“Pandemia”, il gioco di sopravvivenza e collaborazione che è diventato la nostra realtà

Esistono giochi che ci portano a vivere realtà paradossali, angoscianti, dei veri e propri incubi. Poi ci sono realtà che non avremmo mai pensato di affrontare, come ad esempio una pandemia.


Cos’è una pandemia, e a cosa associamo questa parola? «È la tendenza di una malattia a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vastissimi territori e continenti» asserisce l’Enciclopedia italiana Treccani. È possibile associare questa parola, in termini ludici, anche ad un gioco da tavolo: “Pandemia” (Pandemic), di Matt Leacock. In entrambi i casi siamo semplicemente delle pedine soggette a delle leggi di sopravvivenza, o in questo caso, a delle regole, entrambe da rispettare per la buona riuscita dei nostri intenti. Ormai, alla parola “pandemia” associamo naturalmente una realtà che perseguita il mondo dal lontano dicembre 2019, ovvero dalla prima segnalazione attribuibile al SARS-CoV-2, meglio conosciuto come Covid-19.

Lontano, vicino: due termini che, come recita uno dei celebri paradossi di Zenone, «allo stesso tempo sono un numero finito e un numero infinito: sono finite in quanto esse sono né più né meno di quante sono, e infinite poiché tra la prima e la seconda ce n’è una terza e così via». Dunque, è passato quasi un anno: sembrerebbe un esiguo, quasi infinitesimale periodo paragonato all’eternità, ma esagerato, insopportabilmente lungo se contestualizzato nelle condizioni in cui versa attualmente la popolazione globale.

Nessuno ne resta escluso, senza eccezione alcuna. Che sia il terribile morbo di Giustiniano manifestatosi tra il 541 e il 542 d.C., il cui batterio causò successivamente anche la peste nera, apparsa come uno sterminio nel periodo intercorrente tra il 1346 e il 1353; che sia il vaiolo (1824-1829; 1837-1840; 1870-1874), o l’influenza spagnola (1918), o ancora il Covid-19. La popolazione mondiale è chiamata in causa per fronteggiare una malattia con un tasso di mortalità talmente alto – certamente più alto rispetto ad altri virus simili – da terrorizzare l’intero pianeta, portando (specialmente in quest’ultimo caso, dove noi siamo i protagonisti) il sistema economico sul punto di un collasso.

Gioco o realtà? Disporre il tabellone e i pezzi: fatto (circa 4.560 miliardi di anni fa e 200.000 anni fa). Aspettare l’inizio della pandemia: fatto. La prima cosa che ci è stata detta di fare per la salvaguardia della nostra incolumità, è stata quella di munirsi di mascherine chirurgiche o FFP2, lavarsi, igienizzarsi le mani e ridurre al minimo indispensabile i contatti umani, fino all’incombente stato di lockdown del 9 marzo 2020. Un serio e significante argine nei confronti di questo virus.

Tabellone di gioco

Ogni gioco che si rispetti, come input che possa avviare i propri ingranaggi ludici, necessita di una ragione e di uno scopo: Pandemia sfrutta, per l’appunto, la nascita di una serie di malattie virali e la conseguente esigenza di rallentarla, arginarla, combatterla. Una volta propagati ben quattro virus dal nome e dall’origine ignota, il gioco ci chiama in causa per affrontarli facendo sfoggio delle capacità dei personaggi giocabili: Medico, Scienziata, Ricercatrice, Esperto di Operazioni, Specialista in Quarantena, Pianificatore di Contingenze e Responsabile dei Trasporti. Nulla di ordinario, ma allo stesso tempo, nulla di inverosimile a oggi. Ed è per mezzo di questi eroi – come lo sono coloro che combattono giornalmente per perorare la causa della nostra sopravvivenza – che il gioco ci spinge a sfruttare le loro distinguibili capacità per combattere la diffusione di queste malattie. Questo è lo scopo del gioco, del nostro gioco.

A oggi sembrerebbe difficile distinguere la realtà dalla finzione del gioco, così verosimile e, viceversa, distinguere il gioco dalla nostra quotidianità. Infatti, l’insegnamento è univoco: tenere alla larga il più possibile un virus che altrimenti sarebbe in grado di sterminarci. Tuttavia, è possibile rendersi conto della loro differenza sostanziale quando emerge il fatto che la popolazione mondiale svolge un ruolo passivo all’interno del tabellone di gioco. Quando invece, attualmente, nel mondo reale sono 7 miliardi e mezzo gli eroi coinvolti nella lotta contro il SARS-CoV-2

Come in ogni diffusione virale, anche quelle meno gravi, non è necessario debellare totalmente il virus per “vincere la partita”, perché grazie ai vaccini è possibile renderlo innocuo. Ed è proprio grazie allo sforzo collettivo, di addetti ai lavori in campo farmaceutico e di chi comunemente, come noi, non è impiegato nella ricerca di una cura, che si può impedire la diffusione del morbo da coronavirus, impedendo così l’insorgenza di focolai che contribuirebbero ad allungare l’innumerevole elenco di morti provocati dal Covid-19.  A oggi i morti totali su questa lista sono 1,57 milioni. Paradossale pensare che quest’ultimo dato, inserito in un altro contesto, avrebbe una valenza esigua.

di Armando Imparato


Redazione

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