Riforma delle pensioni in Francia, il vaglio del Consiglio costituzionale

Lo scorso 14 aprile, il Consiglio costituzionale francese si è espresso sulla legittimità della riforma delle pensioni voluta dal Governo Macron.


La riforma delle pensioni approvata dal Governo francese lo scorso 16 marzo e fortemente voluta dal Presidente Emmanuel Macron ha suscitato un ampio dibattito politico, nonché proteste e scontri in diversi territori dello Stato. In particolare, gli oppositori alla proposta di modifica di cui si tratta hanno criticato la presenza di alcune disposizioni non considerate in conformità con gli interessi dei cittadini, insieme allo strumento scelto dall’esecutivo francese per vagliare la riforma.

Il contesto della riforma

Il tema delle pensioni, a ben guardare, non costituisce una novità dell’agenda politica francese. Nel dettaglio, già nel 2019, il Consiglio dell’Unione Europea (UE), con propria Raccomandazione, aveva sollecitato la Francia a semplificare il proprio sistema pensionistico, poiché troppo complesso, iniquo e inefficiente. Tale modifica – a parere dell’istituzione comunitaria – avrebbe avuto il pregio di correggere lo squilibrio macroeconomico francese, di portare i deficit di bilancio in linea con quanto previsto dall’UE in materia, nonché di favorire l’equità e la sostenibilità del sistema pensionistico stesso.

In tale prospettiva, un primo tentativo di riforma era stato promosso dal Governo Macron nel 2019; un tentativo, questo, rimasto inattuato, poiché pregiudicato dallo scoppio di tumulti e, successivamente, dallo scoppio della crisi pandemica e dai relativi effetti socio-economici e sanitari diffusisi non solo in Francia, ma anche negli altri Stati membri dell’Unione.

Obiettivi e caratteristiche della riforma

Secondo l’esecutivo francese, mossosi sulle indicazioni del Consiglio dell’UE, il sistema pensionistico attuale presenterebbe due problematiche: da un lato, una notevole complessità, stante la sussistenza di ben 42 regimi speciali, che prevedono importanti differenze di agevolazioni e trattamenti tra categorie di lavoratori; dall’altro, l’eccessivo costo dettato dall’invecchiamento della popolazione in Francia che, senza un’apposita riforma, potrebbe determinare un deficit di 20 miliardi di euro entro il 2030.

riforma delle pensioni in Francia Macron
Il Presidente Francese Emmanuel Macron [EPA-EFE/LEWIS JOLY]

Per tali ragioni, il Governo Macron ha ritenuto essenziale proporre la riforma oggetto di analisi, intervenendo con specifiche modifiche volte a eliminare – o quantomeno attenuare – le criticità sopra esposte. Nel dettaglio, al fine di incrementare l’equità e la sostenibilità per le casse dello Stato, è stata proposta l’adozione di un sistema pensionistico unico “a punti”, l’innalzamento dell’età minima pensionabile da 62 a 64 anni – con la conseguente estensione a 43 di contributi da dover maturare – e un aumento dell’assegno minimo a 1.200 euro.

La procedura costituzionale adottata dal Governo Macron

Sebbene l’esecutivo francese fosse compatto nel difendere la proposta di modifica del sistema pensionistico, il relativo iter legislativo ha incontrato un blocco politico all’interno dell’Assemblea nazionale. Nel dettaglio, l’alleanza centrista su cui il Governo Macron poteva fare affidamento – circa 250 parlamentari – non risultava sufficiente per fare passare la proposta sopra indicata, richiedendo a tal fine il raggiungimento di almeno 289 voti favorevoli.

Nel tentativo di arginare lo stallo politico, l’esecutivo ha fatto ricorso alla procedura prevista dall’art. 49, comma 3, della Costituzione francese, che consente al Primo ministro, dietro deliberazione del Consiglio dei ministri, di adottare un progetto di legge finanziaria o di finanziamento della previdenza sociale, senza la necessità che l’Assemblea nazionale si esprima su detto progetto con propria votazione. Un’adozione, questa, il cui unico limite è l’eventuale mozione di sfiducia, presentata dall’Assemblea nazionale medesima nel termine di ventiquattro ore.

Come si evince da quanto sopra precisato, la strategia adottata dal Governo Macron nel tentativo di superare l’ostacolo del vaglio parlamentare è stata quella di considerare la proposta di modifica del sistema pensionistico quale progetto relativo alla previdenza sociale; strategia, questa, fortemente criticata dagli oppositori, poiché avrebbe consentito di esaminare il testo in tempi limitati.

Il vaglio del Consiglio costituzionale

Le critiche alla proposta di riforma del sistema pensionistico, nonché al relativo strumento utilizzato dal Governo Macron per la rispettiva adozione, per come sopra descritto, hanno condotto gli oppositori a presentare apposito ricorso al Consiglio costituzionale francese, nel tentativo di ottenere un provvedimento che deliberasse l’illegittimità della riforma per contrasto con la Costituzione.

In tale prospettiva, il Consiglio ha emesso la propria pronuncia lo scorso 14 aprile, esprimendosi in favore della legittimità costituzionale della quasi totalità delle disposizioni che compongono la proposta di riforma. Nel dettaglio, su 36 articoli inclusi nel progetto di legge, 30 hanno superato pienamente il vaglio del Consiglio, 2 parzialmente e solamente 4 sono stati respinti, poiché considerati – come riportato in un comunicato del Governo Macron – quali “cavalieri sociali”, ossia norme non idonee a essere incluse in una legge di finanziamento della previdenza sociale.

La decisione assunta dal Consiglio ha chiuso in via definitiva l’iter istituzionale della riforma. Nonostante ciò, chi si oppone ha già espresso la volontà di proseguire la lotta attraverso il dibattito politico, mediante la sensibilizzazione della popolazione e delle altre forze partecipanti alla discussione.


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Vincenzo Mignano

Responsabile "Economia e Diritto". Nutro profondo interesse per le tematiche giuridico-economiche dell’UE. Il mio impegno: "Informarmi per conoscere; conoscere per informare; informare per resistere”.