Facciamo un po’ di chiarezza sulla storia dell’aborto

Come è cambiata la considerazione di questo evento nel corso del tempo? Cosa si sa e cosa si racconta (anche male) dell’aborto nella storia?


Dopo cinquant’anni lo scorso mese la Corte Suprema statunitense ha abolito la storica sentenza Roe v. Wade che garantiva il diritto all’aborto. Fino a quel momento negli Stati Uniti l’aborto era disciplinato da ciascuno Stato con una legge propria: il risultato inevitabile era che in trenta stati risultava proibito mentre nei restanti era concesso (e solo a determinate condizioni).

Ebbene, solo pochi giorni fa siamo tornati indietro di mezzo secolo, con una maggioranza di 6 contro 3 nel caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization: i giudici della Corte Suprema hanno rimesso in discussione la legge dello Stato del Mississippi che invece proibiva l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane, compiendo un passo storico in senso restrittivo sull’aborto. Ora gli Stati americani hanno nuovamente libera autonomia, possono introdurre divieti o restrizioni all’aborto. In Texas e Missouri, ad esempio, è già tutto deciso: l’aborto è illegale

aborto roe wade

Torna quindi attuale l’annoso tema sulla libertà delle donne di poter decidere per il proprio corpo, ed entrambi i movimenti (pro e contro l’aborto) ricorrono alla storia per legittimare le proprie posizioni.

Cosa ci dice la storia?

Rispondere a questo interrogativo non è semplice, le fonti a riguardo sono poche e risultano spesso contraddittorie. Di certo l’aborto è sempre esistito: fin dall’antichità le donne hanno deciso di ricorrere a questa pratica per interrompere la loro gravidanza. 

Le fonti ci raccontano di vari sistemi impiegati, sia chirurgici, sia tramite l’assunzione di alcuni veleni. Un esempio era l’assunzione del silfio, pianta oggi estinta, ma che diversi secoli fa era impiegata per numerose pratiche mediche. Veniva assunta sotto forma di decotto ed era una vera e propria ricchezza: diffusa nelle zone del Nord Africa, era una delle spezie più richieste sul mercato. Il suo sfruttamento intensivo, purtroppo, ne determinò l’estinzione.

aborto storia
il re Arcesilao della Cirenaica sovrintende al confezionamento del silfio (580-550 a.C)

Sembrerebbe inoltre che, in particolare prima dell’avvento del cristianesimo, fossero già in uso pratiche contraccettive. Diverse tesi, messe in discussione, ci parlano addirittura di un infanticidio autorizzato nell’Antica Grecia. Come già anticipato in precedenza le fonti antiche sono spesso contraddittorie e alcune domande non troveranno potenzialmente mai risposta.

Purtroppo questa mancata documentazione causa inevitabilmente una valanga di fake news, come abbiamo testimoniato diverse volte. Con l’avvento dei social il fenomeno si è notevolmente esteso, tutti ormai possono parlare di qualsiasi argomento, a volte senza possedere nessuna conoscenza in merito.

Attraverso la pagina Instagram di divulgazione culturale “pillole di storia” abbiamo scoperto che, sul noto social TikTok, sembra girare la notizia secondo cui i Greci e i Romani fossero pro-aborto. La protagonista del video in questione asserisce che in «qualsiasi libro di storia greco romana» si trovano informazioni in merito: niente di più falso. Il tema infatti è parecchio complesso.

Questione di vita ma anche di diritti maschili

Il famoso giuramento di Ippocrate contiene, nella sua versione greca, un paragrafo che vieta la pratica dell’aborto anche attraverso la somministrazione di sostanze che lo causino. Considerando sempre le varie contraddizioni storiche sappiamo che in altri testi ippocratici vengono consigliati metodi per abortire e che diversi studiosi sostengono che ci fosse una visione favorevole all’aborto, altri invece affermano il contrario.

Nell’antica Roma la questione si spostava su quando il feto potesse essere considerato “vivo”: secondo i giuristi un corpo era considerato vivo solo dopo l’effettiva nascita. Il feto era visto come spes animantis, cioè la speranza di una vita umana. La legge romana si concentra piuttosto sul diritto del padre di vedere nascere il discendente. Abortire non rappresentava un problema morale bensì le donne che abortivano, decidendo autonomamente, defraudavano il marito di un diritto inalienabile: controllare la donna e controllare la propria discendenza.

L’aborto era quindi vietato solo alla donne sposate: di conseguenza furono introdotte diverse sanzioni volte al controllo della gravidanza. Le fonti parlano del caso di una donna che, dopo il divorzio, decise di abortire per non dare al marito un figlio. Il problema fu sottoposto all’imperatore e venne risolto con l’esilio della donna. Questa fu la prima sanzione pubblica attuata per l’interruzione della gravidanza. Questa disposizione non voleva condannare la soppressione di una vita: la colpa era la “violazione del diritto maschile”.

Con l’avvento del cristianesimo la questione in merito a quando l’essere umano poteva essere considerato vivo, tenne ancora banco per diverso tempo: solo nel 1869  Papa Pio IX stabilì che il feto era da considerarsi possessore di anima fin dal concepimento.

Questione aborto, fake news a parte

In conclusione la questione dell’aborto è sempre più attuale e muove da sempre le coscienze senza però trovare una soluzione definitiva. È giusto analizzare la storia, ma è errato definire un periodo storico antico come un momento di profonda “avanguardia” perché così non era, così come risulta infondata l’idea che nell’antichità il bigottismo fosse dilagante. Ricordiamo sempre che le leggi restrittive sull’aborto non ne garantiscono la fine, segnano però la fine degli aborti sicuri e legali. Una lettura consigliata: Dammi mille baci: veri uomini e vere donne nell’antica Roma di Eva Cantarella (Feltrinelli, p. 119, 2010)

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