criptovalute europa

Criptovalute, i rischi al vaglio dell’UE

Il fenomeno delle criptovalute ha vissuto un drastico sviluppo che ha comportato la nascita di nuove sfide. Come agisce l’UE a tutela dei consumatori?


Negli ultimi anni, il processo di trasformazione digitale della società e dell’economia ha subito una notevole accelerazione, determinando la sussistenza di nuove opportunità, nonché di ulteriori sfide per l’Unione Europea (UE) e per i suoi Stati membri. Lo sviluppo tecnologico, come spesso accade, porta con sé delle implicazioni che dipanano i rispettivi effetti sul tessuto sociale, comportando spesso dei rischi che colpiscono gli utenti del mondo informatico.

Quanto sopra descritto risulta ancora più chiaro e allarmante se si prendono in esame i dati contenuti nel rapporto “Global Trends to 2030: Challenges and Choices for Europe”, redatto dallo European Strategy and Policy Analysis System (ESPAS). Come si evince dal documento appena richiamato, entro il 2030, il 90 per cento delle persone di età superiore ai 6 anni avrà accesso online e 125 miliardi di dispositivi saranno connessi a Internet (rispetto ai 27 miliardi del 2017). 

In tale prospettiva, la sussistenza di nuovi pericoli derivanti dall’interconnettività del cyberspazio – in cui si verifica un sempre più crescente intreccio tra la sfera digitale e quella fisica – appare evidente, se si considerano fenomeni come gli attacchi informatici e le criptovalute; fenomeni, questi, che necessitano di una costante regolamentazione, al fine di fornire una piena tutela ai cittadini-consumatori.

Cosa sono le criptovalute?

Le criptovalute – insieme alla categoria dei Token – rientrano nel novero delle cripto-attività, ossia di quelle risorse digitali utilizzabili sia come mezzo di scambio, sia come investimenti. Queste ultime si distinguono rispetto al funzionamento del sistema bancario tradizionale, poiché presentano una natura privatistica – non essendo emessi o garantiti da alcuna banca centrale o autorità pubblica – e non poggiano su un registro centrale, basandosi sulla tecnologia del registro distribuito, che consente di catalogare le transazioni da una rete di computer in modo sicuro.

Come anticipato poc’anzi, nella categoria sopra descritta vi rientrano le criptovalute, intendendosi fare con tale espressione quelle cripto-attività progettate o destinate a svolgere ruoli di valuta, ad esempio per funzionare come un mezzo di uso generale di scambio, una riserva di valore, un’unità di conto, nonché quale alternativa alla moneta legale emessa dal Governo.

L’introduzione delle prime criptovalute – i Bitcoin – risale al 2008: dal quel momento, il numero di tali metodi alternativi di pagamento è aumentato esponenzialmente, raggiungendo quota 5.600 nel 2020, per un valore globale stimato in 250 miliardi di euro (che rappresenta ancora una proporzione relativamente modesta del valore monetario totale).

I rischi delle criptovalute prive di regolamentazione

Sebbene le criptovalute siano il risultato del progresso tecnologico, costituendo una nuova modalità di pagamento per effettuare transazioni, il relativo valore risulta spesso volatile e poco stabile, rendendone consequenzialmente l’uso pratico poco agevole e limitato; circostanza, questa, che trasforma tali cripto-attività in una forma di investimento notevolmente rischiosa.

Se, da un lato, le criptovalute rappresentano strumenti dalle caratteristiche particolarmente attraenti, poiché forniscono la possibilità di effettuare transazioni semplici e sicure senza il bisogno intermediari e in assenza di un registro centrale, dall’altro le lacune legislative tutt’oggi vigenti delineano un quadro che profila non pochi rischi per gli utenti.

criptovalute rischi

In tale prospettiva, la mancanza di un’apposita cripto-regolamentazione a livello dell’Unione Europea (UE) lascia sprovvisti i consumatori di un’adeguata tutela e protezione, con la conseguenza che gli stessi – spesso non informati a sufficienza sui rischi derivanti da tali attività – rimangono esposti a gravi perdite di denaro, nonché alla possibilità di divenire facili vittime di truffe online.

Un utilizzo sempre più progressivo di criptovalute in assenza di una legislazione comunitaria completa posta a garanzia degli utenti comporterebbe, inoltre, una forte instabilità finanziaria, aggravata dal rischio di possibili manipolazioni del mercato, nonché di forme più evolute di criminalità organizzata: in termini di effetti, basti pensare che, nel 2020, il costo annuale della criminalità informatica per l’economia globale è stato stimato in 5,5 miliardi di euro, ossia il doppio di quello del 2015, secondo quanto riportato dalla Commissione europea.

Quali risposte dall’Unione Europea?

Il fenomeno delle criptovalute ha posto all’UE una nuova sfida, racchiusa in un bilanciamento di interessi: da un lato, frenare le minacce derivanti dalle criptovalute e, dall’altro, aumentarne il potenziale. A tal scopo, a partire dal Marzo del 2022, le Istituzioni comunitarie hanno cominciato a delineare quel quadro normativo necessario ad incoraggiare lo sviluppo e l’uso delle tecnologie in esame, preservando un elevato livello di stabilità finanziaria, trasparenza e integrità del mercato.

In particolare, i membri del Parlamento europeo hanno adottato un pacchetto di norme volte a supportare la sperimentazione della tecnologia del registro di contabilità distribuita, come le blockchain per il commercio di criptovalute: si tratta di strumenti che garantiscono la registrazione delle interazioni e il trasferimento di criptovalute.

Sulla scia di quanto descritto, lo scorso 30 giugno, l’Europarlamento e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo provvisorio, che prevede una regolamentazione delle offerte pubbliche di criptovalute, volta ad assicurare – oltre agli obiettivi sopra elencati, come la trasparenza – la certezza del diritto, la protezione dei consumatori e degli investitori, l’informativa, l’autorizzazione e il controllo delle operazioni; compito, quest’ultimo, da affidarsi all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e dall’Autorità bancaria europea.

Successivamente, nell’ottobre del 2022, gli europarlamentari hanno affrontato il problema dell’evasione fiscale, richiedendo agli Stati membri di coordinarsi meglio sulla tassazione delle criptovalute, da intendersi come equa, trasparente ed efficace. Al tempo stesso, tuttavia, il Parlamento europeo ha suggerito alle autorità nazionali di tenere nella dovuta considerazione un trattamento fiscale semplificato per i commercianti occasionali o di piccole dimensioni e delle piccole transazioni.

In conclusione, vi sono numerosi punti che, con riguardo al fenomeno delle criptovalute esaminato in termini giuridico-economici, meritano di essere analizzati e approfonditi da una legislazione più compiuta e precisa, che possa garantire i mercati delle cripto-attività, nonché la stabilità finanziaria del sistema e la tutela dei consumatori.