Da una guerra all’altra, la serenità perduta per quel “fattore X”

La crisi pandemica, capace di alterazioni sociali a tutti i livelli, subisce una nuova ondata di incertezza provocata dalla guerra in Ucraina. Senza tregua, lo scudo che ogni persona si è costruita intorno per poter andare avanti rischia di crollare.


Era stato detto a più riprese, annunciato in pompa magna come grido di speranza e di rinascita: “l’estate del 2022 sarà quella che ci porterà fuori dalla pandemia, quella della crescita economica, del nuovo boom e della transizione ecologica”. 

E invece la storia è sempre imprevedibile, esiste sempre il fattore X capace di far saltare ogni previsione, un’espressione utilizzata per la prima volta da Lev Tolstoj in Guerra e Pace in cui l’epilogo dello scontro tra l’esercito di Napoleone e quello russo viene determinato proprio da quel fattore X, un’incognita, un valore sconosciuto e cruciale.

Molti esperti dicono sia stato un evento inaspettato, fuori da ogni logica, i fatti raccontano un’altra storia. Ecco che il 24 febbraio, alle prime luci dell’alba, vengono oltrepassati i confini ucraini in quelle zone rivendicate dal presidente russo Vladimir Putin. Da quel giorno è un costante susseguirsi di immagini strazianti, di richieste di aiuto e di scontri a fuoco sul luogo. 

Un climax crescente di preoccupazioni, una crisi nucleare minacciata che sembra, però, imminente, un “nemico” di cui non si possono prevedere le mosse, l’aumento dei prezzi di gas, benzina e materie prime e la crisi economica che travolge gli stati europei come un’onda.

Guerre dentro le guerre

In un substrato emotivo fortemente colpito dalla crisi pandemica che ha portato con sé alterazioni sociali a tutti i livelli, aumento della povertà, della violenza, quest’onda di incertezza, apparentemente improvvisa, provocata dalla guerra in Ucraina, rischia di far sgretolare lo scudo che ogni persona si è costruita intorno per poter andare avanti.

È stato detto a più riprese ed è stato supportato anche dall’Italia con delle manovre economiche a supporto della salute mentale (tamponi, in realtà, ma pur sempre passi in avanti) che la psiche, oggi più che mai, deve essere tutelata. È la base del benessere, anche di quello fisico.

Questa società è “in guerra” praticamente da sempre. Nell’ultimo mezzo secolo le guerre sono state un po’ più distanti dai confini dell’Occidente e gli strumenti tecnologici presenti non hanno permesso di conoscerle davvero. Le guerre lontane come il Vietnam, l’Afghanistan, il Kuwait, inoltre, sono avvenute in un periodo di benessere economico generalizzato della nostra società. Oggi, invece, questo benessere non è più solido e diffuso come un tempo, le classi sociali si stanno spaccando sempre di più e chi è ricco continuerà a essere sempre più ricco a discapito delle classi meno abbienti che continueranno a impoverirsi sempre di più.

In questo contesto i fattori in gioco sono tanti: non è solo il covid, non è solo la guerra, è come un butterfly effect – «il battito d’ali di una farfalla in Brasile, può provocare un uragano in Texas» (E. Lorenz, 1972). Nel mondo globalizzato le scelte di singoli individui ricadono su intere società distanti da lui.

Ci si ritrova oggi, da un lato, a essere preoccupati per una patologia ancora sconosciuta, ancora forte e che si ripresenta periodicamente a ondate; dall’altro lato, le bombe, i bambini che muoiono, gli ultimi abbandonati, da un altro punto di vista ancora l’impotenza e la rabbia, mista all’incomprensione; perché tanto disposti ad aiutare il fratello del paese vicino, ad accoglierlo e ad abbracciarlo ma non tanto disposti allo stesso modo con il fratello lontano, magari di un altro colore della pelle?

Quando arriverà la tregua?

Forse non tutti hanno la sensibilità di approfondire una determinata questione, un determinato tema sociale, magari molti ignorano cosa stia succedendo al di fuori del proprio quartiere. Ma ci sono molti che hanno creduto alla speranza, alla luce in fondo al tunnel, che l’hanno quasi toccata e improvvisamente è stata spenta da una bomba, rigettando quei molti in un buio senza uscita, colmo di tristezza, di rabbia, di rassegnazione e di impotenza. 

«Siamo spaventati perché non siamo ancora usciti dalla paura e dallo stato di allerta legati alla pandemia, l’emergenza stava allentando la sua stretta alle nostre vite. Al fiume carsico che corre sotto di noi, si  è aggiunta una nuova tempesta, la guerra, alla luce del sole. Le metafore di guerra utilizzate per la sindemia sono oggi di drammatica attualità. Nei secoli scorsi, prima c’erano le guerre poi le pandemie, ora si è verificato il contrario, senza tregua» si legge su Repubblica in un’intervista a Claudio Mencacci, direttore emerito Neuroscienze Salute Mentale Asst FBF-Sacco di Milano.

Stanchi di lottare, sempre soggetti a scelte di altri, di chi il pasto la sera al tavolo lo trova comunque, di chi non vive problemi quotidiani come il caro carburanti, di chi non ha problemi a un aumento smisurato in bolletta, di chi, dietro i vetri antiproiettile e le proprie guardie del corpo, non dovrà mai preoccuparsi di essere colpito. Ma la storia, si sa, è imprevedibile: il famoso fattore X.