“Housing is not a privilege” il progetto fotografico che mostra una Palermo scomoda
Girato per le vie del centro storico di Palermo, il reportage “Housing is not a privilege” si pone l’obiettivo di denunciare il paradosso istituzionale legato all’attuale condizione dei senzatetto nel capoluogo siciliano.
L’art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che “Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ha inoltre diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di mancanza di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
In risposta alla norma universale proposta e lontana dalla realtà, prende vita Housing is not a privilege, il progetto fotografico collaborativo di Alice Castiglione (IG: @Alys.TheWitch) ed Ester Di Bona (IG: @Photo_Edibi), girato per le vie notturne e silenziose della città di Palermo, raccolto in un provocatorio reportage firmato a quattro mani e realizzato in occasione della campagna “Housing for all” promossa dalla ONG fenLENS.
Housing is not a privilege, l’arte come denuncia
Il progetto fotografico collaborativo, nella sua definizione, punta il dito contro l’individualismo sfrenato che caratterizza la società moderna, presentando un lavoro a più mani in cui il “singolo” diventa un “insieme”.
Con “Housing is not a privilege” Alice ed Ester decidono di raccontare una Palermo di cui si ha vergogna: un lato nascosto che non viene mostrato ai turisti e ristagna tra gli angoli bui di una città secolare, lontana dagli occhi borghesi di chi non vuole vederla, e le zone più illuminate del centro storico, sotto l’indifferenza generale dei passanti, come anche delle stesse istituzioni.
«L’intento – spiega Alice Castiglione – è chiaramente quello di denunciare una condizione vissuta da troppe persone, che espone soprattutto le donne e le persone non binarie alla vulnerabilità mentale, ma anche a violenze e stupri che raramente vengono denunciati, raccontati o documentati. Questo porta la persona colpita non solo a subire violenza, ma anche a non cercare aiuto».
Durante le sessioni fotografiche, rigorosamente in notturna, sono stati distribuiti beni di prima necessità come acqua potabile, cibo, prodotti per la cura dell’igiene, ecc.
«Abbiamo lavorato in religioso silenzio – racconta Ester Di Bona – seguendo e documentando le tracce in giro per la città, senza disturbare: a volte abbiamo trovato qualcuno con cui parlare e scambiare dei beni, altre solo i resti di un passaggio inosservato».
«Abbiamo esplorato il centro di Palermo – continua Alice – e siamo state colpite dalla contraddizione della Kalsa: questo quartiere è uno dei più antichi di Palermo, risalente al periodo della dominazione araba. Il suo nome deriva dall’arabo al-khalisa, “l’eletto”, perché al suo interno si trovava la cittadella fortificata dell’emiro e la sede della sua corte. Uno degli accessi a Piazza Kalsa è la Porta dei Greci, dove viene esposto il carro di Santa Rosalia al termine della festa dedicata alla patrona della città. Proprio dietro il carro, sotto la porta di pietra, dormono i senzatetto che cercano protezione per la notte. Ironico, vero?».
Povertà e indifferenza a Palermo, l’appello alle istituzioni
Nonostante nell’immaginario collettivo i senzatetto siano per la maggior parte extracomunitari, magari provenienti dal Nord Africa e arrivati qui a causa della migrazione economica, è importante sottolineare che una tale condizione non è dettata dall’etnia o dal colore della pelle, e che sono tantissimi i palermitani a non avere una fissa dimora, per un motivo o per un altro.
A Palermo esistono numerose organizzazioni che offrono un aiuto concreto a chi non ha più un tetto sopra la testa, come Gli Angeli della Notte Onlus, Io sono l’Altro, il Rotary Palermo o la Caritas, ma tante altre associazioni che ciclicamente si occupano di eventi solidali che partono dal basso.
L’ideale sarebbe che oltre all’aiuto caritatevole di persone comuni, le istituzioni cominciassero a interrogarsi su come evitare situazioni in cui un uomo o donna o bambino che sia, si ritrovi a vivere la sua esistenza per strada.
«Ascoltare le persone e sostenerle nei momenti di difficoltà è uno dei compiti dell’istituzione democratica che, in teoria, dovrebbe provvedere ai complessi bisogni di una società stratificata in classi sociali con possibilità e bisogni diversi – conclude Alice – In Italia e in Europa ci sono migliaia di persone senza fissa dimora, eppure non esiste un censimento della popolazione senza fissa dimora che vive per le strade della quinta città più popolosa d’Italia… ci sono molte case confiscate alla mafia che non sono mai state censite e rialloggiate. Cosa aspettano le istituzioni?».