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Euro digitale e uso del contante, le proposte della Commissione

Lo scorso 28 giugno, la Commissione europea ha presentato delle proposte legislative per definire un quadro per l’Euro digitale e per sostenere l’uso del contante.


La progressiva introduzione della moneta unica (Euro) all’interno degli Stati membri dell’Unione Europea (UE o Unione), cominciata a partire dal 1° gennaio 1999 e culminata – a distanza di tre anni esatti – nel 2002, costituisce una tappa fondamentale del processo di integrazione comunitaria.

Sebbene, ad oggi, solo 20 dei 27 Paesi UE abbia adottato tale valuta, la codificazione dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) nel Trattato di Maastricht del 1992 ne suggerisce il carattere irrinunciabile per il corretto raggiungimento di quell’unione sempre più stretta enunciata nei Trattati UE.

A conferma dell’importanza della moneta unica quale segno intangibile dell’integrazione europea, basti pensare che l’Euro è divenuto la valuta di oltre 300 milioni di cittadini europei e la relativa adozione non riguarda solo gli Stati membri dell’Eurozona, ma altresì alcuni microstati (Principato di Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano) che utilizzano la moneta unica comunitaria sulla scorta di un accordo formale concluso con l’UE.

Verso l’Euro digitale

In un panorama globale sempre più influenzato dal progresso tecnologico, dove la trasformazione digitale rappresenta una priorità e un obiettivo per l’Unione, la Commissione europea ha intensificato la propria collaborazione con la Banca Centrale Europea (BCE), nel tentativo di analizzare congiuntamente, a livello tecnico, un’ampia gamma di questioni politiche, giuridiche e tecniche relative all’Euro digitale.

Sin da subito, le istituzioni comunitarie sopra richiamate si sono interrogate sulla natura che tale valuta dovesse possedere. In particolare, l’idea perseguita dall’UE è stata quella di ottenere una stablecoin, ossia una valuta il cui fondamento è da rintracciarsi su blockchain, ma che avesse un controllo centralizzato e un proprio valore ancorato al quello della moneta reale, inteso quale parametro di riferimento.

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A partire dal 12 ottobre 2020 e sino al 12 gennaio 2021, la BCE aveva indetto delle consultazioni al fine di valutare come l’Euro digitale sarebbe stato accolto dai cittadini europei e quali esigenze avrebbe dovuto soddisfare, attraverso la relativa adozione. In tale prospettiva, alle predette consultazioni erano state fornite 8.200 risposte, di cui il 94 per cento da privati e la restante parte da professionisti.

Sebbene i risultati del sondaggio non potessero essere considerati quali rappresentativi dell’opinione prevalente dei cittadini dell’Unione, al tempo stesso dai medesimi era emersa una buona predisposizione al relativo accoglimento da parte dei soggetti coinvolti, seppur nel rispetto e nel soddisfacimento di quelle esigenza che la consultazione ha rivelato.

Nel dettaglio, tanto i cittadini europei quanto le imprese avevano identificato l’Euro digitale quale strumento idoneo nella misura in cui fosse in grado di garantire la tutela della privacy per scongiurare eventuali attività illecite, nonché la sicurezza e la possibilità di un relativo utilizzo in tutta l’Eurozona, senza costi aggiuntivi e anche in modalità offline.

Gli ulteriori risultati delle consultazioni del 2020

I partecipanti, inoltre, avevano individuato tra gli scopi della valuta in questione la riduzione dei costi e la maggior rapidità dei pagamenti transfrontalieri, con la possibilità di usufruire dell’Euro digitale anche all’estero, seppur in misura limitata; in aggiunta, le parti coinvolte avevano richiesto che tale valuta fosse in grado di svolgere funzioni similari a quelle del denaro contante, mediante l’uso di carte/smartcard o  smartphone (dotati di apposite soluzioni per garantire la sicurezza delle transazioni) e la previsione di un tetto massimo all’ammontare di denaro digitale detenuto dal singolo cittadino.

Accanto alla richiesta di tutela della privacy e della sicurezza, dalle consultazioni sopra menzionate sono emersi ulteriori dati significativi. In particolare, le parti coinvolte hanno sostenuto l’importanza di introdurre servizi innovativi in grado di consentire un facile accesso all’Euro digitale, nonché la necessità di integrare lo stesso nei sistemi bancari e di pagamento già esistenti.

Le proposte della Commissione europea

Sulla scorta del dialogo instaurato con la BCE e dei risultati delle consultazioni del 2020, lo scorso 28 giugno la Commissione europea ha presentato il “Pacchetto moneta unica” (Single currency package), nel tentativo di raggiungere un duplice obiettivo: da un lato, garantire ai cittadini e alle imprese la possibilità di continuare ad accedere e a utilizzare il denaro contante (banconote e monete in euro); dall’altro, delineare un quadro normativo in grado di promuovere la futura ed eventuale emissione dell’Euro digitale da parte della BCE, in aggiunta al contante medesimo.

