La tragedia umana della guerra tra Hamas e Israele

Gli attacchi indiscriminati, l’assedio e le evacuazioni forzate. La risposta di Israele all’attacco di Hamas si sta macchiando dei più efferati crimini di guerra e violazioni di diritti umani.


A seguire dell’attacco coordinato a Israele di gruppi di militanti palestinesi con a capo Hamas a partire da giorno 7 ottobre 2023, il mondo sta assistendo a una nuova cruenta fase di quello che il linguaggio mainstream chiama come “conflitto” tra Israele e Palestina. Una denominazione che, nella sua declinazione storica, rimane estremamente problematica (se non ingannevole) e che può nascondere ben altri avvenimenti storici e altri tutt’ora in atto, quali azioni di colonizzazione, occupazione militare, furto di terre e pulizia etnica da parte di Israele. 

Questo articolo proverà a focalizzarsi sulle numerose accuse di crimini di guerra, incluse violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che sono state sollevate nell’attuale offensiva tra Hamas (e gruppi legati all’organizzazione) e Israele, che hanno rispettivamente lanciato l’”operazione alluvione-Al Aqsa” e l’”operazione Spade di Ferro” il 7 ottobre. 

Chi può essere ritenuto responsabile secondo il diritto umanitario internazionale? 

Le violazioni delle protezioni garantite dalle Convenzioni di Ginevra, come il divieto di mirare deliberatamente i civili, espone leader e soldati comuni a perseguimenti legali. Tali procedimenti possono essere gestiti da un tribunale internazionale o da qualsiasi nazione che eserciti la “giurisdizione universale”, un principio che consente ai tribunali di qualsiasi paese di perseguire crimini di guerra.  

Il principio della giurisdizione universale si applica sia a Israele che a Hamas, il gruppo militante che governa la Striscia di Gaza, nonché a Jihad Islamica, un piccolo gruppo estremista che ha partecipato agli attacchi contro Israele. Quest’ultimo, così gli Stati Uniti e la Russia, non fa parte dei 123 stati che sono parte dello Statuto di Roma, che ha istituito la Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja, nei Paesi Bassi. Tuttavia, i palestinesi vi sono entrati a far parte nel 2015, quindi la CPI ha giurisdizione sulla Cisgiordania e sulla Striscia di Gaza. Di conseguenza, ogni cittadino palestinese può essere perseguito, analogamente a ogni crimine di guerra israeliano commesso all’interno dei territori palestinesi.

Cosa costituisce un crimine di guerra? 

Nella guerra tra Hamas (e gruppi militanti annessi) e Israele, ad accusare le conseguenze più tragiche è la popolazione civile. Le norme del diritto umanitario internazionale richiedono che «non si mirino mai i civili, non si aprano indiscriminatamente il fuoco su una zona civile, non si lanci mai un attacco che avrà un impatto sproporzionato sulla popolazione civile», secondo Kenneth Roth, ex direttore esecutivo di Human Rights Watch. Gli attacchi premeditati, pianificati e deliberati di civili costituiscono chiaramente un crimine di guerra. 

Il diritto umanitario internazionale si applica non solo nei conflitti tra Stati, ma anche tra Stati e attori non statali – in questo caso tra Israele e Hamas. Nonostante Hamas sia una forza irregolare, è soggetta alle stesse leggi del diritto umanitario internazionale dei soldati delle Forze di Difesa israeliane, come afferma Oona Hathaway, professore alla Yale Law School e fondatore e direttore del Center for Global Legal Challenges della scuola.  

Hamas e i crimini di guerra

Hamas ha lanciato un attacco devastante contro le città israeliane, inviando centinaia di uomini armati da Gaza attraversando il confine tra la Striscia e Israele che hanno attaccato e ucciso civili nelle case e quartieri, causando almeno 1400 vittime e il rapimento di più di 200 persone.

Il docente di legge presso l’University College of London Haim Abraham, ha dichiarato che le prove dei crimini sono chiare: «Hanno massacrato civili nelle loro case. Hanno sequestrato civili, prendendoli in ostaggio. Tutte queste cose sono chiaramente crimini di guerra». Jeanne Sulzer, avvocato della Commissione per la Giustizia Internazionale di Amnesty International Francia, ha dichiarato che le Convenzioni di Ginevra affermano che «i civili non dovrebbero mai essere presi in ostaggio. Se lo sono, ciò può essere considerato un crimine di guerra».

La risposta di Israele e le controversie

La reazione di Israele alla minaccia rappresentata da Hamas suscita tutt’ora non solo profonde discussioni rispetto al principio di proporzionalità (che la violenza sia proporzionale ai suoi obiettivi militari) ma ci porta a riflettere su come essa si incastri indelebilmente con un processo storico di continue violazioni di diritti e crimini verso la popolazione palestinese. 

Le forze armate israeliane hanno condotto dal primo giorno di guerra attacchi aerei nella Striscia di Gaza, bloccando le forniture di cibo, acqua, carburante ed elettricità e hanno ordinato alle persone di evacuare la parte settentrionale della striscia in previsione di un’eventuale invasione terrestre.  Secondo le autorità di Gaza, i bombardamenti hanno causato la morte di più di 5 mila palestinesi (di cui 2 mila bambini) e il ferimento di più di 15 mila persone in vari giorni. 

