Accordi per il gas, l’Italia e il “Tour del gas” africano

Nelle ultime settimane, il Governo italiano ha avviato il “Tour del gas” africano per ridurre la stretta dipendenza energetica dalla Russia. Cosa prevede?


Il conflitto in Ucraina, scoppiato lo scorso febbraio, ha generato degli effetti nel contesto dell’Unione Europea (UE), comportando la necessità di un intervento a livello politico. Per quello che concerne l’analisi contenuta nel presente articolo, tra le conseguenze prodotte dal fenomeno sopra indicato rientra il paventato blocco delle importazioni di gas naturale dalla Russia all’Italia; circostanza, questa, che ha richiesto la definizione di una soluzione, al fine di sopperire a tale scelta posta in essere dal Presidente russo Vladimir Putin.

La necessità di agire dipende dal notevole utilizzo di gas realizzato dall’Italia per la produzione di energia (circa il 42 per cento nel 2020), in alta percentuale importato proprio dalla Russia, cui si sono affiancati negli anni passati l’Algeria (il 31 per cento delle importazioni nel 2021), il Qatar (9 per cento), l’Azerbaigian (10 per cento) e la Libia (4 per cento). In quest’ottica, il Governo italiano ha avviato, nelle scorse settimane, una serie di negoziati con alcuni Stati africani, stipulando determinati accordi per aumentare le forniture di gas.

Nello specifico, la strategia adottata dall’esecutivo guidato da Mario Draghi – denominata “Tour del gas” – si pone quale obiettivo di acquistare dai Paesi africani almeno la metà dei 29 miliardi di metri cubi di gas reperiti l’anno scorso dalla Russia, così come di favorire lo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia e di aumentare la produzione nazionale di gas. In tale prospettiva, il Governo italiano ha stipulato accordi con l’Algeria, l’Angola, la Repubblica del Congo, il Mozambico e l’Egitto, supportato nelle trattative dall’assistenza tecnica dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), la più grande azienda che si occupa di energia in Italia.

Per quanto riguarda le intese con l’Algeria, il Governo Draghi ha ottenuto l’aumento della fornitura di gas dal Paese africano, prevedendo sin da subito l’erogazione di 3 miliardi di metri cubi in più subito, altri 6 nel 2023, sino ad arrivare a 9 miliardi. Come precisato dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio: «oggi in Algeria ho firmato con il mio omologo Lamamra l’accordo che ci permetterà di aumentare la cooperazione tra i nostri Paesi e le forniture di gas per l’Italia. Continuiamo a lavorare senza sosta per la sicurezza energetica del nostro Paese».

Si tratta del primo passo verso una maggiore protezione dei cittadini e delle imprese dal conflitto ucraino; una risposta significativa con cui l’esecutivo italiano intende, come precisato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, «accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione».



Con specifico riguardo all’Angola, è dello scorso 21 aprile la notizia che il Governo italiano ha siglato una dichiarazione di intenti con l’esecutivo di Luanda che porterà circa un miliardo di metri cubi di gas naturale liquefatto (GNL), sebbene sussistano ancora dei dubbi sui tempi con i quali quanto pattuito verrà reso operativo. Ciò si aggiunge alla costante presenza sul territorio del Paese africano dell’ENI, la quale ha prodotto 33 milioni di barili di petrolio e 600 milioni di metri cubi di gas naturale solo nel 2020, nonché scoperto e perforato un nuovo deposito e avviato la produzione nei campi di Cuica e Cabaça North.

Sul fronte della Repubblica del Congo, l’accordo raggiunto dai Ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani (Ministro della transizione ecologica) prevede, come precisato da ENI, «l’accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (GNL) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno)».

Come per il caso dell’Angola, anche in territorio congolese la società energetica italiana ha affermato la propria presenza, sottoscrivendo partecipazioni maggioritarie in alcuni dei giacimenti più importanti del Paese – come quelli di Nené Marine e Litchendjili (65 per cento), Zatchi (55 per cento), Ikalou (100 per cento) e M’Boundi (82 per cento) – ed estraendo, nel periodo 2020, 18 milioni di barili di petrolio e 1,4 miliardi di metri cubi di gas.

L’iniziativa del Governo Draghi trova il supporto anche della Commissione europea, soprattutto in termini di aumento degli stoccaggi di gas che vengono fatti in estate: con riferimento a questi ultimi, l’esecutivo comunitario starebbe pianificando l’introduzione di una normativa che obblighi gli Stati membri a riempire i siti di stoccaggio (in Italia ce ne sono 13) almeno al 90 per cento della capacità entro il primo ottobre di ogni anno.

In conclusione, procedendo sulla base della strategia “Tour del gas” in Africa, l’Italia potrebbe ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia in 24 o 30 mesi, secondo quanto previsto dal Ministro Cingolani, con l’obiettivo di rimpiazzare il 50 per cento dell’energia fornita da Mosca entro il 2023. Se, da un lato, il conflitto in Ucraina può costituire un cambio di rotta per il nostro Paese, incrementando la cooperazione con gli Stati extra-UE e il proprio peso geopolitico, dall’altro le differenti strategie adottate per far fronte alle sfide richiedono di porre al centro la tutela dei cittadini e delle imprese.