Previsioni economiche Commissione europea

Commissione europea, quali previsioni economiche per l’UE?

Il 13 febbraio scorso, la Commissione europea ha pubblicato le Previsioni economiche d’inverno 2023. Quali sono i dati riportati e quali prospettive per l’UE?


La Commissione europea, com’è noto, rappresenta l’Istituzione comunitaria che promuove l’interesse generale dell’Unione Europea (UE), proponendo la legislazione, assicurandone il rispetto e attuando le politiche e il bilancio dell’UE. Tra le varie funzioni svolte, tale braccio esecutivo provvede a pubblicare periodicamente (ogni tre mesi) precise analisi – note come “Previsioni economiche” – con cui esamina, in chiave prognostica, l’andamento del PIL e dell’inflazione non solo degli Stati membri singolarmente considerati, ma anche dell’Eurozona e dell’Unione nel loro complesso.

A tal riguardo, lo scorso 13 febbraio, la Commissione europea ha presentato l’ultimo dei documenti che rientrano nel novero sopra menzionato, relativo alle Previsioni economiche d’inverno 2023, nel quale ha riportato dei dati maggiormente rassicuranti rispetto alla precedente analisi dell’11 novembre 2022. Nel dettaglio, la possibilità per l’economia comunitaria di entrare in recessione tecnica – paventata nell’ultimo trimestre dell’anno conclusosi – sembrerebbe scongiurata, grazie a una maggiore resilienza.

Il rischio della recessione economica

L’economia dell’UE, così come quella dei rispettivi Stati membri, ha subito notevoli effetti negativi, derivanti, a partire dal biennio 2007-2008 sino ad oggi, da crisi e shock finanziari ed extra-economici, che hanno determinato diverse battute d’arresto alla crescita, nonché messo in chiaro le lacune che l’Unione presenta nella propria struttura. Nel dettaglio, tanto la Grande Recessione e la crisi dei debiti sovrani, quanto la pandemia hanno richiesto degli interventi straordinari, con l’obiettivo di aumentare la resilienza comunitaria, seppur con strumenti e modalità di cooperazione politica differenti.

Ad aggravare ulteriormente il compito di garantire la predetta resilienza economica dell’Unione nel suo complesso, il 2022 si è caratterizzato per lo scoppio del conflitto russo-ucraino, il quale ha determinato una crisi energetica che ha lasciato il segno sulla domanda globale e rafforzato le pressioni inflazionistiche a livello mondiale, nonostante nel primo semestre dell’anno scorso l’economia comunitaria avesse rivestito i tratti della solidità.

Proprio per tali ragioni, la Commissione europea aveva ipotizzato – nelle proprie Previsioni economiche d’autunno 2022 – il rischio che l’UE, l’Eurozona e la maggior parte degli Stati membri potessero entrare in recessione nell’ultimo trimestre dell’anno, a causa della vicinanza geografica alla guerra e della forte dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia.

Un contesto, questo, di elevata incertezza che sarebbe stato ulteriormente reso difficoltoso dai futuri – e, di fatto, verificatisi – rincari dell’energia, accompagnati dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e dall’inasprimento delle condizioni di finanziamento.

Le nuove stime della Commissione europea

Secondo le Previsioni economiche d’inverno 2023, pubblicate dalla Commissione europea lo scorso 13 febbraio, l’Unione è riuscita a evitare la contrazione nel quarto trimestre dell’anno scorso, nonostante gli shock negativi sopra menzionati. Nel dettaglio, tale risultato è dipeso da diversi fattori, come la continua diversificazione delle fonti di approvvigionamento e il forte calo dei consumi, che hanno determinato livelli di stoccaggio del gas al di sopra della media stagionale degli ultimi anni, nonché una riduzione dei prezzi del gas all’ingrosso.

Con particolare riguardo ai dati riportati dalla Commissione europea, rispetto a quanto preventivato nel novembre dello scorso anno (segnalato tra parentesi), si stima un tasso di crescita annuo per il 2022 attualmente al 3,5 per cento, sia nell’UE (3,3 per cento) che nella zona euro (3,2 per cento). Per quanto concerne, invece, gli anni successivi, è prevista nell’Unione una crescita dello 0,8 per cento (0,3 per cento) e dell’1,6 per cento (1,6 per cento) rispettivamente per il 2023 e il 2024, nonché dello 0,9 per cento (0,3 per cento) e dell’1,5 per cento (1,5 per cento) nell’Eurozona con riferimento ai medesimi anni.

Di seguito, viene riportata una tabella, tratta dal documento della Commissione europea contenente le Previsioni economiche d’inverno 2023, in cui vengono confrontati i dati relativi al PIL dell’UE, dei suoi Stati membri, nonché dell’Eurozona:

Dati positivi provengono anche dalle stime relative all’inflazione, il cui picco storico del 10,6% di ottobre 2022 – dopo tre mesi consecutivi di moderazione complessiva – sembra essere superato. In particolare, nell’UE l’inflazione complessiva dovrebbe scendere dal 9,2 per cento (9,3 per cento) nel 2022 al 6,4 per cento (7,0 per cento) nel 2023 e al 2,8 per cento (3,0 per cento) nel 2024. Nella zona euro, invece, dovrebbe ridursi dall’8,4 per cento (8,5 per cento) nel 2022 al 5,6 per cento (5,6 per cento) nel 2023 e al 2,5 per cento (2,6 per cento) nel 2024.

Si tratta, come si può agevolmente comprendere, di previsioni riviste al ribasso rispetto alle precedenti, poiché riflettono principalmente l’andamento del mercato dell’energia; un mercato, questo, da cui derivano i maggiori rischi al rialzo per l’inflazione. Secondo la Commissione europea, infatti, le pressioni sui prezzi potrebbero rivelarsi più ampie e più radicate del previsto se la crescita dei salari dovesse stabilizzarsi a tassi superiori alla media per un periodo prolungato.

Il mercato del lavoro

Sebbene i fattori di crisi – da ultimo, il conflitto russo-ucraino – abbiano alimentato un contesto fortemente negativo e rischioso per l’UE, stante la condizione di elevata incertezza che ne è derivata, il mercato del lavoro dell’Unione ha continuato a registrare risultati positivi, con il tasso di disoccupazione rimasto al suo minimo storico del 6,1 per cento fino alla fine del 2022, nonché con occupazione e partecipazione ai massimi livelli.

Se, da un lato, l’espansione economica dello scorso anno ha creato ulteriori due milioni netti di posti di lavoro nella prima metà del 2022, portando il numero di occupati nell’UE a un massimo storico di 213,4 milioni, dall’altro sussistono ancora degli elementi negativi, legati ai costi energetici elevati e all’aumento dell’inflazione di fondo a fine gennaio, cui tanto i consumatori, quanto le imprese, ancora oggi continuano a  fronteggiare, nonostante l’evidente erosione del rispettivo potere di acquisto.

Le prossime previsioni economiche saranno quelle di primavera 2023, la cui pubblicazione è prevista per il mese di maggio di quest’anno. Sarà l’occasione per vedere gli effetti che l’attuale contesto economico, frutto dei fattori esogeni ed endogeni cui si è fatto riferimento sopra, avrà prodotto sulla crescita degli Stati membri e dell’UE nel suo complesso.