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La Shoah senza retorica: il Giorno della Memoria diventi “delle memorie”

Il Giorno della Memoria dovrebbe essere un’occasione per educare le persone a un patrimonio condiviso di ricordi dolorosi capaci di avere un peso sulle scelte future.


Oggi 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, una commemorazione istituita come giornata per allenare l’umanità contro l’indifferenza. Nonostante l’importanza di averla segnata sui nostri calendari è necessario sottolineare come, alla luce dei nuovi avvenimenti storici, sia necessario adesso svuotarla di tutti gli elementi retorici e riempirla di un ricordo capace di essere inclusivo e capace di creare consapevolezza su tutto ciò che nel passato l’uomo è riuscito a concepire per evitare davvero che si continuino a fare errori. 

Il Giorno della Memoria dovrebbe essere un’occasione per educare le persone a un patrimonio condiviso di ricordi dolorosi capaci di avere un peso sulle scelte future. Se ancora oggi la gente continua a morire per il colore diverso della pelle o per essere nata nel lato sbagliato del mondo significa che un 27 gennaio all’anno non è bastato.

Giallo per gli ebrei, rosso per i deportati politici, rosa per gli omosessuali, marrone per i rom e i sinti. Quei colori, che li differenziavano, univano l’essere umano sotto gli stessi medesimi orrori e terrori.

«[…] Il problema della memoria pone molte urgenze, fra cui questa che è di certo la più immediata: o la memoria diventa strumento reale, bisogno prioritario, patrimonio condiviso delle generazioni future, oppure rischia di trasformarsi in vuota celebrazione e quindi di perdere forza, peso specifico, importanza», come ci ricorda Moni Ovadia in un’intervista di Dario Ricci (“Articolo 33”, n. 1/2009).

Ormai sempre più frequentemente si assiste alla scena del politico di turno che, indossato il tradizionale copricapo ebraico, va a far visita a un lager o al Yad Vashem di Gerusalemme e mette in mostra tutta la sua costernazione per l’immane tragedia vissuta dal popolo ebraico. Poi, una volta tornato in patria, non esita a prendere misure vessatorie nei confronti delle minoranze – si tratti di rom o appartenenti alla comunità LGBT – o ad avere un atteggiamento repressivo nei confronti dei migranti. Guai a noi se questa diventasse un’abitudine.

Uno dei principali pericoli che Moni Ovadia ha spesso sollevato in molteplici interviste è che vi è una diffusa tendenza a rendere la memoria della Shoah legata solo ed esclusivamente agli ebrei, isrealizzando e dimenticando il vero valore di questa Giornata. È chiaro che Israele ha un ruolo decisivo nella memoria dello sterminio, ma non è l’unica parte lesa, perché quella tragedia è una memoria universale e condivisa. 

Il Giorno della Memoria è, e dovrebbe essere, il Giorno delle Memorie: degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, e di tutte le minoranze sterminate. Nei lager nazisti sono morti tra gli 11 e i 13 milioni di persone. Di questi, 6 milioni sono ebrei. Ma 500 mila erano rom e sinti, 3 milioni erano slavi e poi omosessuali, antifascisti, testimoni di Geova.

Non bisogna mai fare l’errore di rompere il nesso tra la tragedia e responsabilità dell’uomo nei confronti dell’umanità in quanto tale. Durante la Seconda guerra mondiale l’uomo ha toccato l’apice del terrore, ma non è stata purtroppo l’unica espressione di crudeltà e ferocia.

«Il 27 gennaio sta diventando il giorno della falsa coscienza della retorica. Il limite principale, e il grande equivoco è di non aver capito, prima di tutto, che questa giornata non è stata istituita solo per gli ebrei. Il Giorno della Memoria doveva essere importante per una riflessione comune sull’Europa, sulle ragioni dello sterminio. Parliamo della Germania ma magari ci dimentichiamo dei genocidi commessi dai fascisti italiani in Africa o della pulizia etnica nei paesi dell’ex Jugoslavia. La memoria ebraica non serve agli ebrei che lo sanno già ma dovrebbe essere un paradigma, un immenso edificio della memoria che possa servire anche agli altri» ribadisce ogni anno Moni Ovadia.

Bisognerebbe dare voce a tutti i genocidi perpetrati nella storia come, ad esempio, il genocidio dei Tootsie, durante il quale il mondo intero ha mostrato indifferenza; i campi della morte in Cambogia; e, ovviamente, i gulag staliniani per i quali nessuno ha istituito una Giornata della memoria.

Se tutto questo non viene mai fatto emergere, se il Giorno della Memoria non ha lo scopo di edificare un mondo di pace, di uguaglianza, di giustizia sociale, allora è pura retorica.

Ogni volta che la memoria viene isolata dal contesto attuale, ne diminuiamo la portata e il valore. Per questo è importante far sì che il Giorno della Memoria divenga un giorno di riflessione capace di non lasciare l’uomo indifferente a tutto ciò che ancora oggi purtroppo l’essere umano continua a concepire. 

Se, ancora oggi, accendendo il telegiornale vediamo immagini di guerra e vediamo lesi i diritti umani, anche solo in una piccola parte del mondo significa davvero che il Giorno della Memoria non basta a fermare le atrocità dell’uomo.


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