Aiuti di Stato, verso un nuovo quadro temporaneo
Lo scorso 1 febbraio, la Commissione europea ha inviato agli Stati membri un progetto di proposta di trasformazione del quadro temporaneo degli aiuti di Stato.
Le modifiche al regime degli aiuti di Stato, introdotte negli ultimi anni, rappresentano uno degli strumenti con cui le Istituzioni europee sono intervenute, al fine di fronteggiare gli effetti negativi derivanti dalla crisi pandemica. Tali misure straordinarie – unitamente al Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) della Banca Centrale Europea (BCE) e all’accordo sul Next Generation EU (NGEU o Recovery Fund) – delineano la risposta comunitaria al fenomeno epidemiologico del Coronavirus.
Nonostante gli interventi di modifica precedenti, la Commissione europea – lo scorso 1 febbraio – ha ritenuto opportuno proporre agli Stati membri, in chiave consultiva, un nuovo quadro temporaneo di crisi e transizione in materia di aiuti di Stato: un progetto di proposta, questo, volto a favorire e accelerare la transizione verde dell’Europa e inserito nell’ambito del piano industriale del Green Deal.
Nel dettaglio, si tratta di una strategia attraverso la quale le Istituzioni comunitarie intendono incentivare la creazione di un contesto maggiormente propizio per la capacità produttiva dell’Unione Europea (UE) relativamente alle tecnologie e ai prodotti a zero emissioni nette. In tale strategia, il nuovo quadro temporaneo di crisi e transizione in materia di aiuti di Stato avrebbe l’obiettivo di assicurare un più rapido accesso ai finanziamenti alle imprese che svolgono la rispettiva attività all’interno dell’UE.
Cosa sono gli aiuti di Stato?
Quando si parla di aiuti di Stato, si fa riferimento a quegli interventi – come sovvenzioni o forniture di beni e servizi a condizioni preferenziali – posti in essere dallo Stato o attraverso le sue risorse, forniti a un determinato beneficiario su base selettiva e dotati della capacità di falsare la concorrenza e di incidere sugli scambi commerciali tra Paesi UE.
La disciplina di riferimento è contenuta negli articoli da 107 a 109 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), cui si aggiungono diversi Regolamenti che ne definiscono ulteriormente l’ambito di applicazione, come quello che prevede l’esenzione dall’obbligo di notifica preventiva alla Commissione europea degli aiuti di Stato di importanza minore (cd. “de minimis”).
Tali disposizioni determinano un principio generale di incompatibilità degli aiuti di Stato con il mercato interno, in quanto concernente vantaggi – a prescindere dalla loro forma – concessi ad alcune imprese dalle autorità pubbliche nazionali. Le norme in esame, come si evince, stabiliscono un divieto generale di adozione di tali misure, anche se tale principio non ha un’applicazione assoluta, poiché soggetto ad alcune specifiche deroghe.
Perché un nuovo quadro temporaneo?
Secondo quanto sostenuto dalla Vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, il nuovo quadro temporaneo di crisi e transizione avrebbe un duplice obiettivo: da un lato, consentire agli Stati membri, nonché alle imprese, di aver a disposizione ulteriori strumenti per fronteggiare la crisi energetica causata dal conflitto russo-ucraino; dall’altro lato, fornire un’adeguata risposta all’Inflation Reduction Act (IRA), ossia il piano statunitense da 370 miliardi di dollari di sussidi verdi per lo sviluppo delle tecnologie pulite, posto in essere per la lotta al cambiamento climatico.

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, le disposizioni del nuovo quadro temporaneo andrebbero a incentivare la produzione in quei settori chiavi sostenuti dall’IRA statunitense, quali batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e utilizzo di tecnologie per lo stoccaggio della cattura del carbonio (Ccs).
Come si può pacificamente dedurre, quindi, la risposta che verrebbe fornita attraverso il quadro temporaneo sugli aiuti di Stato di cui si discute mirerebbe a tutelare la leadership dell’UE nel settore della green economy, aumentandone la relativa resilienza nei confronti della concorrenza internazionale.
Le modifiche proposte dalla Commissione europea
Nel periodo pandemico, e anche in anni precedenti, il regime degli aiuti di Stato ha subito diverse modifiche, volte ad aumentare l’omogeneità e la flessibilità applicativa delle relative norme. In tale ottica, il progetto di proposta inviato dalla Commissione europea ai Paesi UE mira, nel dettaglio, a supportare la decarbonizzazione dell’industria e la produzione delle attrezzature necessarie per la transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette, nonché a stimolare gli investimenti volti a garantire una più rapida diffusione delle energie rinnovabili; il tutto, ovviamente, con l’intenzione di preservare pur sempre l’integrità del mercato unico e la parità di condizioni.
Entrando nel merito delle potenziali modifiche con riferimento alla quali gli Stati membri dell’UE vengono consultati, queste si concretizzano in quanto segue:
– ulteriore agevolazione della diffusione delle energie rinnovabili e della decarbonizzazione dell’industria, mediante la diffusione di tutte le fonti energetiche rinnovabili, la possibilità di incentivare gli investimenti volti a garantire una riduzione notevole delle emissioni, nonché attraverso la concessione di aiuti per le tecnologie meno mature, come l’idrogeno rinnovabile;
– sostegno agli investimenti nella produzione di attrezzature strategiche necessarie per la transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette, così da favorire il superamento della crisi energetica e la transizione verso un’economia a zero emissioni.
Nelle previsioni della Commissione europea, le nuove norme dovrebbero rimanere in vigore sino al 31 dicembre 2025, divenendo efficaci entro le prossime settimane. In tale prospettiva, spetterà agli Stati membri presentare apposite osservazioni sul progetto di proposta, nel tentativo di incrementarne la relativa efficacia ed efficienza.