Palazzo Costantino, da antica dimora nobiliare a edificio abbandonato

Sorge nel cuore di Palermo il maestoso palazzo Costantino, testimonianza del passato barocco della città, realizzato nel ‘700 su una preesistente struttura seicentesca, per volere della famiglia Merendino, poi Costantino.


Il progetto per la costruzione di palazzo Costantino fu commissionato nel 1766 dalla famiglia Merendino all’architetto Andrea Giganti, già noto sul territorio palermitano per gli interventi al palazzo Valguarnera-Gangi, tra i quali la creazione del doppio scalone “a tenaglia” e le decorazioni del salone di rappresentanza, divenuto famoso per la scena del ballo nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti. Tuttavia, fu l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia a portarne a termine la costruzione, che nel 1785 rivide il progetto originario di Giganti apportandovi notevoli modifiche e ampliamenti al piano di costruzione; nel 1788, dunque, mentre i lavori continuavano sotto la sua direzione, la proprietà del palazzo viene trasferita dalla famiglia Merendino alla famiglia Costantino.

L’edificio è ubicato alle spalle del prospetto di uno dei Quattro canti nella magnifica piazza Vigliena, punto nevralgico della città, formata dall’intersezione delle due vie principali: le odierne via Vittorio Emanuele e via Maqueda. Nel 1864, in seguito alle operazioni di scavo per l’abbassamento della quota di calpestio che investirono l’area circostante alla piazza, il palazzo subì le modifiche necessarie per l’adeguamento al nuovo piano altimetrico.

quattro canti palazzo costantino

Palazzo Costantino presenta tutti gli elementi del tardo barocco perfettamente integrati con l’allora nascente neoclassicismo europeo. Varcata la soglia d’ingresso dell’edificio ci si ritrova su un ampio cortile, dotato di uno pseudo portico su colonne ioniche realizzate in marmo rosso di Castellammare; alla fine dello stesso si apre lo scalone a doppia rampa che conduce al piano nobile e ai suoi saloni, dove è possibile ancora oggi ammirare gli affreschi di grandi artisti come Gioacchino Martorana, Gaspare Fumagalli e Giuseppe Velasco, ed è proprio l’affresco di quest’ultimo – La Battaglia di Costantinopoli – a occupare interamente il soffitto della galleria. 

Stanze e saloni un tempo erano sfarzosamente decorati secondo lo stile rococò. Purtroppo ai nostri giorni tutti i suoi arredi sono andati perduti: in parte poiché l’edificio, così come l’adiacente palazzo Di Napoli, è stato investito dalla spoliazione post-bellica, e in parte perché gli ultimi eredi del palazzo hanno venduto pavimenti, sovrapporte, porte, camini e persino uno dei pavimenti in maioliche.

Nel 2000 palazzo Costantino venne acquistato, insieme all’attiguo palazzo di Napoli, da Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, imprenditore e mecenate, con l’obiettivo di creare un prestigioso hotel-museo, ma i ritardi di diversi anni nell’emissione della concessione edilizia bloccarono il progetto. 

Sebbene oggi si trovi in condizioni di abbandono, i suoi spazi vengono spesso adibiti a esposizioni temporanee e visite organizzate. Tra gli eventi di maggior spessore ospitati dall’edificio, ricordiamo la mostra biennale europea itinerante di arte contemporanea, Manifesta, che appunto con la sua dodicesima edizione ha aperto le porte del palazzo, permettendo ai visitatori di godere della sua trascurata e decadente bellezza, arricchita dalle installazioni di vari artisti internazionali sul tema dell’edizione “Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza”.

Tra le proposte riguardanti il destino di palazzo Costantino, vi è quella dell’architetto Manlio Mele di istituire un polo museale che comprenda tre dei quattro palazzi storici dei Quattro Canti, oltre a palazzo Costantino-Di Napoli, anche palazzo Jurato-Rudinì e palazzo Guggino-Bordonaro. L’idea di Mele è dunque quella di realizzare un “museo diffuso”, che elevi palazzo Costantino-Di Napoli a «Grande museo della città di Palermo». Al momento le sorti del palazzo sembrano essere del tutto sconosciute: seguendo gli eventi che oggi o domani lo coinvolgeranno, è tuttavia possibile visitarlo così da ammirarne, allo stesso tempo, magnificenza e declino.


In copertina foto di Erik Törner