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Price cap sul gas, quale compromesso per l’Unione Europea?

Price cap, riduzione della domanda, tetto sui ricavi dei produttori: quali sono le strategie discusse dall’Unione Europea per far fronte alla crisi energetica.


La questione energetica costituisce una sfida all’interno dell’Unione Europea (UE) che ha cominciato a dipanare i suoi effetti negativi già in epoca post-pandemica. Il conflitto russo-ucraino, in tal senso, ha contribuito ad aggravare una situazione di approvvigionamento già resa complessa dalla crisi sanitaria, la quale ha ulteriormente indebolito le economie degli Stati membri e, più in generale, dell’UE.

Per fronteggiare lo scenario sopra descritto, nell’ottobre 2021, la Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure – successivamente ampliato nella primavera del 2022 – volto a ridurre l’effetto dell’aumento dei prezzi sui consumatori vulnerabili e sulle piccole imprese già in difficoltà a causa dello shock pandemico; un pacchetto, questo, destinato a incrementare la resilienza dell’Unione contro le sfide future, mediante investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.

Le nuove proposte della Commissione europea

Stante l’ulteriore e recente aumento dei prezzi, lo scorso 14 settembre, la Commissione europea ha proposto un intervento di emergenza sui mercati dell’energia, dettato primariamente dalla necessità di far fronte agli effetti del forte squilibrio tra domanda e offerta. In tale prospettiva, muovendo dallo specifico intento di alleviare – ancora una volta e in misura maggiore – le piccole imprese e le famiglie di consumatori, l’Istituzione comunitaria ha adattato le proprie misure allo scenario corrente, puntando sulla riduzione della domanda di energia elettrica e sulla redistribuzione dei ricavi eccedenti del settore energetico ai clienti finali.

Con riferimento alla riduzione della domanda, ipotizzata nel tentativo di placare il mercato e assottigliare i prezzi dell’energia elettrica, la Commissione europea ha suggerito di introdurre l’obbligo di diminuire i relativi consumi di almeno il 5 per cento all’interno delle fasce orarie di picco dei prezzi: in particolare, dovrebbe essere compito degli Stati membri selezionare tali fasce, pari al 10 per cento delle ore totali. L’Istituzione comunitaria, inoltre, fissa un ulteriore obiettivo: ridurre la domanda complessiva di energia elettrica di almeno il 10 per cento fino al 31 marzo 2023, lasciando ai Paesi UE la libertà di adottare gli strumenti che riterranno idonei per raggiungere il suddetto scopo.

Come accennato in precedenza, la Commissione europea ha altresì proposto misure in favore dei clienti finali. Nello specifico, andrebbe applicato un massimale temporaneo sui ricavi dei produttori di energia elettrica “inframarginali”, che generano energia elettrica con tecnologie meno costose, come le rinnovabili, il nucleare e la lignite, e alimentano la rete a un costo inferiore rispetto al livello di prezzo fissato dai produttori “marginali“, che hanno costi più elevati. Tale massimale – da fissare, secondo l’esecutivo europeo, a 180 EUR/Mwh – consentirebbe ai produttori di coprire i costi di investimento e di funzionamento, nel pieno rispetto degli obiettivi previsti in materia di energia e clima per il 2030 e il 2050.

Sui risvolti di tale strategia in favore dei clienti finali, la Commissione europea ha proposto di destinare i ricavi eccedenti il massimale sopra indicato per ridurre le bollette dei consumatori di energia, tramite prelievo che dovrebbe essere effettuato direttamente dagli Stati membri. Nel dettaglio, l’Istituzione comunitaria intende incoraggiare la conclusione di accordi bilaterali tra i Paesi UE produttori e quelli importatori, al fine di agevolare i clienti di questi ultimi, in un pieno spirito di solidarietà inteso quale cartina di tornasole per fronteggiare gli effetti negativi della crisi energetica.

La lente della solidarietà sopra indicata, inoltre, dovrebbe essere applicata – su proposta sempre della Commissione europea – per l’instaurazione di un contributo temporaneo sugli utili in eccesso generati dalle attività nei settori del petrolio, del gas, del carbone e della raffinazione che non saranno soggetti al massimale sui ricavi inframarginali, così da mantenere gli incentivi agli investimenti nella transizione verde.

La Proposta di Regolamento formulata dalla Commissione europea

La strategia costituita dalle misure appena descritte è stata inserita dalla Commissione europea all’interno di una Proposta di Regolamento del 14 settembre scorso, con cui l’Istituzione comunitaria ha suggerito un intervento straordinario del Consiglio dell’UE per fronteggiare il rincaro dei prezzi dell’energia.

In tale prospettiva, lo scorso 30 settembre, proprio il Consiglio dell’UE – riunito nella formazione che raggruppa i Ministri dell’energia degli Stati membri – ha raggiunto un accordo politico sul primo pacchetto di misure emergenziali per attenuare il caro-bollette, prevedendo quanto già proposto dalla Commissione europea: nello specifico, misure comuni per ridurre la domanda di energia elettrica e per raccogliere e distribuire le eccedenze in entrata del settore energetico ai clienti finali.

L’annosa questione del price cap sul gas

La possibilità di stabilire un tetto massimale – c.d. price cap – al prezzo dell’energia ha suscitato un notevole dibattito tra i Paesi UE. Se, da un lato, Stati membri – che costituiscono la maggioranza, come l’Italia – hanno invocato con fervore l’adozione di un tetto al prezzo, dall’altro Paesi come la Germania e l’Olanda ne hanno sottolineato il carattere eccessivamente divisivo.

Nel tentativo di trovare un punto di incontro tra le diverse correnti, l’alternativa al price cap paventata potrebbe essere costituita da un range di prezzo – una sorta di “tetto a forchetta” – in grado di fornire rassicurazioni a quegli Stati membri che temono gli effetti dell’eventuale previsione di un tetto massimale fisso sulle rispettive economie.

In tale ottica, i grandi energivori europei lavoreranno, nei prossimi giorni, al fianco della Commissione europea, nel tentativo di formulare nuove proposte che possano concretizzarsi in «un’idea che abbia un ampio consenso», come precisato dalla Commissaria UE all’Energia, Kadri Simson, la quale ha ribadito, inoltre, la necessità di «un intervento di emergenza sull’assetto del nostro mercato dell’energia elettrica, limitando i ricavi per i produttori di energia elettrica a basso costo e autorizzando misure eccezionali sulla regolamentazione dei prezzi per le imprese e per le famiglie».

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Kadri Simson – Yves Herman/Reuters

Il price cap e i rischi di un’Unione disunita

Nonostante gli sforzi posti in essere dalla Commissione europea, volti ad arginare gli effetti negativi della crisi energetica, soprattutto in capo alla piccole imprese e alle famiglie, le differenti posizioni degli Stati membri in materia di price cap potrebbero condurre all’adozione di una risposta meno rapida e, consequenzialmente, meno efficace; uno scenario, questo, che desta non poche preoccupazioni, se letto alla luce della recente recessione e dell’inflazione dell’Eurozona, che ha toccato il suo massimo storico (+10 per cento) dall’introduzione della moneta unica.

Si tratta di una sfida che – al pari delle precedenti crisi (finanziaria, economica, sanitaria) – richiede un intervento forte e deciso da parte dell’UE, espressione di un’unione politica troppo spesso assente negli scenari geopolitici globali, poiché soggiogata dalle logiche nazionali securitarie. 

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