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Chi è Joe Biden? Un ritratto del 46esimo presidente degli Stati Uniti

Un profilo del neo eletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden, tra carriera politica, vita privata e aspettative sul suo mandato presidenziale.


Alla fine di una lunga e tortuosa campagna elettorale, dopo giorni passati tra attese interminabili, dubbi sugli Stati in bilico e fake news del presidente in carica Donald Trump, nella giornata di sabato 7 novembre la notizia è stata ufficializzata: Joe Biden è il 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Biden è il presidente più votato nella storia degli Stati Uniti, in un contesto segnato da un’affluenza anch’essa da record. Dopo quattro anni di Trump, toccherà a lui, dunque, ricucire le fratture all’interno di un Paese che non è mai stato così diviso.

Chi è Joe Biden? Bianco, democratico, avvocato, ha lasciato la giurisprudenza per la politica nel 1972, tre anni dopo la sua ammissione all’albo dei togati. Da allora Biden ha macinato ogni record nel percorso verso la Casa Bianca. Quinto più giovane senatore nella storia USA, più longevo rappresentante dello Stato del Delaware e vicepresidente, per ben due volte, di Barack Obama, concludendo il suo primo mandato a 82 anni diventerebbe l’inquilino della Casa Bianca più anziano di sempre. Oggi Biden si presenta come il presidente del “back to normal”, qualsiasi cosa possa significare questa espressione.

La vita di Joe Biden, tuttavia, non è costellata esclusivamente da gioie e successi. Su di lui ha sempre pesato un macigno, personale più che politico, che lo ha condizionato anche alle scorse elezioni, le stesse in cui ha deciso di lasciar libera la strada ai due candidati Hillary Clinton e Bernie Sanders. Joe ha infatti perso la propria famiglia in due tragici eventi: prima nel 1972, quando in un incidente d’auto morirono la moglie Neilia Hunter e la figlia Naomi; poi nel 2015 ha visto morire il figlio 46enne Beau, procuratore generale del Delaware e candidato alla carica di governatore, a causa di un tumore al cervello.

Ciò nonostante, Biden è riuscito a ricoprire ruoli sempre più importanti nella sua lunga carriera politica. Durante i suoi 36 anni da senatore (lasciò il seggio nel 2009) ha condotto battaglie per i diritti civili, ha firmato diversi provvedimenti a tutela degli afroamericani, delle donne e dell’ambiente e a favore della limitazione della vendita delle armi. Nel 2017 ha ricevuto, dalle mani del Presidente Obama, la medaglia presidenziale della libertà.

Il più alto riconoscimento civile per un uomo che da giovane, a differenza dei suoi pari-età, non ha servito il Paese durante la guerra del Vietnam per una sospetta asma. Nella sua lunga carriera politica ci sono stati anche aspetti più controversi, primo tra tutti le accuse di molestie da parte di una sua collaboratrice, Tara Reade: l’episodio sarebbe avvenuto negli anni Novanta ma le accuse si sono dimostrate estremamente deboli.

Cosa possiamo aspettarci dal mandato di Joe Biden? L’urgenza principale è l’attuazione di un nuovo piano nazionale per combattere il coronavirus, che negli Stati Uniti ha causato la morte di più di 220.000 persone, oltre ad avere provocato conseguenze economiche disastrose. Un’altra urgenza, soprattutto per l’ala sinistra del partito democratico e per il movimento Black Lives Matter, è una riforma della polizia, sulla scia delle proteste di massa iniziate a maggio in seguito all’uccisione di George Floyd a Minneapolis.

Per quanto riguarda invece la politica estera, possiamo affermare che Biden ha sempre preferito agire più sul suolo americano che su quello straniero: è stato contrario alla prima guerra del Golfo, ai bombardamenti americani contro Al-Qaeda e i talebani in Afghanistan nel 2001 e titubante sul raid che portò all’uccisione di Osama Bin Laden. Tornando all’attualità, è pressoché certo che con Biden gli Stati Uniti si riuniranno all’OMS e agli accordi di Parigi del 2015, mettendo in campo un piano ben più serio di quello di Trump per il contrasto della pandemia a livello globale e abbandonando l’atteggiamento negazionista sul cambiamento climatico, con investimenti massicci per la transizione green.

Su molti altri elementi, dalla lotta al terrorismo alla cybersecurity, dai rapporti con la Russia a quelli con la Cina, le differenze rispetto al passato recente della presidenza Trump saranno meno marcate. I rapporti con la Cina potrebbero persino diventare più tesi, sebbene per ragioni differenti: un’amministrazione Biden metterà infatti sul tavolo in modo più serio la questione dei diritti umani. Le attuali tensioni sul commercio, sulle politiche industriali e sulla tecnologia persisteranno, e una forte rivalità sino-americana rimarrà probabilmente una costante del sistema internazionale nei prossimi anni.

Più complicato invece fare pronostici sui rapporti con l’Unione Europea e questo per un motivo di politica interna: Biden infatti non è intenzionato solamente a raddoppiare il salario minimo, ma anche a rilanciare la produzione manifatturiera americana e penalizzare la delocalizzazione, attraverso il pacchetto “Made in All of America” che prevede tra le altre cose un credito fiscale per le imprese che decideranno di investire e produrre negli Stati Uniti. Difficile dunque che i rapporti commerciali con l’Unione Europea e i suoi Stati membri tornino improvvisamente com’erano prima dell’era Trump.

Al netto di queste considerazioni e al di là delle consuetudini politiche nelle relazioni internazionali, le reazioni all’elezione di Joe Biden sono state decisamente positive. In molti tra capi di Stato e rappresentanti di istituzioni sovranazionali, da Angela Merkel a Emmanuel Macron, da Pedro Sanchez al presidente Mattarella, fino ai massimi rappresentanti delle istituzioni europee, hanno sicuramente tirato un sospiro di sollievo.


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