Piano city Palermo, la cultura chiama e il capoluogo siciliano risponde

A meno di una settimana dalla conclusione del Piano city Palermo, è tempo di bilanci e riflessioni: il mondo della cultura deve tornare più forte di prima. 


Se i comizi elettorali stanno affollando le piazze di molti comuni e capoluoghi italiani, non possiamo dire altrettanto di eventi culturali aperti al pubblico. Anche se diversi tour sono stati programmati e stanno avendo luogo in Italia, in sicurezza e con le dovute accortezze sul distanziamento degli astanti in platea, il mondo della cultura non ha ripreso a pieno ritmo. Non siamo di certo nelle condizioni di due anni fa: un tempo, quello trascorso, che a pensarci sembra un’era geologica. Ma quando si respira l’atmosfera del concerto, soprattutto quest’anno che ha sancito il ritorno a eventi “ambiziosi”, non si può fare a meno di amarla. Ed è quello che è successo appena lo scorso weekend a Palermo, durante il Piano city Palermo

È stata un successo la quarta edizione del Piano city Palermo, dopo il “salto” compiuto nel 2020 a causa di una pandemia evidentemente nel pieno della sua gravità. E se noi, da “privilegiati” quali siamo – vuoi per il vaccino, vuoi per un sistema sanitario che ha retto – abbiamo potuto non solo uscire, ma anche godere di eventi aperti al pubblico, lo dobbiamo all’organizzazione di Piano city che ha garantito sicurezza, chiarezza della comunicazione e una serie di proposte all’altezza delle precedenti edizioni

L’attesa, spasmodica, è culminata il 15 settembre nella fatidica giornata dell’apertura alle prenotazioni agli eventi, tutti andati in sold out nel giro di mezz’ora. La partecipazione, infatti, di anno in anno sempre più numerosa e calorosa, non ha deluso le aspettative. La pagina Instagram, da subito assalita di commenti all’annuncio dell’arrivo del Piano city Palermo, è divenuta ritrovo di nostalgie, ricordi delle passate edizioni ma soprattutto di una ritrovata voglia di rivivere la cultura in città, come timidamente avvenuto durante l’estate nonostante la massiccia presenza di turisti. 

«A Palermo il festival ha trovato un’accoglienza davvero appassionata – ha dichiarato il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando – Ancora una volta Piano City si conferma punto stabile di riferimento culturale di Palermo».

Piano city Palermo ester di bona
Esibizione di Rolando Luna allo Stand Florio – foto di Ester Di Bona

La tre giorni ha schierato sul campo una formazione composta da musicisti nazionali e internazionali oltre che una serie di nuovi talenti – con curricula impressionanti per la giovane età – che hanno suonato brani inediti, omaggi a grandi autori romantici e non solo. Dallo Stand Florio ai Cantieri Culturali alla Zisa, dallo Spasimo a Villa Niscemi la musica, ancora una volta, ha unito e ha fatto gioire le orecchie e i cuori di centinaia e centinaia palermitani.

«Una delle missioni di Piano City – ha dichiarato Ricciarda Belgiojoso, direttrice artistica delle edizioni di Palermo e Milano – è appunto quella di proporre al pubblico molti giovani di grande talento, sia nell’ambito della classica che del jazz e della contemporanea, e far scoprire in anteprima i loro progetti musicali».

Qualcuno la chiama speranza, altri ripartenza: quel che ha avuto luogo resta la dimostrazione plastica che organizzazione, rispetto dei turni e un’adeguata preparazione per gli eventi (Green Pass, biglietto digitale e mascherina su) possono consentire non solo lo svolgimento di eventi culturali cospicuamente partecipati, ma anche il pieno godimento di un’esperienza esattamente alla stregua di quelli di un tempo. Se cambiano le condizioni – sempre per noi fortunati abitanti del lato del mondo con il vaccino – cambiano le modalità per vivere la cultura, un bene prezioso e necessario, ancor più oggi.

Piano city Palermo ester di bona
Esibizione di Rosario Lo Franco a Danisinni – foto di Ester Di Bona

Il venerdì sera ha inaugurato il Piano city Palermo il musicista cubano Rolando Luna, allo Stand Florio, con un’esibizione che ha emozionato il pubblico sotto le stelle della notte palermitana. Su quel palco, dopo il sorriso smagliante del pianista cubano, si sono alternati Remo Anzovino e Kai Schumacher, altri due grandissimi performer in grado di far urlare la folla sul prato (ognuno seduto accanto la propria bandierina gialla distanziata e piantata per terra).

Oltre agli immancabili eventi all’alba, restano indimenticabili le acrobazie di Leandro Mezzatesta, il jazzista palermitano dell’ultimo minuto – chiamato allo Spazio Incolto per sostituire, peraltro egregiamente, un altro musicista, Diego Spitaleri, rimasto a terra a causa dello sciopero dei voli – e l’ipnotica chiusura allo Spasimo del pianista marocchino Amine Mesnaoui, tra le mura della chiesa illuminate di rosso e viola.

Ogni concerto, tutte le appassionate esecuzioni (consigliamo di cercare e seguire i musicisti del programma), da Chopin a Beethoven, da Schumann a Schubert, da Albéniz a Liszt, hanno regalato momenti letteralmente magici in luoghi d’eccezione del patrimonio culturale palermitano. Momenti così tanto desiderati che quasi ovunque non sono mancate le richieste rumorose dei bis, che si trattasse di un’improvvisazione jazz o di un Mozart regalato al pubblico presente al Conservatorio Scarlatti. Se c’è una frenesia che non deve mai placarsi, è la fame di cultura.

Foto in copertina di Ester Di Bona


... ...