Riforma dell’unione doganale UE, le proposte della Commissione

Lo scorso 17 maggio, la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per una riforma dell’unione doganale volta a modernizzare l’impianto normativo.


Le proposte di riforma dell’unione doganale, presentate dalla Commissione europea lo scorso 17 maggio, costituiscono il frutto di un dibattito politico instauratosi nel settembre del 2021. A tale periodo, infatti, risale la nomina del “Gruppo di Saggi sulle Sfide per l’Unione Doganale” (Wise Persons Group o WPG), composto da membri della politica, dell’industria, del commercio e del mondo accademico.

Si tratta di una nomina avvenuta su impulso del Commissario per l’Economia Paolo Gentiloni, con l’obiettivo di individuare soluzioni adeguate in grado di rendere l’unione doganale medesima efficace nei confronti delle sfide attuali, quali i crescenti volumi e i nuovi modelli commerciali, gli sviluppi tecnologici, la transizione verde, il contesto politico fluido e i rischi per la sicurezza.

Per tali ragioni, il 31 marzo 2022, il WPG raccoglieva i propri lavori all’interno di una Relazione, nella quale proponeva l’attuazione di un novero di misure – come un pacchetto di riforme in materia di processi, responsabilità e governance dell’unione doganale – entro il 2030, nonché segnalava la sussistenza di un grave problema legato alla mancanza di un elenco comune di norme in materia di divieti e restrizioni.

Cos’è l’unione doganale?

Per comprendere le ragioni sottese all’instaurazione dell’unione doganale, avvenuta nel 1968, bisogna risalire all’entrata in vigore del Trattato di Roma del 1958. Con il medesimo, infatti, gli allora Stati membri delle Comunità Europee – Italia, Germania, Francia, Olanda, Belgio e Paesi Bassi – individuavano un obiettivo fondamentale per la costruzione comunitaria, ossia il mercato comune.

Il raggiungimento di tale obiettivo richiedeva, preliminarmente, l’eliminazione delle barriere commerciali tra gli Stati membri, al fine di incrementarne la prosperità economica e di contribuire alla realizzazione di  «un’unione sempre più stretta fra i popoli europei», per come descritta nel Trattato. In tale prospettiva, l’unione doganale costituisce, dalla sua istituzione, lo strumento tramite il quale agevolare gli scambi commerciali per le imprese, armonizzare i dazi doganali sui beni provenienti dai Paesi extra UE, nonché contribuire a proteggere i cittadini, gli animali e l’ambiente europei.

Basti pensare che, nel 2020, il valore degli scambi dell’Unione con altri Stati aveva raggiunto quota 3.700 miliardi di euro e la relativa gestione aveva richiesto l’impiego di oltre 2.000 uffici doganali dell’UE, i quali si erano occupati di importazione, esportazione e transito di oltre 1.069 milioni di articoli. Se a quanto detto si aggiunge, inoltre, che il flusso di entrate, in termini di dazi doganali riscossi nel 2020, ha raggiunto 24,8 miliardi di euro, si comprende come l’Unione costituisce il 15 per cento del commercio mondiale e come la stessa unione doganale rappresenti un caposaldo nevralgico del mercato unico, nonché garanzia per la sicurezza delle frontiere comunitarie.

Le proposte di riforma dell’unione doganale

Come si può evincere da quanto descritto in precedenza, l’abolizione delle barriere dei singoli Stati membri ha comportato la creazione di un’unica frontiera, nell’ambito della quale le autorità doganali di tutti i Paesi UE collaborano come se fossero un’unica entità: nel dettaglio, applicano le stesse tariffe alle merci importate nel loro territorio dal resto del mondo, mentre non le applicano fra di loro, proprio perché appartenenti al medesimo mercato comune.

Sulla scorta di ciò e muovendo dai lavori del WPG, lo scorso 17 maggio, la Commissione europea ha presentato alcune proposte di riforma dell’unione doganale, rendendola più resiliente alle sfide della trasformazione digitale e della transizione verde, con un focus particolare dedicato alle frodi legate al fenomeno dell’e-commerce.

