Elisabetta II, la dipartita di un pezzo di storia
London Bridge is down: questa la parola d’ordine che ha segnato la fine di un’era, quella del regno di Elisabetta II, il più longevo della storia contemporanea.
Il ponte di Londra è crollato. Alla fine è davvero successo, la regina Elisabetta II è venuta a mancare lo scorso 8 settembre. Con lei svanisce un pezzo consistente di storia non solo del Regno Unito, ma del mondo contemporaneo.
Le sue condizioni di salute erano già delicate e trasparivano anche durante l’incontro di qualche giorno prima con la nuova premier britannica Liz Truss. ll colorito molto pallido, l’andatura accompagnata dal bastone e quella mano visibilmente nera, segno forse di ematomi causati da probabili inserimenti di flebo. Così fragile e umana, distante da quella immagine iconica dai tailleur colorati.
L’annuncio della morte della regina viene diffuso verso le 18:30 (19:30 ore italiane) da Buckingham Palace. Sulla homepage del sito web della famiglia reale campeggia una foto di Elisabetta II. Sotto si legge la scritta «La Regina è morta in pace a Balmoral nel pomeriggio. Il Re e la Regina consorte resteranno a Balmoral questa sera e faranno ritorno domani a Londra».
L’apertura della camera ardente è cominciata alle 17.00 (ora locale) di mercoledì 14 settembre e resterà aperta fino a lunedì 19. La bara chiusa della regnante, ospitata su una piattaforma rialzata all’interno della Westminster Hall, è esposta al pubblico 24 ore su 24 per tutta la durata dell’evento.
Il legame con Balmoral
È in Scozia, precisamente a Balmoral, che la regina Elisabetta II si spegne e dove tutta la famiglia la raggiunge per l’ultimo saluto. Il posto preferito da lei e il suo Filippo (scomparso ad aprile dello scorso anno) dove avevano passato nel 1947 parte della loro luna di miele. Un «profondo e costante affetto» avevano dichiarato per la Scozia e in particolar modo per il castello a 80 chilometri di Aberdeen, che divenne meta fissa delle estati reali, lontani dai doveri della Corona.
Il castello e la tenuta che risalgono al 1390, furono acquistati dal principe Alberto come regalo per la moglie, la Regina Vittoria, anche lei grande amante della campagna scozzese. Durante gli anni il castello venne ristrutturato in stile neogotico e ampliato per venire incontro alle esigenze numeriche della famiglia reale che si allargava sempre più. Nel 1856 il castello originale venne demolito e la proprietà divenne proprietà privata della regina e non più della famiglia reale.
Balmoral fu anche scenario di tanti momenti importanti della famiglia Windsor: in questo luogo Carlo e Diana trascorsero una settimana durante la loro luna di miele nel 1981, e nello stesso posto nel 1997 i giovani William e Harry apprendevano la notizia della tragica morte della madre.
Balmoral ha ospitato fino all’ultimo i doveri della sovrana che ha recentemente accolto Liz Truss per conferirle l’incarico di nuova premier, impossibilitata com’era di recarsi a Londra, a Buckingham Palace, per svolgere l’ufficio.
Operazione London Bridge
Nel pomeriggio dell’8 settembre è comparso un avviso sui cancelli di Buckingham Palace: «Oggi nessuna cerimonia del cambio della guardia». Ecco il primo segnale dell’operazione London Bridge. Questo il nome della pianificazione dettagliata che devono seguire la famiglia reale, le istituzioni, i diplomatici, le forze armate e la BBC dopo la morte della sovrana. Il piano ovviamente ha un nome in codice risalente agli anni ‘60, ed è stato diffuso nel 2017 dal Guardian.
Nella fase finale è il medico personale che ha accesso alle stanze reali per redigere i bollettini da diramare sui vari step delle condizioni fisiche della sovrana. “London Bridge is down” è la frase che ne comunica la morte. La notizia che viaggia su linee telefoniche privatissime, sfocia nell’ultimo cartello, sempre appeso alla cancellata di Buckingham Palace: il comunicato ufficiale della morte di Sua Maestà.
I passaggi sono precisi e meccanici: in prima fase il segretario personale della regina comunica la notizia al premier britannico e al segretario di gabinetto e ai ministri più anziani. Di seguito la premier annuncia il lutto d’ufficio e si procede con tutto il lavoro del governo per conto del monarca.
In un secondo momento il ministero degli Esteri comunica la notizia ai governi degli Stati membri del Commonwealth delle Nazioni. Sul piano interno, il giorno è chiamato ‘D-Day’, quelli successivi al funerale ‘D+1’, ‘D+2’, e così via. In ultima battuta la notizia arriva ai media per la diffusione ufficiale: tutti i programmi sospesi e si avviano le dirette per seguire tutti gli eventi correlati.
A partire dal sito ufficiale della Casa Reale a tutti i siti web dei dipartimenti del governano cambiano l’immagine principale per segnalare il lutto. Poi il comunicato ufficiale della premier inglese: «Oggi la corona è passata, così com’è avvenuto per oltre mille anni a un nuovo monarca, un nuovo capo di stato, sua maestà re Carlo III. Assieme alla famiglia del re piangiamo la perdita della madre e mentre ci addoloriamo dobbiamo restare uniti come popolo per sostenerlo, per aiutarlo nell’alta responsabilità che dovrà assumere per noi tutti. Gli offriamo lealtà e devozione così come sua madre ha dedicato tanto per così tante persone così a lungo. Con la fine del periodo elisabettiano ci affacciamo a una nuova era della fantastica storia del nostro grande paese. Proprio come sua maestà avrebbe voluto. Lo facciamo con le parole Dio Salvi il re».
