Roaring Twenties: il ruggito della Turchia sui diritti delle donne

Il nuovo anno è appena iniziato, catapultandoci nel 2020, i nuovi anni ruggenti. Si prospetta un periodo esplosivo, di innovazione, progresso culturale… o forse no. A fare un passo indietro sono, ancora una volta, i diritti delle donne che – caro Amadeus – vengono costrette a rispettare il volere degli uomini, frequentemente legittimato dallo stato.

Mentre un coro unanime si sparge per tutto il mondo recitando «el violador eres tu» per denunciare chi commette uno stupro e il sistema che non tutela da questa barbarie, in Turchia il presidente Erdogan propone la reintroduzione del cosiddetto “matrimonio riparatore“.

Questa usanza prevede la possibilità di estinguere il reato di violenza sessuale se chi lo commette si rende disponibile a sposare la vittima. Così – come per magia – l’atto truculento scompare, viene dimenticato, e la donna violata diventa l’amabile moglie di colui che si è permesso di abusarla.

Erdogan ha avanzato questo disegno di legge al Parlamento turco lo scorso 16 gennaio, inserendolo in un pacchetto di riforme del sistema giudiziario. In realtà non è la prima volta che il Presidente ha cercato di introdurre norme del genere: era già successo nel 2016, ma con l’insorgere di diverse manifestazioni di protesta e grazie alla rilevanza mediatica avuta nel resto del mondo, la proposta era stata bloccata.

La relazione tra Erdogan e i diritti umani è molto labile. Dopo avere colpito i curdi siriani e avere schierato le truppe contro il generale Haftar in Libia gode di diversi consensi; per questa ragione si teme che la riforma giudiziaria possa essere approvata.

Grande preoccupazione è data anche dal fenomeno delle spose bambine che è ancora molto diffuso in Turchia. La proposta di legge, infatti, prevede che il reato può essere estinto anche per chi si sposi con una minorenne, basta che la differenza di età non superi i dieci anni. Il codice civile turco prevede l’età minima per contrarre matrimonio a 18 anni, ma si stima che soprattutto nelle zone meno sviluppate vengano celebrate diverse unioni con minorenni.

Purtroppo a sollecitare le nozze tra stupratore e vittima sono proprio le famiglie delle ragazze, per ripristinare l’onore perduto. Le donne turche non vogliono rassegnarsi a una società che prevede un dislivello di potere tra i generi, in cui a perdere l’onore è la vittima e non il delinquente che pratica la violenza, così sono scese in piazza a protestare contro la legge che hanno ribattezzato “sposa il tuo stupratore”. L’attuazione della riforma giudiziaria andrebbe di fatto a legittimare i frequenti episodi di violenza. Non ci sono dati ufficiali rilasciati dal governo, ma secondo l’ONU più del 38% delle donne subisce violenza fisica o sessuale da parte del partner.

La nuova proposta aumenterebbe il numero delle violenze, in quanto verrebbe legittimato il pensiero secondo cui le donne sono oggetti da possedere ed esistono solo per una soddisfazione sessuale e con il matrimonio riparatore si consente una tortura che durerà per tutta la vita.

Quando si parla dei diritti delle donne non c’è niente di troppo scontato. Ricordiamo che in Italia il matrimonio riparatore è stato abrogato nel 1981 e solo nel 1996 lo stupro è stato inserito tra i reati contro la persona e non più tra quelli contro la morale.

Lo spettro della retrocessione culturale è sempre dietro l’angolo, soprattutto per quello che riguarda la libertà sessuale delle donne: certi diktat religiosi e retaggi culturali sono ancora fortemente radicati.


Foto in Copertina via AFP

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