asean-cina

ASEAN, la potenza in ascesa nell’Indopacifico

Il blocco dei dieci Paesi dell’Indopacifico che fanno parte dell’ASEAN potrebbe diventare la quarta potenza mondiale dopo USA, Cina e UE entro il 2030.


Si parla spesso di secolo asiatico, che nel giro di poco tempo è diventato il secolo cinese. Il binomio Asia-Cina tende però a distogliere l’attenzione da quella che potremmo definire “l’altra Asia”, ovvero le nazioni dell’area dell’Indopacifico. Se la terra del Dragone è considerata la potenza economica e politica della regione, nell’area dell’Indopacifico vi sono altri protagonisti come Indonesia, Vietnam, Malesia, Thailandia che si apprestano ad assumere un ruolo di maggiore rilievo nello scenario globale. Infatti, il blocco dei dieci Paesi che fanno parte dell’ASEAN (Association of South East Asian Nations) potrebbe diventare la quarta potenza mondiale dopo USA, Cina e UE entro il 2030.

L’organizzazione nacque l’8 agosto 1967, nel contesto storico del secondo dopoguerra in cui la riconciliazione e la collaborazione tra popoli erano attivamente ricercate in tutto il mondo.

I ministri dei cinque Paesi fondatori – Indonesia, Singapore, Filippine, Malesia e Thailandia – mettendo fine alle rivalità passate, firmarono un documento noto come “ASEAN Declaration”, ponendosi diversi obiettivi tra i quali la cooperazione in diversi settori – economico, sociale, culturale, tecnico, educativo – e la promozione di pace e stabilità regionale attraverso il rispetto costante dello stato di diritto e dei principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite. 

Inoltre, l’ASEAN si è mostrato pronto ad accogliere tutti i Paesi del sud-est asiatico che volessero entrare a far parte dell’organizzazione. Il Sultanato del Brunei entrò a far parte dell’organizzazione il 7 gennaio 1984, qualche giorno dopo aver ottenuto la sua indipendenza. Solo dopo 11 anni si aggiunsero Paesi come Vietnam (1995), Laos e Birmania (1997) e, in seguito alla stabilizzazione del suo governo, anche la Cambogia entrò a far parte dell’organizzazione nel 1999. Inoltre, nel 1976 fu stipulato il Trattato di amicizia e cooperazione nel sud-est asiatico e nel 1995 il Trattato sulla free-zone dalle armi nucleari nel sud-est asiatico.

L’organizzazione è guidata da un Segretario Generale, che cambia ogni cinque anni, da cui dipendono quattro dipartimenti, ognuno dei quali svolge dei compiti ben definiti:

– ASEAN Political-Security Community (APSC);
– ASEAN Economic Community (AEC);
– ASEAN Socio-Cultural Community (ASCC);
– Community & Corporate Affairs (CCA).

L’ASEAN si compone anche dei Segretariati nazionali, di un Comitato rappresentativo permanente, di un Consiglio di coordinamento e di un Consiglio della comunità. 

asean bandiera

La gestione quotidiana dell’organizzazione è affidata al Comitato permanente e comprende il Ministro degli esteri della presidenza e gli ambasciatori dei Paesi membri dell’ASEAN. La presidenza cambia ogni anno, seguendo l’ordine alfabetico in lingua inglese dei Paesi membri. 

Lorenzo Lamperti, giornalista responsabile della sezione “Esteri” di Affaritaliani e specialista in affari asiatici, fornisce in questo articolo un quadro generale su quale sia la realtà dei diversi Paesi del sud-est asiatico.

L’Indonesia è l’unico Paese della regione a far parte del G20, ospita nella sua capitale la sede dell’ASEAN ed è la principale economia del blocco. A partire dal 1999 l’Indonesia ha iniziato la sua scalata verso la democrazia. È una terra ricca di materie prime come il nichel, importante nel settore tecnologico, e di energia fossile come il carbone.

Se da un lato troviamo l’Indonesia come centro economico dell’organizzazione, dall’altro abbiamo Singapore, centro finanziario dell’ASEAN e in generale del sud-est asiatico: Singapore è il quarto centro di cambio più grande al mondo e detiene elevate capacità di finanziamento in dollari. A seguito della “normalizzazione” di Hong Kong, con cui si contende la nomina di primo centro finanziario, il flusso di investimenti e depositi bancari è cresciuto.

Il Vietnam, grazie ai programmi del Doi Moi avviati nel 1986, ha vissuto il passaggio da una pianificazione centralizzata a un’economia di mercato di orientamento socialista. Nel 2007 è entrato a far parte dell’Organizzazione mondiale per il commercio. È il Paese che più degli altri difende le sue rivendicazioni nel mar cinese meridionale dal punto di vista politico.

A tal proposito, nel 2020 ha ricoperto il ruolo di presidenza dell’ASEAN e questo ha portato alla creazione del primo documento regionale congiunto volto a mantenere gli scambi commerciali dei beni essenziali durante la pandemia (“Hanoi Plan of Action on Strengthening ASEAN Economic Cooperation and Supply Chain Connectivity in Response to the COVID-19 Pandemic“). Negli ultimi anni, il Vietnam sta inoltre intensificando le sue relazioni con Paesi come Giappone, India, Australia, Corea del Sud e anche con l’Unione Europea. 