Passaggio di testimone: “lunga vita a re Carlo III”
Con la morte di Elisabetta II si svolta la pagina coloniale e postcoloniale. Elisabetta era diretta discendente della regina Vittoria e ha vissuto la transizione postcoloniale. Il suo successore dovrà affrontare un mondo completamente diverso.
Dopo due giorni dalla morte della ormai ex sovrana, viene nominato suo successore il suo primogenito 73enne Carlo. La cerimonia è avvenuta a St. James nel complesso di Buckingham Palace per la prima volta in diretta tv.
A presenziare alla cerimonia i 200 membri d’onore dell’Accession Council, di cui fanno parte tutti e sei gli ex primi ministri viventi del Regno, predecessori di Liz Truss: ossia Boris Johnson, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major.
Il nuovo re Carlo III e la regina consorte Camilla entrano nella nuova era del regno. In un breve discorso, il sovrano ha ribadito l’omaggio a suo madre: «Durante tutta la sua vita, mia madre è stata un’ispirazione e un esempio per me e tutta la famiglia e noi le dobbiamo un debito gigante per il suo amore», inizia così il discorso del nuovo sovrano visibilmente commosso. «La Regina Elisabetta ha vissuto bene la sua vita. Una promessa del destino, e questa promessa di un servizio per tutta la vita è quella che voglio rinnovare oggi. Condividiamo con voi un profondo senso di gratitudine. Nel 1947 da Cape Town ha dichiarato di essere al servizio di tutte le popolazioni del Commonwealth e lo ha perseguito per tutta la vita. Ha fatto sacrifici per il dovere, la sua devozione è stata incrollabile. […] nella sua vita dedicata al servizio abbiamo visto un attaccamento alle tradizioni ma anche al progresso che ci ha reso una grande nazione. Ha combinato queste qualità con calore, humour e incredibile capacità di vedere sempre il buono nelle persone. Voglio onorare la vita di mia madre. So che la sua morte porta tristezza in molti di voi. Quando la Regina è arrivata al trono, la Gran Bretagna e il mondo stavano gestendo le privazioni della Seconda Guerra Mondiale. Negli ultimi 70 anni abbiamo visto la società cambiare ma attraverso tutte queste sfide la nostra nazione ha prosperato, i nostri valori sono rimasti e rimarranno costanti. Il ruolo e il dovere della Monarchia anche rimarranno. Io servirò la Corona allo stesso modo per il tempo che Dio vorrà concedermi».
La regina dei record
Per Carlo sarà sicuramente difficile e, in molti casi, impossibile battere alcuni dei record della madre: sì, perché Elisabetta II è stata definita più volte la regina dei record. Vediamone qualcuno.
Cominciamo dal più importante: da quel famoso 6 febbraio del 1952, la regina d’Inghilterra ha regnato per 70 anni e 214 giorni. Sono 150 milioni i suoi sudditi in tutto il mondo e da Winston Churchill alla recentissima Liz Truss, Elisabetta ha guidato il Regno Unito con 16 primi ministri. Ha visto governare ben 14 presidenti degli Stati Uniti da Harry Truman all’attuale Joe Biden e visto salire sul soglio pontificio 7 papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, fino al dimissionario Benedetto XVI e a Francesco.
Oltre agli innumerevoli viaggi in oltre 120 Paesi e innumerevoli cerimonie ufficiali, un altro bellissimo record è stato quello del matrimonio più longevo tra i sovrani: 74 anni di matrimonio con il principe Filippo.
Voci dai social
La reazione dei social è stata sicuramente una inevitabile valanga di meme, sia colmi di affetto che di commenti cinici. Amata e odiata, la regina Elisabetta II è stata innegabilmente una presenza costante nella vita e nei ricordi di praticamente tutti sotto i 96 anni.
Un’icona colorata, musa di artisti contemporanei nel bene e nel male. Protagonista di tantissimi film, documentari e serie tv. Si susseguono copiose le notizie satellite legate alla sua morte, ad esempio quelle legate alla sua eredità personale che ammonta a 447 milioni di dollari, che dovrebbero andare alla sua famiglia. Il testamento personale dovrebbe rimanere segreto per i prossimi 90 anni, ma sono molte le indiscrezioni sull’esclusione di Harry da questa grande fortuna; ma ci si è chiesto chi si prenderà cura degli amati corgi della regina che quasi sicuramente andranno alle amorevoli cure del principe Andrea e la Duchessa Sarah Ferguson.
Sono stati oltre 202 mila i contenuti sul tema, pubblicati da poco più di 9 mila utenti diversi. Tra i vari canali social, Facebook è stato quello più scelto per esprimere il proprio pensiero sulla dipartita della sovrana. Mentre su Twitter infiammavano discussioni riguardo al passato coloniale del Regno Unito – che hanno visto protagonista persino Jeff Bezos nel ruolo di difensore della sovrana – è stato su TikTok che i contenuti riguardanti la morte di Elisabetta II hanno generato più coinvolgimento.
Due gli schieramenti sul vile campo di battaglia delle tastiere: chi giudica melensi e superflui i post di cordoglio verso un personaggio che in ogni caso ha fatto parte della storia moderna e coloro che hanno deciso, pur non essendo diretti sudditi, di dedicare almeno un post alla fine di un’era.