Società

Animali o Super-animali? L’uomo è simile alle bestie e non lo ammette

L’uomo ha conosciuto diverse fasi di evoluzione e rivoluzione. E se si stesse semplicemente allontanando dalla natura con tutte le sue leggi e i suoi dettami fino ad oggi utili solo all’estinzione?


L’uomo rientra negli “animali sociali”, ossia quegli animali che vivono in assetto gruppale (branco, mandria, famiglia), come i lupi, i leoni o le scimmie. Gli studi di ricerca bibliografica di Noah Hariri, esposti nella sua trilogia, mettono in luce una teoria evoluzionistica progressista. Egli infatti mette insieme tutte quelle ricerche che dimostrano come Homo Sapiens sia esistito in contemporanea alle altre specie di Homo, sottomettendole fino all’estinzione per ottenere spazio e cibo per poter mantenere la specie. É vero che Homo Sapiens ha avuto la possibilità di esaltare le proprie abilità cognitive al fine di emanciparsi e allontanarsi dalla sua natura animale, ma è innegabile che ancora oggi gli istinti animali di Homo Sapiens prevalgano.

Cosa avverrebbe con l’evoluzione?

L’evoluzione animale o vegetale avviene nel momento in cui un individuo o un gruppo di individui, casualmente, faccia esperienza di nuove abilità che lo rendono più resiliente nel confronto con l’ambiente circostante. Se queste abilità vengono condivise dal maggior numero di membri della specie allora diventeranno nuove componenti del patrimonio genetico di quella specifica specie. 

L’uomo da sempre ha prevaricato sull’ambiente e sulle altre specie, esattamente come fanno gli animali che si contendono uno spazio di vita comune: mors tua vita mea. Nella storia dell’uomo, inoltre, si sono susseguite numerose rivoluzioni cognitive, ossia delle rivoluzioni epocali che hanno cambiato drasticamente il funzionamento della mente umana, come la rivoluzione agricola, la rivoluzione industriale, la rivoluzione tecnologica. 

La domanda fondamentale a cui risulta impossibile dare una risposta è riferita proprio a questo aspetto: quanto queste rivoluzioni cognitive sono frutto di processi prettamente naturali? Nello specifico, possiamo ancora oggi identificare l’essere umano come un animale naturale? E se non lo è, a che sfera bisogna riferirsi?

Siamo ancora parte della natura?

La storia, moderna e contemporanea, è ricca di avvenimenti che in natura non si possono ritrovare in nessuna altra specie, sia in positivo che in negativo. Guerre, olocausti, impegni umanitari di ogni genere. E in questa sfera dell’evoluzione umana rientrano i diritti umani, che insieme alle innovazioni tecnologiche hanno “allontanato” l’uomo dall’ambiente naturale. 

Ma in che modo questi diritti umani sconvolgono la vita quotidiana o influenzano le scelte dell’uomo? All’apparenza sembrerebbero solo dei dettami stampati su un foglio di carta a cui si fa riferimento in base agli umori politici e, per quanto nobile possa apparire il loro scopo, di fatto non impediscono guerre e omicidi efferati.

Omicidi e stermini sono ancora all’ordine del giorno, nell’indignazione generale ma anche nell’accettazione generale. Un esempio è l’attuale guerra in Ucraina, dove tutti, in nome dei diritti umani, sono schierati contro il conflitto ma, nel frattempo, in maniera non troppo celata, consegnano miliardi di euro in armi, munizioni e bombe che alimentano il conflitto. 

Questo potrebbe essere spiegato prendendo spunto dalla visione del biologo francese Jean Hamburger che ritiene i diritti umani “un costrutto lontano dalla natura umana” che invece è incline alla prevaricazione e alla sottomissione degli altri, anche dei propri simili.

Antonio Cassese analizza questa visione di Hamburger, la rafforza, ed afferma che se effettivamente i diritti umani sono quanto di più lontano dall’indice naturale dell’uomo, allora questi per poter apportare delle modifiche alle condizioni sociali della specie devono convivere insieme agli istinti umani per un lasso di tempo indefinitamente lungo. Così come la crisi climatica è figlia di piccole modifiche del contesto naturale che perdurano da secoli, allo stesso modo i diritti umani influenzano lentamente, pezzo per pezzo, la vita dell’uomo.

Cinicamente, bisogna, allora, accettare la condizione biologica dell’uomo e far prevaricare quella a discapito di un quieto vivere? Può essere, questa, considerata come un meccanismo di difesa contro il sovrappopolamento? D’altronde, bisogna accettare il fatto che nell’ultimo secolo la popolazione mondiale terrestre è più che triplicata con un conseguente risultato negativo per quanto riguarda gli spazi e le risorse.

L’uomo è Dio

La risposta di Harari è il paragone dell’uomo a Dio. Effettivamente, tutte le parabole religiose paragonano gli uomini a Dio, per immagine, con conseguenza del fatto che Dio è l’uomo stesso, in grado di modificare i contesti naturali, le relazioni sociali, oltre che essere fautore del suo stesso destino.
Avere consapevolezza riguardo la natura umana e la sua degenerazione potrebbe essere un monito per cambiare le proprie scelte, per cambiare le scelte di una società intera e indirizzarla verso una sopravvivenza alternativa, che possa permettere la coesistenza di uomo e natura. É possibile, per l’uomo, scendere dall’Olimpo degli dei e mischiarsi alle bestie per la salvaguardia dell’equilibrio cosmico oggi drammaticamente compromesso?