La Repubblica Democratica del Congo tra collasso e rinascita

La provincia orientale del Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è stata per diversi giorni sotto i riflettori dei media internazionali. Ma cosa accade una volta spente le luci? 


Sono passate circa due settimane dall’imboscata che ha causato la morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista autoctono Mustapha Milambo. In queste due settimane i riflettori sul Congo si sono spenti, fino a fare uscire la regione orientale del Kivu – confinante con Uganda, Rwanda e Burundi – fuori dal radar dei grandi media internazionali. 

Tuttavia, la situazione è tutt’altro che distesa. «Da anni gli indicatori rivelano ciò che sarebbe accaduto. La comunità internazionale ha lasciato marcire la situazione, dietro la parvenza di presenza della MONUSCO, che in realtà non è riuscita a garantire la pace» ha dichiarato Toussaint Alonga, ex deputato, leader politico e avvocato a Kinshasa davanti alle telecamere del canale AfriqueMediaTv. 

La missione MONUSCO, promossa e istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite mediante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1925 del 28 maggio 2010 e diventata operativa nel luglio dello stesso anno, ha lo scopo di stabilizzare gli equilibri politici e civili in Congo e sostituisce la missione MONUC istituita nel 1999. A dicembre del 2020, in vista della scadenza, le Nazioni Unite l’hanno prorogata di un anno, ma nell’ottica di un progressivo disimpegno dal Paese.

repubblica democratica del Congo

Nella realtà dei fatti, la situazione di instabilità nella Repubblica Democratica del Congo si è rivelata troppo profonda e radicata per poter essere risolta nell’arco di una decade, con il rischio che la presenza delle forze di peacekeeping abbia esacerbato gli episodi di violenza. 

È questo il contesto che fa da sfondo a un ulteriore attacco rivolto a una “vittima eccellente”: uno dei magistrati militari che si occupava di seguire le indagini sulla morte dell’ambasciatore. Il maggiore William Mwilanya Asani è stato ucciso sulla strada Rutshuru-Goma dopo aver partecipato a diversi incontri con investigatori congolesi nell’ambito di un’inchiesta sulla sicurezza dell’area.

La strada che collega Rutshuru a Goma – entrambe città situate nella provincia del Kivu Nord, di cui Goma è capoluogo – è la stessa sulla quale Attanasio, Iacovacci e Milambo hanno perso la vita. Se l’omicidio del maggiore Asani si possa ricollegare alle indagini che stava svolgendo e quale fosse il suo ruolo sono elementi ancora da chiarire, così come quali siano le dinamiche dietro questi attacchi. 

Il Kivu Nord, teatro di questi delitti, è una delle zone più instabili e insanguinate della Repubblica Democratica del Congo. Qui il territorio è ufficiosamente controllato dalle milizie ribelli ruandesi dell’FDLR – Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda – che perorano la causa del Potere Hutu, volto a sottomettere – attraverso un uso massiccio della forza – Tutsi e Hutu moderati. Dopo la condanna dei leader dell’FDLR avvenuta in seguito alle azioni genocidarie in Ruanda, i ribelli hanno trovato rifugio nella provincia del Kivu Nord, prendendo il controllo di un territorio fortemente provato da anni di violenza.

Questa provincia risulta essere una delle più ricche del Congo Kinshasa e al suo interno si trovano abbondanti risorse naturali e minerarie come rame, oro, cobalto, diamanti e coltan. La presenza di queste risorse – unitamente alle condizioni di instabilità politica derivanti da un’acquisizione dell’indipendenza particolarmente violenta sotto la guida di Lumumba e dalla successiva dittatura instaurata da Mobutu – ha contribuito al sorgere di traffici illeciti, sfruttamento degli esseri umani, violenze e corruzione con un governo de facto guidato dalle milizie ribelli e da gruppi di terroristi. 

Negli ultimi anni, tuttavia, il cambio di governo e di leadership in Congo ha fatto sì che si innescassero dinamiche positive per l’est del Paese che accoglie il territorio del Kivu Nord: la priorità è diventata la stabilità politica ed economica della provincia, così come l’instaurazione di relazioni diplomatiche con Angola, Ruanda, Uganda e Burundi legati indissolubilmente alla storia di precario equilibrio del Paese. Inoltre, il presidente Tshisekedi – eletto nel gennaio 2019 – dal febbraio 2021 ricopre anche la carica di Presidente dell’Unione Africana, la cui leadership è sostenuta pubblicamente dalla Cina.

Questi elementi dovrebbero favorire una maggiore apertura del Congo alla collaborazione con l’Unione Africana e con le organizzazioni internazionali, creando dei fora di dialogo che permettano alle province e ai governi legittimi di acquisire più potere nel processo decisionale. 


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Sara Sucato

Siciliana, attivista per i diritti umani, mi piace definirmi "Life enthusiast". Sempre alla ricerca di qualcosa di cui parlare (e di qualcuno che mi ascolti).