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Marabecca, la strega che vive nei pozzi siciliani

Streghe, orchi e creature mostruose: continuano i racconti della Sicilia del terrore tra miti e personaggi fantastici, come la leggendaria Marabecca che ha terrorizzato intere generazioni.


Che la Sicilia sia covo di leggendari mostri e creature spaventose è senza dubbio un dato di fatto: esempio ne è il misterioso sugghiu, mostro paludoso che ancora oggi viene regolarmente cacciato in diverse zone dell’Isola. 

Il personaggio che approfondiremo oggi appartiene al passato, ed ha terrorizzato intere generazioni di bambini: parliamo della terribile Marabecca, la strega che abitava pozzi e cisterne della Sicilia.

Chi (o cosa) è la Marabecca

In passato le madri siciliane erano solite raccontare la storia della Marabecca, una strega (o mostro) cattiva che viveva dentro le cisterne e divorava tutti i bimbi curiosi che vi si avvicinavano. Chiamata anche con altri appellativi (Menalonga, Vecchia del Pozzo o Mammaddau) la sua figura nasce principalmente per tenere lontani i bambini dai pozzi, ai tempi presenti in tutte le abitazioni contadine, e scampare il pericolo che vi cadessero dentro.

Nessuno l’ha mai vista, ma la Marabecca ha diverse sembianze: a volte è una vecchia strega sfregiata in viso dal dolore, altri racconti la vedono mezza donna e mezzo pesce, viscida, brutta e dall’odore nauseante; nelle storie più fantasiose si trasforma in un orribile mostro con tentacoli, otto occhi e due bocche: l’unico tratto comune è la sua infinita cattiveria che non risparmia nessuno, soprattutto i bambini troppo curiosi. 

La nascita della leggenda

Durante il passaggio dalla cultura pagana a quella cristiana (presumibilmente intorno al IV sec. d.C), alcune famiglie campane rimaste fedeli al culto della Dea Diana, erano solite riunirsi di notte intorno ai pozzi per celebrare il culto della Dea tanto cara alla Luna, riflessa nello specchio d’acqua. 

I cristiani, che non vedevano di buon occhio questa celebrazione, additarono i pagani con l’appellativo di “Janara” (streghe del folklore meridionale) e intimarono le famiglie di stare lontani dai pozzi in cui viveva la terribile creatura pericolosa che i miscredenti veneravano. 

La leggenda prese facilmente piede in tutto il Sud Italia, colorando il mostro con nomi e aspetti diversi a seconda della regione che ne parlava: quella siciliana era la Marabecca. 

Diana Cacciatrice (1658) Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, olio su tela

Le origini del nome

Il nome “Marabecca” (in dialetto “Marrabbecca”) affonda probabilmente le sue radici nella Bibbia. Nel libro della Genesi Abramo cerca una moglie per il figlio Isacco: per evitare che sposasse una cananea, invia il proprio servo dalla Palestina alla Mesopotamia alla ricerca di una degna consorte. Questo, dopo un estenuante viaggio, arriva alle porte della città di Arran e viene soccorso da una giovane donna che stava prendendo dell’acqua da un pozzo nelle vicinanze: la giovane Rebecca (dall’ebraico Rivqah, “corda”). 

È fortemente presumibile quindi che il nome venne storpiato dalle famiglie cristiane, diventando il nome della strega che risiede nei pozzi e spaventa i bambini. 

Immagine generata con AI (Adobe, Ester Di Bona)

La Marabecca e il suo ricordo nella cultura contemporanea

Con l’avanzamento dell’urbanizzazione e delle nuove strutture abitative, compresa la messa a punto dell’impianto idrico, l’utilizzo dei pozzi nelle singole abitazioni è caduto in disuso e di conseguenza la leggenda della Marabecca ha perso il suo motivo di essere tramandata.

Per quanto lontana dai giorni nostri, la sua figura è ancora presente in alcuni saggi dedicati agli studi folkloristici siciliani, e nella fantasia di diversi autori (tra questi spicca il nome del giornalista catanese Raffaele Musumeci con il suo romanzo “Marabecca”, carthago edizioni). Per quanto spaventoso, questo personaggio ha sicuramente evitato numerose tragedie (ricordiamo i tanti casi attuali di bambini che finiscono nei pozzi come l’incidente di Vermicino in cui ha perso la vita il piccolo Alfredo Rampi, o il caso di Rayan Ourram in Marocco nel 2022), terrorizzando intere generazioni ma allo stesso tempo proteggendole dai pericoli del mondo reale.


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Ester Di Bona

Responsabile "Palermo Si Cunta". Amo combinare arte e sociale, coltivando competenze e aiutando, al contempo, gli altri a scoprire e implementare le proprie passioni.