Basi NATO in Sicilia: Sigonella, tra storia e controllo planetario

L’invasione russa in Ucraina ha riacceso i riflettori sulla base siciliana, ricordata da molti per la storica “notte di Sigonella”. Ma cosa l’ha resa così importante? 


Nei pressi di Catania si trova la base NATO siciliana senza dubbio più importante del Mediterraneo, non solo dal punto di vista strategico, ma anche e soprattutto per quello storico: la Naval Air Station (NAS) di Sigonella. È da qui che opera la componente aerea della Marina statunitense: si tratta, infatti, del principale snodo militare per le operazioni americane nel Mediterraneo e non solo. 

Durante l’invasione russa in Ucraina la base siciliana, messa in preallarme come le altre, ha visto un intensificarsi di movimenti: sono partiti da Sigonella i droni che sorvegliano l’andamento della guerra che sta devastando intere città ucraine. Il nome di questa base in Sicilia gode di una certa notorietà, alcuni la definiscono – probabilmente peccando di modestia – la base dove l’Italia “fece sentire la propria sovranità”.

Perché Sigonella

La base NATO siciliana – come moltissime altre in tutta Italia – è prima di tutto un aeroporto dell’Aeronautica Militare Italiana. Intitolata a Cosimo Di Palma, capitano pilota della Regia Aeronautica che si distinse durante la Seconda guerra mondiale, la base di Sigonella si trova nell’omonima contrada Sigonella a Lentini. 

La base fu concepita nei primi anni Cinquanta per ospitare mezzi della Marina statunitense precedentemente stazionanti a Malta, dove lo spazio cominciava a scarseggiare in vista dell’aumento delle forze militari americane in Europa e nel Mediterraneo. 

Nel 1957 l’Italia concesse alla NATO la costituzione di un’area dedicata, utilizzata per lo spostamento e lo stazionamento di velivoli in forze agli Stati Uniti e alla stessa organizzazione internazionale. Negli anni Ottanta – come accaduto nella vicina base NATO di Comiso – il Governo italiano permise anche a Sigonella la dotazione dei missili Cruise, utili nella complessa militarizzazione europea e mediterranea in funzione antisovietica.

La base di Sigonella in una foto del 1963

Oggi è sede del 41º Stormo AntiSom, l’11º Reparto manutenzione velivoli e il 61º Gruppo Volo, oltre che base dello Squadrone eliportato Carabinieri cacciatori “Sicilia”. Non essendo aperto al traffico commerciale, lo snodo è esclusivamente teatro di operazioni militari – statunitensi e NATO – e grazie alla sua posizione si tratta anche del secondo aeroporto militare più trafficato d’Europa.

La notte di Sigonella e il tentato “scippo” americano

Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1985, ebbe luogo l’episodio passato alla storia come “la notte di Sigonella”, protagonisti della quale furono gli uomini del Vam (Vigilanza Aeronautica Militare), i Carabinieri e i militari della Delta Force americana. 

Tutto ebbe inizio il 7 dello stesso mese, con il celebre sequestro della nave da crociera Achille Lauro per mano di terroristi palestinesi che, una volta scoperti da un membro dell’equipaggio, operarono un dirottamento con lo scopo di entrare in azione solo all’arrivo nel porto di Ashdod, uno dei principali snodi mercantili israeliani. I messaggi dei dirottatori lanciavano precise richieste: dichiaratisi appartenenti all’Olp, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, i terroristi chiedevano di liberare 50 detenuti palestinesi in Israele in cambio della fine del dirottamento e la conseguente liberazione di tutti gli ostaggi sulla nave.

Dopo oltre 48 ore di faticose trattative – ostacolate peraltro dall’opposizione statunitense a una mediazione diretta tra il governo italiano e i terroristi palestinesi – i dirottatori, in cambio di un salvacondotto autorizzato dall’Italia che gli avrebbe permesso di rifugiarsi in un Paese arabo, permisero la liberazione di tutti gli ostaggi a bordo dell’Achille Lauro. Le condizioni di questo salvacondotto si basavano sulla condotta dei terroristi: non dovevano essere commessi reati a bordo della nave, la quale era territorio italiano a tutti gli effetti.

Dopo l’arrivo della nave a Port Said, in Egitto, si scoprì che Leon Klinghoffer, un cittadino americano, era stato ucciso e gettato in mare dai terroristi. A questo punto, il commando terroristico, dopo l’estradizione richiesta dall’Italia all’Egitto, venne spedito in aereo verso Tunisi, mentre il governo italiano, allora presieduto dal Bettino Craxi, restava in attesa di processare i responsabili dell’omicidio dell’ostaggio americano sull’Achille Lauro.

Da Washington arrivò l’ordine di intercettare l’aereo con a bordo il commando palestinese. Una volta individuato e scortato dagli F-14 statunitensi, Tunisia, Grecia e Libano si sfilarono dalla concessione dell’atterraggio dell’aereo che era ormai diventato un oggetto a dir poco rovente e al centro di una vera e propria disputa internazionale. Da un lato il presidente Craxi voleva processare i palestinesi in Italia, dall’altro il presidente americano Ronald Reagan voleva prendere in consegna i colpevoli, “scippandoli” alla giustizia italiana.

I caccia americani costrinsero l’aereo a fare rotta verso la Sicilia, con l’intenzione di farlo atterrare nella base di Sigonella. Alle ore 22:30 del 10 ottobre il comandante dell’aeroporto militare siciliano, Ercolano Annichiarico, ricevette la richiesta di atterraggio per i quattro F-14 americani e per l’aereo egiziano dirottato.

Lo stallo e le tensioni sulla pista di atterraggio

Il governo italiano, informato dei fatti, volle prendere in consegna a Sigonella i terroristi sospettati di omicidio compiuto in territorio nazionale. Sulla pista intanto erano arrivati l’aereo proveniente dall’Egitto, i velivoli militari statunitensi e due mezzi della Delta Force a fari spenti, due C-141, aerei da trasporto militare strategico. Vennero quindi allertati Carabinieri e aviatori del Vam presenti nello scalo che avrebbero circondato il mezzo egiziano e preso in consegna il commando palestinese. 


A quel punto la tensione salì alle stelle: gli uomini della Delta Force avevano circondato a loro volta le forze militari italiane e, poco dopo, un altro cordone di Carabinieri circondò con armi alla mano i militari della Delta Force. La pista di Sigonella sembrava il perfetto scenario da “intrigo internazionale”. Lo stallo si protrasse quasi fino all’alba, senza il raggiungimento di un’intesa da parte di Craxi e Reagan che, nel frattempo, si erano confrontati telefonicamente più volte. Solo alle 5:30, dopo l’arrivo a Sigonella di altri Carabinieri, i militari statunitensi si ritirarono. Ma non finì davvero tutto così, poiché l’aereo venne pedinato dagli F-14 americani anche in direzione Ciampino, prima di essere lasciato del tutto alla giustizia italiana.

Il presente di Sigonella 

L’episodio di Sigonella è ancora oggi uno degli episodi diplomatici più gravi e controversi tra Italia e Stati Uniti, un momento di storia internazionale che ha come scenario una base siciliana che, non a caso, è anche quella più ricordata in Italia. Ma tralasciando gli avvenimenti avvincenti dell’orgoglio Made in Italy, Sigonella si afferma come il più importante asset della NATO per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione. Non è azzardato affermare che questa base sia non solo una delle basi principali della Marina degli Stati Uniti, ma anche la più importante della NATO proprio in virtù della sua superiore capacità di comando e controllo dei velivoli senza pilota sul pianeta, dai droni spia a quelli killer.