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La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,
con Christine Lagarde, Presidente della BCE. Foto: Reuters

Nell’elaborare le rispettive proposte, la Commissione europea ha altresì tenuto in debito conto l’importanza che l’uso delle banconote e delle monete hanno svolto – e continuano a svolgere – per i cittadini europei e per le imprese. Basti pensare che, ad oggi, secondo i dati di tale istituzione comunitaria, il 60 per cento dei soggetti intervistati vorrebbe continuare ad avere la possibilità di utilizzare il contante, sebbene nel corso degli ultimi anni – specie a causa della pandemia da COVID-19 – vi sia stato un incremento dei consumatori che hanno scelto di effettuare pagamenti digitali.

Il “Pacchetto moneta unica” si articola in due Proposte di Regolamento, relative rispettivamente al corso legale del contante in euro e all’istituzione di un quadro giuridico per un possibile euro digitale. Nel dettaglio, la Commissione europea intende salvaguardare l’uso delle banconote e delle monete in euro, stabilendo un dettato normativo che si concentri sui profili dell’accettazione e dell’accesso. Tale prospettiva nasce dall’esigenza di contrastare quelle problematiche presenti in alcuni settori e in taluni Stati membri, nonché dalla necessità di ottemperare alla difficoltà di determinate categorie di cittadini di accedere al contante, per differenti motivi, come la chiusura di sportelli ATM e filiali bancarie.

Si tratta, come si evince, di una proposta – le cui misure di adozione potrebbero essere specificate, in caso di necessità, dalla stessa Commissione europea – volta a proteggere l’inclusione finanziaria dei gruppi vulnerabili che tendono a fare maggiore affidamento sui pagamenti in contanti, come gli anziani. Nel rispetto di tale obiettivo, gli Stati membri dovranno garantire che i pagamenti in contanti siano ampiamente accettati e che l’accesso al contante sia effettivo e sufficiente.

Con riferimento all’Euro digitale, la proposta della Commissione europea sembrerebbe rispondere all’esigenza della BCE di adeguarsi alla crescente digitalizzazione dell’economia. In particolare, la valuta digitale andrebbe a integrare quegli strumenti di pagamento di tipo privato già esistenti, fornendo ai consumatori (cittadini europei e imprese) un’alternativa alle attuali opzioni di mercato.

In tal senso, l’Euro digitale verrebbe concepito – secondo la proposta della Commissione europea – quale formato di valuta pubblica ampiamente accettato, economico, sicuro e resiliente, disponibile per i pagamenti online e offline senza necessità di connessione a internet, capace di assicurare lo stesso livello di protezione dei dati dei mezzi di pagamento che utilizzano la rete, nonché un elevato livello di riservatezza e protezione dei dati per gli utenti che effettuano pagamenti al di fuori della stessa. Non da ultimo, l’adozione della versione digitale della moneta unica contribuirà ad incrementare la stabilità finanziaria e il ruolo internazionale dell’UE, aumentandone la competitività economica e monetaria.

I vantaggi dell’Euro digitale e le prossime tappe

Il “Pacchetto moneta unica” formulato dalla Commissione europea sembrerebbe fornire una risposta alle esigenze e alle richieste mosse dai partecipanti alle consultazioni del 2020. Nel particolare, l’Euro digitale non costituirà una rinuncia al diritto di utilizzare il denaro contante, che risulterà protetto mediante l’eventuale adozione del Regolamento sul corso legale sopra menzionato, né rappresenterà una potenziale violazione dei dati personali e dell’identità dei cittadini, poiché le autorità pubbliche non potranno controllare come gli stessi spenderanno il rispettivo denaro.

L’Euro digitale, inoltre, non sarà soggetto a potenziale instabilità come le criptovalute, ma risulterà perfettamente sicuro alla stregua del contante, poiché emesso dalla BCE; inoltre, tale valuta avrà carattere inclusivo, poiché per il relativo utilizzo non saranno necessarie particolari competenze tecniche, stante la facilità di utilizzo e l’ampia accessibilità che ne connoteranno il funzionamento.

Per quanto concerne, invece, le prossime tappe, le proposte del “Pacchetto moneta unica” dovranno essere sottoposte al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE, la cui adozione risulta preliminare all’eventuale futura emissione dell’Euro digitale da parte della BCE. Tale istituzione comunitaria, infatti, dovrà valutare l’opportunità di introdurre suddetta valuta e quando procedere in tal senso, a seguito di ulteriore e significativo lavoro tecnico.


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Vincenzo Mignano

Responsabile "Economia e Diritto". Nutro profondo interesse per le tematiche giuridico-economiche dell’UE. Il mio impegno: "Informarmi per conoscere; conoscere per informare; informare per resistere”.