AttualitàEconomia e Diritto

BCE, prosegue la politica monetaria restrittiva

Analizziamo insieme le principali decisioni assunte dalla BCE in materia di tassi di interesse di riferimento e le stime aggiornate 2023-2025


«L’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, in linea con la nostra determinazione ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine. L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle nostre valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria». 

Con queste parole Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), lo scorso 16 marzo ha aperto la conferenza stampa che, come di consueto, segue la riunione del Consiglio direttivo della BCE annunciando, come da attese, la prosecuzione della stretta della politica monetaria dell’Istituzione comunitaria. 

Si tratta dell’ennesimo aumento dei tassi di interesse di riferimento che segue quelli già avvenuti a partire dalla scorsa estate. Più nel dettaglio, al primo rialzo avvenuto lo scorso luglio (+0,50 per cento) hanno fatto seguito gli aumenti avvenuti sempre nel 2022 nei mesi di settembre (+0,75 per cento), novembre (+0,75 per cento), dicembre (+0,50 per cento) e all’aumento avvenuto a febbraio 2023 (+0,50 per cento).

Pertanto, a decorrere dal 22 marzo scorso, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali – ossia il tasso di interesse corrisposto dalle banche quando assumono prestiti dalla BCE per la durata di una settimana – sulle operazioni di rifinanziamento marginale – cioè, il tasso di interesse corrisposto dalle banche quando assumono prestiti dalla BCE overnight – e sui depositi presso la banca centrale – vale a dire, il tasso che definisce l’interesse che le banche percepiscono sui loro depositi overnight – si attestano, rispettivamente, al 3,50 per cento, al 3,75 per cento e al 3,00 per cento. Livelli così alti non si raggiungevano dal 2008.

Tale rialzo ha confermato le aspettative degli analisti. Riprendendo le parole di Sylvain Broye, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings, «la BCE ha fatto ciò che ci si aspetterebbe da una banca centrale con un mandato di stabilità dei prezzi, quando l’inflazione, al netto delle componenti volatili dell’energia e degli alimenti, è più che doppia rispetto al target: ha rispettato l’impegno di aumentare i tassi di riferimento di 50».

Sylvain Broye BCE
Sylvain Broye, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings

Ovviamente la BCE non è l’unica che sta varando importanti misure di politica monetaria restrittiva al fine di combattere l’inflazione. Al riguardo, sempre nel mese di marzo, possiamo citare:

la FED, la quale lo scorso 22 marzo, a seguito del voto unanime dei membri del Federal Open Market Committee (FOMC), ha aumentato il saggio di riferimento dello +0,25 per cento, ora fissato pertanto in un intervallo compreso tra il 4,75 per cento e il 5 per cento;

– la Bank of England che, rispettando le attese degli analisti e sulla scia di BCE e FED, lo scorso 23 marzo ha annunciato un aumento dello +0,25 per cento del saggio di riferimento, l’undicesimo aumento consecutivo negli ultimi 18 mesi. Tale aumento porta quest’ultimo dal 4 al 4,25 per cento;

– la Swiss National Bank che lo scorso 23 marzo ha alzato il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base, portandolo all′1,5%

Le proiezioni economiche 2023-2025 della BCE

In tema di inflazione, gli esperti, rispetto alle stime fornite nel Bollettino economico BCE, n. 8 – 2022 (le “precedenti stime”), pubblicato lo scorso 13 gennaio, hanno rivisto le proprie proiezioni al ribasso rispetto al 2023 e al 2024 e in leggero rialzo rispetto al 2025.

Nello specifico, le nuove proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti prevedono, in media, un tasso annuo di inflazione del 5,3 per cento nel 2023 (-1,0 per cento rispetto alle precedenti stime), che si ridurrebbe al 2,9 per cento nel 2024 (-0,5 per cento rispetto alle precedenti stime) e al 2,1 per cento nel 2025 (+0,2 per cento rispetto alle precedenti stime). Stante queste stime, alla fine dell’orizzonte di analisi, l’inflazione si attesterebbe lievemente al di sopra dell’obiettivo del 2 per cento.

Volendo scendere a un livello più granulare dell’analisi, valutando l’andamento dell’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, gli esperti hanno rivisto le proprie proiezioni al rialzo per tutto l’arco piano di analisi. 

Infatti, si prevede, in media, un tasso annuo di inflazione del 4,6 per cento nel 2023 (+0,4 per cento rispetto alle precedenti stime), che si ridurrebbe al 2,5 per cento nel 2024 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime) e al 2,2 per cento nel 2025 (+0,2 per cento rispetto alle precedenti stime).  

Le significative contrazioni dell’andamento dell’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari che sono stimate per il 2024 e il 2025 sono da imputarsi, secondo gli esperti, al venir meno delle spinte al rialzo derivanti dai passati shock dell’offerta e dalla riapertura delle attività economiche che congiuntamente agli effetti di una politica monetaria più restrittiva frenerà in misura crescente la domanda.

In tema di crescita economica, alla luce delle ultime proiezioni dagli esperti, ci si attende che il tasso di incremento medio annuo del PIL in termini reali si collochi all’1,0 per cento nel 2023 (+0,5 per cento rispetto alle precedenti stime), all’1,6 per cento sia nel 2024 (-0,3 per cento rispetto alle precedenti stime) sia nel 2025 (-0,2 per cento rispetto alle precedenti stime). 

Rispetto alle precedenti stime, le proiezioni 2023 nello scenario base sono state riviste al rialzo per effetto sia della maggiore tenuta dell’economia al difficile contesto internazionale, sia del calo delle quotazioni energetiche. Le proiezioni 2024 e 2025, invece, sono state riviste al ribasso stante una politica monetaria più restrittiva.

È doveroso precisare che, come specificato in conferenza stampa, «le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE sono state ultimate agli inizi di marzo, prima delle recenti tensioni emerse nei mercati finanziari. Tali tensioni comportano pertanto ulteriore incertezza riguardo alle valutazioni dello scenario di base per l’inflazione e la crescita».

Le tensioni a cui si fa riferimento sono ovviamente quelle che si sono generate a seguito del crollo di Silicon Valley Bank e della crisi di Credit Suisse e First Republic Bank.

Al riguardo, l’istituto di Francoforte ha voluto precisare che «il Consiglio direttivo segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso, la BCE dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria».


Avatar photo

Rosario Bordino

Classe 1986, mi interesso di politica economia e diritto dell'economia. “il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.