The New York Times

Diverse fonti accusano Israele di infliggere punizioni collettive ai più di 2 milioni di abitanti di Gaza. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, situato a Ginevra, ha sottolineato che l’ordine di evacuazione e il blocco di cibo, acqua ed elettricità non sono in conformità con il diritto umanitario internazionale.  

Inoltre, la Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sul Territorio Palestinese Occupato ha dichiarato che esistono “prove evidenti” di crimini di guerra, e condividerà queste prove con le autorità giudiziarie, comprese quelle della Corte Penale Internazionale che sta attualmente conducendo un’indagine sui crimini di guerra commessi nei territori occupati.

Qui di seguito una disamina dei crimini di guerra di cui Israele è attualmente accusata o sotto indagine da parte della Commissione di inchiesta dell’ONU.

L’assedio e la punizione collettiva

«Dobbiamo tracciare una linea… Non riceveranno una goccia d’acqua o una singola batteria finché non lasceranno il mondo» queste le terribili dichiarazioni del Ministro dell’Energia israeliano, Israel Katz, quando accusato di star imponendo una punizione collettiva al popolo palestinese.

Il 9 ottobre 2023, il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato la messa in atto di un assedio completo su Gaza, comportando il taglio delle forniture essenziali come elettricità, cibo, acqua e gas. Una mossa che di fatto sta privando da più di due settimane più di 2 milioni di civili delle necessità di base, bloccando di fatto un intero territorio e mettendo in serio rischio le strutture sanitarie di Gaza, già colpite da numerosi bombardamenti negli anni precedenti e nelle ultime settimane. 

Le Nazioni Unite hanno avvertito che qualsiasi assedio che mette a rischio la vita dei civili negando loro beni essenziali è vietato dal diritto umanitario internazionale. Tom Dannenbaum, un esperto di legge sugli assedi presso l’Università di Tufts, ha descritto la politica aperta di Israele di blocco totale e privazione come “un caso estremamente chiaro di affamare i civili come strumento bellico, una violazione inequivocabile dei diritti umani.”  

Il 14 ottobre, l’UNRWA ha dichiarato che Gaza non aveva più accesso ad acqua potabile pulita, mettendo due milioni di persone a rischio di disidratazione. Il 15 ottobre, Israele ha acconsentito a ripristinare l’approvvigionamento d’acqua nel sud di Gaza; tuttavia, gli operatori umanitari e un portavoce del governo hanno segnalato che l’acqua non era effettivamente disponibile. 

Le accuse di genocidio, tra evacuazioni forzate, uso del fosforo bianco e attacchi indiscriminati

Un trasferimento forzato rappresenta lo spostamento coatto di una popolazione civile come parte di un’offensiva organizzata contro di essa ed è considerato un crimine contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale. 

In data 13 ottobre 2023, l’esercito israeliano ha emesso un ordine di evacuazione che coinvolgeva 1,1 milioni di persone nella parte settentrionale di Gaza, descritto come un trasferimento forzato da diverse fonti, inclusi esperti legali e diplomatici. 

Secondo Jan Egeland, ex diplomatico norvegese coinvolto negli Accordi di Oslo, quest’azione costituisce un trasferimento forzato che viola la Convenzione di Ginevra, configurando un crimine di guerra. Francesca Albanese, relatore speciale delle Nazioni Unite, ha anche avvertito del rischio di una pulizia etnica di massa a Gaza. Raz Segal, storico israeliano, ha definito la situazione un “caso lampante di genocidio”. 

Il 12 ottobre 2023, Human Rights Watch ha accusato l’esercito israeliano di utilizzare munizioni a base di fosforo bianco a Gaza, un materiale altamente infiammabile e incendiaria che aumenta la sua pericolosità e letalità in un territorio denso come quello di Gaza. L’uso del fosforo bianco in aree urbane popolate è stato considerato illegittimo, violando il diritto umanitario internazionale, che richiede di prendere precauzioni per evitare ferite e perdite di vite civili. 

Le forze aeree israeliane hanno condotto operazioni mirate a edifici residenziali, scuole, strutture dell’UNRWA e luoghi di culto a Gaza, provocando migliaia di vittime tra la popolazione civile. 

Israele respinge le accuse di crimini di guerra, affermando di concentrare i propri attacchi contro obiettivi del gruppo Hamas e di cercare di minimizzare i danni causati alle persone non coinvolte nel conflitto. 

Tuttavia, numerosi resoconti indicano che ci sono state numerose vittime civili, inclusi i rifugiati palestinesi in accampamenti sovraffollati. In particolare, un attacco all’accampamento profughi di Al-Shati ha provocato la distruzione di moschee e numerose vittime, così come un attacco al mercato dell’accampamento profughi di Jabalia ha causato la morte di numerosi civili e danni significativi al mercato. Anche una scuola dell’UNRWA è stata colpita da un attacco aereo, causando vittime tra i rifugiati ospitati nella struttura.


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