La libertà di stampa: un diritto minacciato
Secondo il World Press Freedom Index 2022, la libertà di stampa nel mondo è oggi sempre più minacciata.
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure […]». Così recita l’articolo 21 della Costituzione Italiana, ai commi 1 e 2, dove la libertà di stampa è cristallizzata come uno dei cardini della nostra Repubblica.
Eppure, l’Italia si trova oggi al 58° posto nell’ultimo report di Reporter Senza Frontiere (RSF), l’organizzazione non governativa che ogni anno pubblica il World Press Freedom Index, la classifica sulla libertà di stampa nel mondo. Il World Press Freedom Index è stato pubblicato pochi giorni fa, il 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa.
Una retrocessione per l’Italia di ben 17 punti rispetto ai due anni precedenti. Molti giornalisti hanno ammesso l’autocensura: «i giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata». Così si legge nelle interviste rilasciate dai cronisti che compongono il report.
Un altro fattore che incide sulla retrocessione dell’Italia è sicuramente la mancanza di un’adeguata copertura legislativa che salvaguardi il mondo giornalistico. Tanti giornalisti, in Italia come in Francia, Germania e molti altri Paesi, hanno dovuto affrontare aggressioni fisiche e verbali, specie nel periodo della pandemia. Infine, anche la precarietà economica mina il giornalismo e la sua autonomia; molti media, ad esempio, risultano dipendenti dagli introiti pubblicitari e dai sussidi statali.
In un contesto che vede restringersi sempre più le ‘zone bianche’ della libertà di stampa – quelle dove il giornalismo gode ancora di un ampio margine di autonomia – il 73% dei 180 Paesi valutati da Reporter Senza Frontiere è caratterizzato da situazioni ritenute ‘gravissime’, difficili o problematiche.
Nel 2021, secondo lo stesso report, il numero di territori dipinti in nero, rosso o arancione (ovvero le zone piu critiche) sulla mappa del mondo rimane stabile rispetto all’anno scorso; solo 12 Paesi su 180, ovvero il 7%, contro l’8% del 2020, mostrano una buona situazione; una ‘zona bianca’ che «non è mai stata così ristretta dal 2013».
Ad aggravare la situazione, oggi, la pandemia e la guerra in Ucraina; più in generale si nota un deterioramento all’accesso alle informazioni da un lato, e un aumento della copertura di notizie dall’altro. Vediamo dunque nel dettaglio la situazione internazionale.
Europa
Al vertice della lista ancora una volta, per il quinto anno consecutivo, troviamo la Norvegia, seguita da Finlandia, Svezia e Danimarca. I Paesi nordici, tutti presenti nella top ten dell’Index, risultano quindi i più virtuosi. L’Europa rimane la zona con meno restrizioni; tuttavia anche qui possiamo assistere a situazioni sempre più in contrasto con la libera espressione.
Secondo un report del Consiglio d’Europa del 2019 “Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa” si registrano oltre 140 gravi violazioni della libertà dei media, in 32 Stati membri del Consiglio d’Europa. Secondo il report si sono registrati diversi attacchi alla sicurezza dei giornalisti, molti gli abusi verbali e le minacce all’integrità fisica.
Oggi la situazione peggiore si riscontra nell’Est Europa dove la Polonia, l’Ungheria e l’Albania presentano situazioni critiche. In coda alla lista Europea la Grecia che scivola al 108° posto del World Press Freedom Index.
America
Dall’altra parte dell’Atlantico, Giamaica e Costarica si confermano tra i primi Paesi dell’Index (rispettivamente 8° e 12° posto). Ancora indietro gli Stati Uniti: dopo i duri colpi alla libertà di stampa durante il mandato di Trump, vediamo oggi la volontà del presidente Biden di ripristinare un modello di libertà di espressione, fondato su regolari riunioni con la stampa della Casa Bianca e delle agenzie federali. Nonostante gli sforzi, permangono i notevoli problemi politico-economici e si nota soltanto un lieve miglioramento (dal 44° al 42° posto dell’Index).
In zona rossa si trova invece il Brasile (110° posto), «dove il presidente Bolsonaro ha fatto del dileggio ai giornalisti il suo tratto distintivo».
Africa
Anche nel continente africano la situazione è abbastanza critica. Sudafrica, Burkina Faso, Costa d’Avorio e Sierra Leone sono i Paesi dove la libertà di stampa è maggiormente rispettata; Eritrea ed Egitto i Paesi dove invece risulta più fortemente minacciata.
Particolare risulta la situazione in Tunisia che ha perso nel 2022 ben 21 posizioni, scivolando al 94° posto dell’Index. Proprio in Tunisia pochi giorni fa c’è stata una protesta dei giornalisti contro la crescente repressione e intimidazione attuata dal governo. La manifestazione è stata guidata dal SNT, il sindacato nazionale dei giornalisti, che ha condannato i tentativi delle autorità di “addomesticare” i media e ha sottolineato come l’intimidazione stia diventando la normalità nel Paese.
Asia
In generale RSF ha riscontrato un forte peggioramento della libertà di stampa in quasi tutto il continente asiatico, classificato in una situazione “molto grave”. La Cina è al 175° posto della classifica, confermandosi come un regime sempre più repressivo, la Corea del Nord è l’ultima della classifica insieme a Iran e Myanmar. In Cina, in particolare, la situazione si è aggravata durante la pandemia che ha portato il regime ad attuare un isolamento informativo del Paese.
Sorvegliata speciale è invece oggi la Russia (155°posto). Qui la situazione della libertà di stampa è peggiorata dopo la guerra con Kiev. Diversi giornalisti indipendenti sono stati arrestati; molti hanno dovuto lasciare il Paese dove è sempre più forte la propaganda del regime e la repressioni delle voci dissidenti. Vige il divieto di pronunciare la parola guerra e di pubblicare indagini indipendenti pena il rischio di essere arrestati. I media indipendenti russi sono stati costretti a chiudere, tra cui Novaya Gazeta, diretta da Dmitry Muratov, Nobel per la Pace.
La libertà di stampa è uno dei diritti fondamentali che ogni Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini. Le guerre, il terrorismo, le minacce che incombono sulla stabilità e le catastrofi naturali sono tutti fattori che incidono enormemente sull’accesso all’informazione e sul lavoro dei giornalisti. Ma cosa significa oggi libertà di stampa? Come parlare di libertà di stampa in un clima globale di menzogna e repressione?
I dati che ci provengono dal mondo parlano di 25 giornalisti e 2 operatori dei media uccisi nel 2022; sono incarcerati, inoltre, 461 giornalisti e 19 operatori dei media.
In un tale contesto la sfida è proprio quella di garantire la massima tutela per il mondo giornalistico e la contempo di cooperare per il raggiungimento di un pluralismo di opinioni e di una piena libertà di espressione svincolata da censure e da condizionamenti politici ed economici che possa garantire ai cittadini una reale conoscenza dei fatti, un libero accesso alle informazioni e una informazione quanto più possibile vicina alla verità.
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Saida Massoussi