Si sta lavorando a un trattato globale contro l’inquinamento da plastica

A fine mese quasi duecento Paesi delle Nazioni Unite si riuniranno per inquadrare un accordo globale contro l’invasione della plastica in tutti gli ecosistemi.


In un momento storico contraddistinto da un doppio fronte drammatico – vedi la pandemia e vedi le tensioni internazionali intorno al conflitto russo-ucraino – avrà luogo un altro appuntamento importante per la salvaguardia dell’ambiente e con le stesse (basse) aspettative che hanno preceduto la Cop26. Ben 193 Stati membri delle Nazioni Unite, infatti, si riuniranno questo mese per elaborare un progetto per il primo accordo globale per contrastare l’inquinamento da plastica

Un patto necessario contro la plastica

La condizione con cui ci scontriamo ogni giorno è lo sprofondamento del nostro pianeta nei rifiuti di plastica. Promemoria che non passa mai di moda: le plastiche sono molto difficili da riciclare, lentissime a decadere e degradarsi definitivamente nel tempo, oltre che costose da seppellire, eliminare e bruciare; rifiuti di ogni tipo, soprattutto di plastica, stanno danneggiando da molti anni la fauna e contaminando la catena alimentare. 

Undici milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano ogni anno, una cifra destinata ad aumentare a dismisura – a quadruplicare, per la precisione, entro il 2050 – a meno di una drastica riduzione della produzione di plastica, sia essa utilizzata per gliusa e getta” come bottiglie, o imballaggi per la consegna e sacchetti della spesa. L’urgenza di una presa di posizione e di un’azione rapida è una delle tante possibilità di non distruggere il pianeta sotto i nostri occhi.

L’accordo delle Nazioni Unite per frenare l’inquinamento da plastica potrebbe essere uno snodo interessante in vista delle previsioni sui decenni che abbiamo davanti: danni ecologici diffusi, l’estinzione di diverse specie marine e interi ecosistemi in pericolo tra barriere coralline e mangrovie, tutti dati elaborati e raccolti in un rapporto del World Wildlife Fund (WWF) pubblicato questo mese.

Di cosa parleranno gli appuntamenti internazionali

Il calendario delle discussioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA) vedrà degli incontri presso la sede del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, a Nairobi, la capitale del Kenya, dal 28 febbraio al 2 marzo. Sarà importante stabilire i termini generali per arrivare a un accordo globale sull’inquinamento da plastica, funzionali per la formazione di un comitato intergovernativo che si impegni a negoziare un accordo finale. Se sarà deciso il quadro di base – da quel momento – serviranno pochi anni per arrivare a una vera e propria firma che impegni le nazioni intorno alla lotta alla plastic invasion.

Alcuni punti salienti degli accordi potranno riguardare i limiti alla produzione di plastica, in particolare quella monouso e difficile da riciclare, oltre che l’aumento dei tassi nazionali di raccolta e riciclaggio dei rifiuti. 

Tutt’altro che secondaria è la questione sull’efficacia delle disposizioni che sarebbero contenute in un simile accordo: resteranno volontarie o saranno giuridicamente vincolanti? Impegni importanti richiedono prese di posizione importanti e azioni che non solo siano improntate alla concretezza, ma che comunichino la volontà internazionale di agire nella salvaguardia del pianeta. Una volontà che con i vari «bla bla bla» non è riuscita, finora, a convincere tutto il fronte di mobilitazione ambientalista, da Fridays For Future a Greenpeace.

Quello che è inevitabile è lo scontro con le aziende chimiche e petrolifere – dirette interessate della produzione di plastica – che hanno tutto da perdere. Lo stesso vale per i marchi di beni di consumo che vendono una miriade di prodotti in imballaggi di plastica usa e getta. 

Ancora una volta, non c’è più tempo

Non fanno abbastanza impressione i dati su quello che potremmo ingerire in termini di plastiche – più o meno il quantitativo di plastica di una carta di credito – ogni settimana. Secondo il rapporto del 2020 “Breaking the Plastic Wave“, se ritardiamo un’azione drammatica di soli cinque anni, entro il 2040 altri 80 milioni di tonnellate di plastica finiranno negli oceani

Indicativo il fatto che persino l’American Chemistry Council, che rappresenta l’industria petrolifera e il settore petrolchimico, concorda sulla necessità di un trattato sulla plastica. Un centinaio tra le più grandi aziende del mondo, inoltre, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta (una sorta di manifesto) chiedendo un trattato legalmente vincolante che crei regole internazionali comuni per i prodotti in plastica. Non conviene a nessuno adeguarsi “da solo”, ma conviene a tutti che vengano rispettate le stesse regole da una parte all’altra del globo.

La partecipazione al tavolo, fianco a fianco, di rappresentanti industriali e di piccole attività regionali in zone del mondo in cui mancano anche i basilari servizi di raccolta dei rifiuti, sarà l’elemento centrale e funzionale nella conclusione di un trattato piuttosto impopolare che rischia di andare facilmente in stallo.


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