Paese chiave nella zona dell’Indopacifico sono le Filippine. Storico alleato degli USA, con l’arrivo dell’ex Presidente Rodrigo Duterte il posizionamento geopolitico del paese è cambiato, con un avvicinamento verso Pechino. Il presidente degli USA Joe Biden sembrava aver calmato le acque ma l’elezione del nuovo presidente Ferdinand Marcos Jr. sembra far sorgere nuovi dubbi circa gli allineamenti futuri. Sul fronte interno invece rimangono attivi diversi gruppi armati legati all’integralismo islamico mentre continua la guerra alla droga, avviata durante la presidenza di Duterte.

La Thailandia è l’unico Paese a non essere mai stato colonizzato e conquistato da Stati stranieri. Monarchia costituzionale a regime parlamentare, ha avviato la sua transizione verso la democrazia. Negli ultimi anni la Thailandia ha assistito allo svolgersi di proteste di attivisti pro-democrazia che richiedevano l’introduzione di riforme elettorali, sociali e costituzionali. Il turismo è una delle maggiori risorse del Paese, che punta al rilancio dopo due anni segnati dalla pandemia.

Se da un lato è caratterizzata da una forte instabilità politica che ha portato a diverse crisi di governo, dall’altro la Malesia è considerata un punto strategico per lo stretto di Malacca da cui passa un enorme quantità di merci. Questo potrebbe essere un possibile flashpoint in caso di escalation tra Cina e USA. Inoltre, il Paese si appresta a diventare un hub digitale regionale.

Last but not least, la Cambogia – che quest’anno ricopre il ruolo di presidenza dell’organizzazione ASEAN – gode di ottimi rapporti con la Cina ma ultimamente si trova in contrasto con gli USA che sospettano l’uso, da parte delle navi cinesi, della base cambogiana di Ream. Allo stesso tempo la Cambogia sta vivendo un importante sviluppo del settore manifatturiero.

L’arrivo del Covid-19, i vari lockdown e i milioni di contagi hanno rallentato lo sviluppo dei paesi dell’ASEAN. Le tre più grandi economie del Sud-Est asiatico – Filippine, Thailandia e Indonesia – hanno attuato delle misure molto restrittive per contrastare le ondate di contagi, riportando una diminuzione del PIL. 

Caso eccezionale quello del Vietnam che ha adottato una strategia di contenimento Covid-19 diversa rispetto a tutto il mondo. Attraverso il suo rapido processo decisionale, l’implementazione di messaggi sulla salute pubblica e la tracciabilità dei contagi, il governo vietnamita ha saputo tenere sotto controllo i tassi di trasmissione del virus.

Il tutto, però, non è stato esente da critiche, poiché non tutta la popolazione ha potuto usufruire degli aiuti offerti dallo stato, facendo affidamento su misure assistenziali di altra natura. Il governo ha destinato 62 trilioni di dong vietnamiti per fare fronte all’emergenza ma questo non è stato sufficiente dato che gran parte dei destinatari non era fornita di documentazione legale o lavora nel settore informale.  

Per far fronte alle varie difficoltà che la pandemia ha creato nel 2020 i leader regionali hanno comunicato le Procedure Operative Standard per le Emergenze di Sanità Pubblica e l’istituzione del Covid-19 ASEAN Response Fund per far fronte alle difficoltà di breve e lungo periodo sorte a causa della pandemia nei Paesi dell’ASEAN. Inoltre, è stato introdotto l’ASEAN Regional Reserve of Medical Supplies per la mobilitazione e la distribuzione di attrezzature mediche fondamentali, e l’ASEAN Comprehensive Recovery Framework che dovrebbe fornire una vera e propria exit strategy regionale dalla crisi della pandemia, come scrive Alessia Mosca, Segretario generale dell’Associazione Italia-ASEAN, in questo articolo per ISPI

Le difficoltà dovute alla pandemia hanno dunque spinto l’organizzazione ad una maggiore collaborazione per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento e per assicurare la circolazione di beni essenziali. Questo ha portato i 10 Paesi dell’ASEAN – congiuntamente a Cina, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda – a istituire la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), la più grande area di libero scambio al mondo, entrata in vigore il primo gennaio 2022, che darà una spinta alle imprese per la ripartenza post-pandemia.

Anche l’Italia dal 2020 è stata riconosciuta come Partner di sviluppo per l’ASEAN, al seguito di Germania e Francia. Durante l’incontro ASEAN-Italy Development Partnership Committee (AI-DPC), avvenuto online lo scorso aprile 2021, il Bel Paese ha manifestato la sua intenzione di donare 2,5 milioni di euro al Fondo ASEAN per far fronte alle difficoltà del Covid-19. Allo stesso tempo i due partner intendono individuare aree di interesse comune per portare avanti una collaborazione per i prossimi cinque anni.  

Dunque, è evidente come l’area dell’Indopacifico stia vivendo un intenso sviluppo e stia diventando un polo di attrazione per scambi commerciali, interazioni economiche demografiche e sfide in termini di sicurezza. Non mancano ovviamente le tensioni create dalla contesa USA-Cina che non hanno portato i Paesi dell’area a seguire la logica “nemico o amico” ma hanno cercato di mantenere un’apertura nei confronti di tutti gli attori politici in campo, riportando notevoli risultati.

Per concludere, se da un lato il multilateralismo sembra avere subito una battuta d’arresto – considerando per esempio gli eventi della guerra in Ucraina – il caso dell’ASEAN dimostra come questo approccio possa dare ancora i suoi frutti.


... ...