, capace di trascinare al successo da solo la propria squadra.

Se è vero e inconfutabile che il calcio sia lo sport di squadra per eccellenza, è altrettanto vero che mai nessuna squadra di calcio, specialmente a livello di selezioni nazionali, è stata condizionata dalle prestazioni di un unico calciatore quanto la compagine argentina, trionfante ai mondiali del 1986, lo è stata da quelle di Diego Armando Maradona. Al di là del parere dei tifosi e del giudizio tecnico degli addetti ai lavori o dei commentatori, saranno gli stessi suoi compagni di squadra, nel corso di diverse interviste rilasciate negli anni successivi al mondiale, a tributare a Maradona quasi tutti i meriti di quella vittoria.

Riavvolgendo il nastro di quel torneo e tornando alla mitica partita del 22 giugno 1986, se la prima rete segnata da Maradona è diventata celebre col termine mano de Dios, la seconda è stata insignita di un vero e proprio premio, istituito dalla FIFA (Fédération Internationale de Football Association). Durante la manifestazione mondiale di Corea & Giappone 2002, attraverso un sondaggio su internet, è stato infatti stabilito che quella rete fosse la più bella marcatura siglata in una partita disputata nella fase finale di un torneo mondiale.

Il coast to coast che ha fatto letteralmente impazzire la nazionale inglese è valso a Maradona ben 18.062 voti e il premio di “gol del secolo”. Piccolo particolare, utile a ribadire ulteriormente la grandezza del fuoriclasse argentino: Maradona occupa anche il quarto posto di questa speciale classifica, grazie alla rete siglata nello stesso mondiale ’86 contro il Belgio, in semifinale.

Foto in copertina Nazionale Calcio


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