Per l’Europa il nucleare diventa sostenibile

L’iter di approvazione non è ancora concluso, la proposta della Commissione dovrà essere approvata dal Parlamento e Consiglio, e possiamo solo sperare che la voce degli europei si faccia sentire, ma se così non fosse, il futuro europeo sarà nucleare.


Lo scorso 2 febbraio, con il voto di maggioranza della Commissione Europea, il gas e l’energia nucleare sono state dichiarate fonti utili per la transizione ecologica entrando di diritto nella tassonomia verde europea. 

La tassonomia è una lista delle attività economiche considerate sostenibili, e si pone l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi climatici previsti dal Green Deal. Non riguarda solo l’energia, ma anche trasporti, edilizia e comunicazione, settori che potranno ricevere più facilmente finanziamenti pubblici e privati.

Per essere considerate sostenibili, tuttavia, le attività che entrano a far parte della tassonomia dovrebbero sottostare al principio di sicurezza. Com’è possibile, dunque, che l’energia nucleare e il gas siano state incluse tra le fonti utili per la transizione?

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Sono state poste alcune condizioni che, però, appaiono troppo imprecise per essere prese sul serio. I nuovi impianti a gas non potranno aggiungersi ma dovranno sostituire quelli basati su petrolio e carbone entro il 2030, mentre il nucleare, naturalmente, dovrà essere di ultima generazione. 

Le condizioni messe sul tavolo sono talmente scontate da far pensare che nessuno sapesse di cosa si parlasse: sarà obbligatorio utilizzare le migliori tecnologie possibili e prevedere piani chiari e attuabili per lo smaltimento dei rifiuti nucleari. Come sarà possibile, poi, costruire dal nulla centrali nucleari di ultima generazione in sette anni, non è dato saperlo. 

Secondo quanto approvato dalla Commissione, saranno considerate sostenibili le centrali nucleari con permessi di costruzione ante 2045 e le centrali a gas per la produzione di elettricità che emettono meno di 270 grammi di CO2 per kilowattora fino al 2031 o meno di 100 grammi per tutta la loro vita utile. L’atto entrerà in vigore entro due mesi se non saranno sollevate obiezioni. 

Il Consiglio può opporsi con il voto contrario di 20 Stati membri, altamente improbabile, mentre il Parlamento con la maggioranza assoluta, ovvero con almeno 353 deputati in plenaria.

La posizione degli Stati membri dell’Unione evidenzia l’imbarazzo di una decisione che sa molto di “scorciatoia”. Sicuramente nucleare e gas hanno dei lati positivi: il primo riesce a produrre molta energia producendo poca CO2, il secondo emette meno CO2 rispetto ai suoi parenti fossili, carbone e petrolio. Ma davvero siamo disposti a dimenticare i lati negativi di queste due fonti di energia?

Il gas resta pur sempre una fonte fossile, portando con sé tutti i rischi e i danni a lungo termine dati dalla sua estrazione, non riuscendo, per di più, a garantire il mantenimento della temperatura globale al di sotto dell’aumento di 1,5 gradi. Il nucleare, dal canto suo, ha costi alti e imprevedibili, per non parlare della lunghezza dei tempi di costruzione delle centrali, del rischio incidenti e di quel “piccolo problema” con lo smaltimento delle scorie.

La Germania non ci sta e ribadisce da subito che “Il governo tedesco rimane contrario a classificare l’energia nucleare come eco-sostenibile”, e si affianca all’Austria che minaccia un ricorso alla Corte di Giustizia Europea insieme al Lussemburgo. L’Italia, rappresentata da Paolo Gentiloni, ha espresso perplessità rispetto al provvedimento ma ha comunque votato a favore.

D’altra parte per noi italiani c’è il rischio che cambi davvero poco: abbiamo previsto (senza alcuna base di dati) di diminuire l’utilizzo del gas a un massimo del 22 per cento entro il 2030 e fino al 9 per cento entro il 2050. Per farlo, tuttavia, dovremo importare energia nucleare da Francia e Slovenia, diminuendo ulteriormente la nostra autonomia energetica.

La tassonomia, così come approvata dalla Commissione, penalizza il nostro sistema energetico, escludendo dai fondi impianti che ad oggi sono attivi e andrebbero manutenuti per raggiungere standard di sostenibilità. Sul nucleare, poi, l’Italia ha ben poco da dire.

In conclusione, benchè si possa sperare che tutto vada per il meglio e che il futuro di nessuna nazione veda una nuova Chernobyl, è importante sottolineare che l’investimento su gas e nucleare toglie, inevitabilmente, sostegno economico alle fonti davvero rinnovabili: l’eolico, l’idroelettrico e il solare, impedendo l’evoluzione tecnologica delle uniche risorse che dovrebbero interessarci per costruire un futuro “pulito”.