Nel dettaglio, si prevede una notevole semplificazione delle procedure doganali, con la sostituzione delle dichiarazione tradizionali onerose con un approccio più smart e innovativo basato sui dati e sulla valutazione adeguata delle importazioni. A tal scopo, le autorità doganali verranno potenziate con tutti quegli strumenti e quelle risorse utili per poter determinare il grado di rischio reale che i prodotti importati possano comportare non per i consumatori degli Stati membri, ma altresì per l’economia e per l’UE nel suo complesso.

riforma dell'unione doganale

Perché una riforma dell’unione doganale?

Dall’era della sua istituzione, nel 1968, l’unione doganale ha costituito l’elemento centrale di un mercato comune che ha subito diverse evoluzioni, anche grazie alla revisione dei Trattati istitutivi. Concentrando l’attenzione sull’attualità, si assiste alla crescita insistente delle pressioni cui le frontiere UE sono soggette, come la sempre maggiore pervasività dell’e-commerce, l’aumento delle norme comunitarie che devono essere verificate alle frontiere medesime e l’evoluzione delle realtà e delle crisi geopolitiche.

Per tali ragioni, si è ritenuto necessario optare per un ripensamento dell’unione doganale, stavolta in grado di semplificare e razionalizzare gli obblighi di dichiarazione doganale per gli operatori, ad esempio riducendo i tempi necessari per completare i processi di importazione, mettendo a disposizione un’unica interfaccia UE e facilitando il riutilizzo dei dati.

Il Centro Doganale Digitale Europeo

Motore e fulcro del sistema sarà costituito da un Centro Doganale Digitale Europeo, presieduto da un’autorità doganale dell’Unione nuova e che andrà a sostituire l’attuale struttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’UE, consentendo di risparmiare fino a 2 miliardi di euro all’anno in costi operativi.

Tale Centro rappresenterà l’ambiente online comune nel quale le imprese che intendono introdurre le rispettive merci nell’Unione potranno registrare tutte le informazioni sui prodotti e sulle catene di approvvigionamento; una tecnologia che consentirà alle autorità – mediante la combinazione tra apprendimento automatico, intelligenza artificiale e intervento umano – di prendere completa visione dell’operato delle imprese, secondo un criterio di maggior trasparenza.

A tal riguardo, inoltre, le proposte della Commissione europea prevedono la circolazione di merci nel territorio UE senza alcun intervento doganale attivo in favore degli operatori commerciali “Trust and Check”, ossia quelli maggiormente affidabili i cui processi operativi e catene di approvvigionamento risultano completamente trasparenti.

Un approccio innovativo all’e-commerce

Un’importante innovazione prevista dalle proposte avanzate dalla Commissione europea riguarda l’e-commerce. Nel dettaglio, viene riconosciuto un ruolo centrale alla piattaforme online nel garantire che le merci che vengono vendute proprio attraverso questo canale nell’UE risultino conformi a tutti i relativi obblighi doganali. Si tratta, come si evince, di un’importante innovazione che cambia – se non ribalta – il vecchio sistema, dove era il consumatore o il vettore ad assumersi la responsabilità dei dazi.

La nuova struttura sposterà l’ago della bilancia in favore del consumatore, il quale non dovrà più far fronte a costi occulti o richieste di documenti non previsti al momento dell’arrivo del pacco, poiché ogni onere legato ai dazi doganali e all’IVA dovrà essere assolto dalle piattaforme online al momento dell’acquisto.

Come precisato da Paolo Gentiloni: «L’unione doganale dell’UE è stata al centro dell’integrazione europea negli ultimi 55 anni. In risposta alle nuove sfide e minacce, oggi ci dotiamo di un altro strumento per accelerare i flussi commerciali e sostenere la ripresa economica. Questa riforma di ampio respiro ridurrà la burocrazia e i costi di conformità per le imprese, creerà maggiore trasparenza e certezza per i cittadini dell’UE che effettuano acquisti online e introdurrà processi più semplici e innovativi per le autorità».

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Vincenzo Mignano

Responsabile "Economia e Diritto". Nutro profondo interesse per le tematiche giuridico-economiche dell’UE. Il mio impegno: "Informarmi per conoscere; conoscere per informare; informare per resistere”.