Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea
Analizziamo le principali stime formulate dalla Commissione europea nelle sue previsioni economiche di primavera, che scacciano lo spettro della recessione tecnica.
«L’economia europea si trova in condizioni migliori rispetto alle proiezioni dell’autunno scorso. Grazie agli sforzi risoluti per rafforzare la nostra sicurezza energetica, a una notevole resilienza del mercato del lavoro e all’allentamento delle strozzature nell’approvvigionamento, abbiamo evitato una recessione in inverno e ci aspettiamo una crescita moderata quest’anno e il prossimo.
L’inflazione si è dimostrata più tenace del previsto, ma dovrebbe diminuire gradualmente nel resto del 2023 e nel 2024. E le finanze pubbliche continueranno a migliorare con il progressivo ritiro delle misure di sostegno connesse all’energia.
Ci sono però ancora troppi rischi per poter stare tranquilli e la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia continua a gettare un’ombra di incertezza sulle prospettive. Dobbiamo rimanere vigili e siamo pronti a rispondere a eventuali shock futuri con la stessa unità e determinazione che abbiamo avuto nel corso degli ultimi tre drammatici anni».
Questo è il commento di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari, a corredo della presentazione delle previsioni economiche di primavera 2023 avvenuta lo scorso 15 maggio, in cui gli esperti hanno rivisto in rialzo le proprie stime sui principali indicatori macroeconomici rispetto a quelle fornite nelle previsioni economiche di inverno 2023 (le “precedenti stime”), in cui già veniva scongiurata la possibilità per l’economia comunitaria di entrare in una fase di recessione tecnica.

Gli indicatori macroeconomici
Le nuove proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti prevedono una crescita dell’economia dell’UE pari al +1,0 per cento nel 2023 (+0,2 per cento rispetto alle precedenti stime), e al +1,7 per cento nel 2024 (+0,1 per cento rispetto alle precedenti stime).
Portando l’analisi a un livello più granulare, anche la zona euro presenta andamenti analoghi, con una previsione di crescita del PIL che attualmente si attesta al +1,1 per cento nel 2023 (+0,2 per cento per cento rispetto alle precedenti stime) e al +1,6 per cento nel 2024 (+0,1 per cento rispetto alle precedenti stime).
Un fattore determinante per le prospettive di crescita dell’economia comunitaria è senz’altro il calo dei prezzi dell’energia. Grazie a una considerevole riduzione dei consumi di gas, complice anche l’esaurirsi delle stagioni fredde, e a una repentina diversificazione dell’approvvigionamento, l’Unione Europea (UE) è riuscita a minimizzare l’impatto negativo del conflitto russo-ucraino.
La netta riduzione dei prezzi dell’energia sta alimentando un circolo virtuoso che coinvolge i costi di produzione delle imprese e, di conseguenza, i costi che i consumatori finali devono sostenere per i consumi energetici. Queste dinamiche non avranno, tuttavia, alcuna influenza sui consumi privati che rimarranno comunque contenuti, soprattutto tenuto conto del fatto che la crescita dell’inflazione resta comunque superiore alla crescita delle retribuzioni.
Le prospettive di crescita potrebbero, tuttavia, essere rallentate dal possibile inasprimento delle condizioni di finanziamento. Infatti, sebbene sembrerebbe che il ciclo di aumento dei tassi di interesse che sta coinvolgendo le principali economie mondiali sia prossimo a giungere al termine, le recenti turbolenze nel settore finanziario potrebbero determinare una maggior pressione sul costo del denaro e sulle condizioni di accesso al credito, rallentando di fatto la crescita degli investimenti soprattutto nel settore edilizio.

Fonte: Commissione europea (link), nostra rielaborazione
Le previsioni economiche sull’inflazione
Rispetto al tema dell’inflazione va notato che, diversamente da quanto accaduto nel 2022, anno in cui l’andamento dell’inflazione complessiva era determinata principalmente dall’effetto diretto dell’incremento delle quotazioni dei beni energetici, nel 2023 la componente che si sta rilevando più persistente e che sta alimentando in modo significativo l’inflazione complessiva dell’UE è la cosiddetta inflazione di fondo, che nel mese in marzo ha toccato il suo massimo storico del 7,6 per cento.
Seguendo le continue pressioni sui prezzi di fondo, l’inflazione complessiva nelle previsioni economiche di primavera 2023 è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni d’inverno. Infatti, le nuove proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti prevedono un’inflazione complessiva all’interno dell’UE pari al 6,7 per cento 2023 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime), e al 3,1 per cento nel 2024 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime).
L’andamento dell’inflazione ha un ruolo determinante anche nei consumi privati. Infatti, il contrarsi del fenomeno inflazionistico nel 2024 dovrebbe favorire all’interno dell’UE la ripresa di tali consumi (+1,8 per cento nel 2024) e, quindi, una conseguente riduzione del tasso di risparmio delle famiglie (12,8 per cento nel 2024, -0,4 per cento rispetto al dato del 2022).
