La più grande crisi umanitaria del secolo in Siria

La guerra in Siria sta compiendo nove anni, anni lunghi e difficili che stanno lasciando in eredità solo polvere, macerie e la più grande crisi umanitaria del nostro secolo. Dal 2011, circa 5.6 milioni di siriani hanno lasciato il paese, trovando rifugio presso Libano, Turchia e Giordania, mentre molti altri rimangono profughi interni, dispersi, su tutto il territorio siriano.

Filippo Grandi, diplomatico e Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR) ha definito la situazione dei civili in Siria come: «la più grande crisi umanitaria e dei rifugiati dei nostri tempi, una causa continua di sofferenza per milioni di persone che dovrebbe raccogliere una base di sostegno in tutto il mondo». Gli interventi dell’UNHCR sul territorio, in seguito all’emergenza umanitaria, sono stati immediati: migliaia di campi e stabilimenti sono stati disposti ad accogliere i profughi e, prontamente si è proceduto alla distribuzione di generi alimentari e di prima necessità.

Negli ultimi tre mesi del conflitto, tuttavia, si è assistito ad un escalation di attacchi e violenza concentrati, in particolare a Idlib, nella zona nord-occidentale della Siria a confine con la Turchia. Circa un milione di siriani, infatti, è stato costretto a fuggire a causa dei numerosi attacchi aerei e delle bombe lanciate proprio sulla città. Nel mirino degli attacchi indiscriminati sono stati inclusi soggetti sensibili quali scuole e ospedali, diventati luoghi di rifugio per molti siriani.

Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord ha dichiarato: «le scuole dovrebbero essere luoghi sicuri dove i bambini possono imparare e giocare, anche in una zona di conflitto. Colpire scuole e asili usati per scopi civili è un crimine di guerra».

Il diritto internazionale umanitario, che trova la sua massima espressione all’interno delle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, (e nei tre Protocolli Aggiuntivi del 1977 e del 2005) regola l’uso della violenza e il comportamento degli attori coinvolti in un conflitto armato stabilendo, chiaramente, che i soggetti protetti sono, per l’appunto tutti i civili: donne, bambini, anziani, disabili, e i cosiddetti hors de combat, ovvero, coloro che, anche se temporaneamente, non prendono più parte al conflitto.

Le Convenzioni sono state ratificate da Siria (1953), Turchia (1954) e Russia (1960), e nonostante i vari paesi hanno poi mostrato riserve e non adesioni ai vari Protocolli Aggiuntivi, ciò che è importante sottolineare è l’obbligatorietà dei suddetti paesi a rispettare le norme internazionali a cui sono formalmente e sostanzialmente legati. La scelta mirata, dunque, di colpire scuole e ospedali dove erano rifugiati soggetti vulnerabili e degni di protezione, costituisce una chiara violazione del diritto umanitario internazionale e, pertanto, annoverata come un’azione che rappresenta un crimine di guerra.

L’esposizione dei siriani ad una situazione così precaria in termini di tutela internazionale dei diritti umani, all’interno di un conflitto armato internazionale, ha determinato un aumento significativo dell’esodo all’interno e all’esterno del paese. Attualmente, nei campi profughi di Idlib la situazione è davvero tragica.

Sono, infatti, circa un 1 milione i siriani sfollati e l’80 per cento di questi individui è composto da donne e bambini. La situazione allarmante riguarda, inoltre, il sovraffollamento e l’assenza di insediamenti consoni a superare il freddo inverno. Molti bambini combattono il gelo e la fame nei campi profughi, mentre le condizioni sanitarie e l’assistenza medica peggiorano e scarseggiano, esponendo tutti a malattie e infezioni.

La situazione interna nei centri degli sfollati peggiorerà a causa dell’ulteriore irrigidimento delle temperature che metterà a dura prova la sopravvivenza di queste persone. António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, rivolgendosi alla parti in conflitto, ha esortato queste a rispettare le misure e le norme internazionali relative ai conflitti armati, dichiarando che: «Non devono essere migliaia di persone a pagare il prezzo delle divisioni della comunità internazionale, la cui incapacità di trovare soluzioni a questa crisi costituirà una macchia indelebile sulla coscienza di tutti».

Insieme al gelido inverno in Siria, è arrivato anche il tempo, per tutta la comunità internazionale, di agire e non concedersi solo ad esortazioni e belle parole. La crisi umanitaria in Siria è la più grande del secolo e riguarda tutti. Se non si fa qualcosa di concreto oggi, sarà troppo tardi domani. (Save The Children per l’emergenza sirianaLink per donare)


Copertina Freedom House

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