The Princess, il documentario sull’enigmatica Lady Diana a 25 anni dalla sua morte

Il 31 agosto è la data di un drammatico anniversario, quello della morte di Lady Diana. A 25 anni dalla sua tragica scomparsa, uscirà The Princess, il documentario diretto da Ed Perkins. Un grande lavoro d’archivio di immagini inedite.


Cominciando a digitare su Google le lettere “l-a-d”, il primo risultato che apparirà sarà lei: Lady Diana. La figura della principessa triste è una delle più iconiche e potenti dell’ultimo trentennio e il dolore della sua perdita è stata paragonato solo alla scomparsa di Papa Giovanni Paolo II.

Sono ancora tanti i misteri e le speculazioni sulla tragica morte della principessa e sono tante le teorie della cospirazione che la vedono o ancora viva ma con una nuova identità negli Stati Uniti – come ipotizza la scrittrice anglo bangladese Monica Ali nel suo romanzo Untold Story – o vedono la sua dipartita come il risultato di un piano messo a punto dalla Corona britannica, per impedire dei probabili fratellastri della Corona con un musulmano.

Lady Diana

Qualunque sia la verità sulla sua morte, la storia di Lady D è stata raccontata tantissime volte tramite film (l’ultimo con la particolare interpretazione di Kristen Stewart in Spencer), serie tv o documentari pieni di testimonianze ed interviste di coloro che conobbero la principessa

Una storia, la sua, fatta di oppressione e inadeguatezza all’interno di un sistema, quello della Famiglia reale, a cui lei non si è mai adattata. Come non era adatta a quella figura statica che volevano che fosse: lei che amava stringere mani, abbracciare le persone e parlare con loro, ha sempre trovato un muro su cui sbattere dentro le regole di corte. 

Il prodotto che uscirà su Sky Documentaries e in streaming su Now Tv questo 31 agosto, The Princess, diretto da Ed Perkins, è il risultato di uno spettacolare lavoro di archivio, in cui sono state visionate per mesi migliaia di ore di video, per mettere a punto un affresco di questo personaggio che nonostante tutto rimane avvolto nel mistero.

Il regista racconta il punto di vista del pubblico. Ed è esattamente la relazione tra Diana e il pubblico il punto cruciale di tutta la storia. La potenza comunicativa di questa donna che nonostante il suo rango era sempre vicina agli ultimi. La stampa la adorava e più il pubblico voleva vedere lei, sapere di più di lei e più aumentava l’accanimento verso la sua immagine. 

Il grande potere comunicativo di Diana era soprattutto quello non verbale: il suo sguardo, i suoi movimenti, anche i più piccoli, raccontavano un segreto molto intimo anche nelle apparizioni più importanti. 

Il documentario ripercorre, tramite video inediti, la storia di questa giovane donna che per la corona sarebbe dovuta essere la spinta per risollevare l’immagine della famiglia reale che attraversava un momento difficile. Ma lei è andata oltre, diventando l’unica luce che attraeva tutto e tutti.

Nel documentario non sono presenti immagini delle cerimonie dentro la chiesa, sia del suo matrimonio che del suo funerale. È stato dato spazio al dolore delle persone, alle reazioni del popolo, evidenziando con forza il punto fondamentale del progetto. Non troveremo nemmeno interviste, come succede in molti documentari, per non lasciare spazio a nessuna speculazione. Un racconto, a tratti tenero a tratti drammatico, che mette in luce tutte le contraddizioni di un sistema come quello reale, attraverso l’esperienza di una giovane donna dallo spirito libero.

Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale all’ultimo Sundance Film Festival, e in Italia come film d’apertura del XVII Biografilm Festival in giugno a Bologna, riscontrando molti favori. Alla colonna sonora ha partecipato Martin Phipps, già reduce delle ultime due stagioni di The Crown.