Rispetto alla zona euro, possiamo notare andamenti analoghi dell’inflazione complessiva che dovrebbe attestarsi al 5,8 per cento nel 2023 (+0,2 per cento rispetto alle precedenti stime) e al 2,8 per cento nel 2024 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime).
Focalizzandoci esclusivamente sull’inflazione di fondo, all’interno della zona euro questa dovrebbe attestarsi in media al 6,1 per cento nel 2023, per poi contrarsi fino al 3,2 per cento nel 2024. Alla luce di tali stime, possiamo notare come in entrambi gli anni oggetto di analisi l’inflazione di fondo rimanga più elevata dell’inflazione complessiva
Le finanze pubbliche
Nel 2022, la graduale eliminazione delle misure di emergenza collegate alla pandemia COVID-19 e la fase di espansione economica in atto hanno sostenuto la contrazione del disavanzo pubblico dell’UE, che si è attestato al -3,4 per cento del PIL, nonostante l’orientamento espansivo di bilancio guidato da misure di sostegno energetico considerevoli.
Nel 2023 – e soprattutto nel 2024 – l’eliminazione graduale di queste ultime misure dovrebbe determinare ulteriori riduzioni di detto disavanzo, portandolo rispettivamente al -3,1 e al -2,4 per cento del PIL. Portando l’analisi a un livello più granulare, l’andamento del disavanzo pubblico nella zona euro dovrebbe attestarsi al -3,2 per cento del PIL nel 2023 e al -2,4 per cento del PIL nel 2024.
Rispetto al rapporto debito/PIL, sempre secondo le previsioni di primavera 2023, questo dovrebbe continuare a contrarsi nell’arco piano di analisi. Infatti, dopo essersi attestato a circa l’85 per cento del PIL nel 2022 (-7 per cento rispetto al livello record registrato nel 2020), si prevede che tale rapporto si riduca fino ad attestarsi al di sotto dell’83 per cento del PIL nel 2024, un livello tuttavia ancora superiore al livello pre-COVID-19 (circa 79 per cento nel 2019).
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro si sta dimostrando molto resiliente a questa particolare fase economica. Il tasso di disoccupazione all’interno dell’UE dovrebbe attestarsi al 6,2 per cento nel 2023, e al 6,1 per cento nel 2024, rimanendo coerente al minimo storico del 6,0 per cento rilevato nel mese di marzo 2023. Portando l’analisi a un livello più granulare, all’interno della zona euro tale tasso dovrebbe attestarsi al 6,8 per cento del PIL nel 2023 e al 6,7 per cento del PIL nel 2024.
Sempre secondo le previsioni della Commissione europea, anche l’occupazione continuerà a crescere cautamente nel 2023 e nel 2024 rispettivamente del +0,5 e +0,4 per cento. La crescita delle retribuzioni continua a essere al di sotto dell’inflazione.
Nell’arco piano di analisi si prevedono aumenti salariali più sostenuti, significativi incrementi dei salari minimi e, più in generale, maggiori pressioni da parte dei lavoratori per recuperare la perdita di potere d’acquisto che dovrebbero permettere l’inversione di tale tendenza.
Previsioni economiche per l’Italia
Anche per l’Italia, analogamente a quanto sopra analizzato, gli esperti hanno rivisto in rialzo le proprie stime sugli indicatori macroeconomici rispetto alle previsioni economiche di inverno:
– rispetto al PIL, si prevede una crescita pari all’1,2 per cento nel 2023 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime) e all’1,1 per cento nel 2024 (+0,1 per cento rispetto alle precedenti stime). Riprendendo le parole di Gentiloni, «nell’anno in corso proiettiamo per l’Italia la crescita più alta tra le maggiori economie europee, credo che non avvenisse da molto tempo».
– rispetto all’inflazione complessiva, sempre tenendo conto delle continue pressioni sui prezzi di fondo, questa dovrebbe attestarsi al 6,1 per cento nel 2023 (nessuna variazione rispetto alle precedenti stime), e al 2,9 per cento nel 2024 (+0,3 per cento rispetto alle precedenti stime).
La graduale eliminazione delle misure di sostegno energetico dovrebbe determinare anche in Italia una riduzione del disavanzo pubblico nel 2023, che dovrebbe attestarsi al -4,5 per cento del PIL (+3,5 per cento rispetto al 2022), per poi contrarsi ulteriormente nel 2024 fino al -3,7 per cento del PIL.
Rispetto al mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione dovrebbe contrarsi attestandosi al 7,8 per cento (-0,3 per cento rispetto al 2022), per poi ridursi ulteriormente nel 2024 fino al 7,7 per cento.