Letizia Battaglia poetica e intima nei suoi scatti per la mostra «Minime d’amore»
“Minime d’amore” a Palermo alla Galleria Francesco Pantaleone, racconta con lo sguardo di Letizia Battaglia un amore universale, semplice e potente.
Di recente si è parlato tanto della fotografa Letizia Battaglia soprattutto sul caso montato sopra la sua collaborazione con Lamborghini, con il conseguente abbandono della fotografa del Centro Sperimentale di Fotografia ai Cantieri Culturali della Zisa.
Si sono spese parole forti, parole ingiuste, critiche severe e opinioni personali. Si è portato avanti un discorso probabilmente tralasciando la conoscenza di questa artista e donna, che ha sempre utilizzato il suo mezzo – la fotografia – con graffiante verità.
Dal 1974 e fino al 1991 dirige il team fotografico del quotidiano pomeridiano L’Ora di Palermo, fondando successivamente l’omonima agenzia fotografica. Altro grande traguardo lo raggiunge nel 1985 quando diviene la prima donna in Europa a ricevere il premio “Eugene Smith Grant” per la fotografia sociale e anni dopo, nel 1999, il “Mother Jones Photography Lifetime Achievement Award” per la fotografia documentaristica. Una donna che ha lottato come tale per emergere in un mondo di uomini, con la tenacia che tanto la contraddistingue.
Conosciuta dai molti come la fotografa delle vittime di mafia, Letizia Battaglia è entrata anche nella realtà dei quartieri di Palermo, addentrandosi nelle fragilità e in tutte quelle fessure che sembrano solamente sporche e polverose, ma che contengono tanta tenerezza e amore.
Ecco, l’amore: è questo il tema della mostra Minime d’amore a cura di Agata Polizzi alla Galleria Francesco Pantaleone. Un accurato lavoro di ricerca negli archivi della fotografa – di cui si ringrazia il nipote Matteo Sollima – in cui si è scavato alla ricerca di scatti pieni di intimità che narrano l’amore a 360°, in tutte le sue sfaccettature. In un archivio colmo di storia e di grandi drammatici eventi, trovano posto delicate poesie fatte di immagini, sguardi, gesti.

«Abbiamo deciso così di provare a mostrare la potenza di queste relazioni, le varie sfaccettature di uno stesso sentimento, l’alchimia di uno sguardo tra due innamorati, la dolcezza del bacio di una madre, la fedeltà di un animale al suo umano, il narcisismo, l’altalena infinita dell’abbandono. L’umanità di Letizia Battaglia è colta nell’autenticità del sentimento amoroso, i suoi occhi hanno visto l’arcobaleno delle emozioni». Così scrive Agata Polizzi nel suo testo critico curatoriale, nel quale introduce la mostra con una riflessione sull’amore di Roland Barthes contenuta nel testo Frammenti di un discorso amoroso (1977). Alla domanda «L’amore è fuori moda?» egli risponde «sì». Una vasta riflessione che si lega a tutto il tessuto intellettuale, dove l’amore viene visto come un problema catartico, come causa di molti mali.
Ma se questi mali trovassero la cura proprio nell’amore? È forse questa la risposta nelle immagini della fotografa che, rigorosamente nel suo caratteristico bianco e nero, mette in luce ogni aspetto e ogni forma di amore. «C’è così l’amore per la dignità di Felicia Impastato, che soffoca nella ricerca della verità il dolore, c’è l’amore di un bambino in viaggio con la fantasia, stretto al suo amico immaginario. C’è l’amore per l’amica Fiamma che impedisce di annegare completamente nella pazzia, c’è l’amore grezzo di due amanti che nella loro potenza non sanno di assomigliare a due divinità arcaiche. C’è l’amore del bambino che si inebria del profumo rassicurante di sua madre, c’è la sorellanza di bambine che sempre sapranno di poter contare l’una sull’altra».
Tra quotidianità, gesti apparentemente semplici e privi di spessore, anche un bacio sulla guancia è investigazione del grande e complesso sentimento. Forse è proprio questo che sottovalutiamo, giorno per giorno e lasciandoci trascinare da futilità, dichiarazioni a metà e tutto quel bagaglio ingombrante che la modernità ci ha dato in dotazione, facendo in modo che perdessimo il grande valore della semplicità e del sentimento primario che muove ogni cosa. Perché alla fine c’è l’amore più grande di tutti, «l’amore per la vita, che è la sola ragione per continuare a sorridere e sopravvivere al tempo, alla paura, alla mancanza di libertà, alla povertà, all’ignoranza, alla solitudine. Su tutto c’è l’amore di Letizia per la bellezza che, attraversando il suo occhio d’artista, si tuffa nell’immagine e la rende irripetibile».

La mostra apre al pubblico giorno 13 dicembre fino al 14 febbraio (data molto simbolica). Potrete andare a visitarla rispettando tutte le norme di sicurezza vigenti, a Palermo in Via Vittorio Emanuele 303, ai quattro canti. Per maggiori informazioni consultate la pagina Facebook della galleria.
Se l’amore può curare le ferite dell’anima, anche riempirsi gli occhi di bellezza può aiutare a sollevarci da questo momento storico che ci ha messo in ginocchio, ma che ci ha sicuramente fatto riscoprire l’importanza degli affetti, di un abbraccio, di un bacio.
In copertina Sulla spiaggia di Mondello, 1982 – Letizia Battaglia