Sadiq Khan è il primo cittadino musulmano alla guida di una metropoli occidentale

Sadiq Khan è un uomo eclettico e trasversale, musulmano, femminista ed ecologista, che con un totale di 1.310.143 di voti ha raggiunto il più ampio margine di consensi nella storia della politica britannica e rappresenta il riflesso della multiculturalità di Londra, una capitale cosmopolita da 8 milioni di persone che “parla” 300 dialetti. Sebbene il partito laburista abbia perso terreno nelle elezioni locali, Khan ha staccato di 14 punti l’avversario conservatore Zac Goldsmith, conquistando la poltrona di sindaco.

La sua elezione rappresenta per molti un traguardo, se si considera l’attuale e difficile situazione europea riguardo ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione e al generale clima di diffidenza. D’altra parte Londra ha fatto della diversità e dell’incontro fra culture il proprio punto di forza, non soltanto sul piano culturale e sociale, ma anche dal punto di vista economico.

Figlio di immigrati pachistani, insieme ai genitori e ai sette fratelli abitò per anni a Earlsfield, periferia della capitale, in una Council House – alloggi popolari assegnati dallo stato ai più poveri. Suo padre faceva l’autista di bus, sua madre era una sarta. È cresciuto seguendo l’esempio dei genitori che lavoravano sodo e fin da piccolo faceva qualsiasi lavoretto gli capitasse tra le mani.

Ha studiato alle scuole statali gratuite e una volta diplomato aveva pensato di iscriversi a medicina. Il suo sogno era quello di diventare dentista, ma su consiglio di un insegnante, che apprezzava particolarmente la sua capacità di argomentare, si iscrisse a giurisprudenza alla University of North London. Dopo la laurea si è specializzato in diritti umani ed è stato autore di campagne legali contro abusi della polizia, impegnandosi per i diritti dei lavoratori e contro ogni tipo di discriminazione.

Contestualmente fa il suo ingresso in politica, occupando la carica di consigliere comunale in uno dei borghi londinesi e nel 2005 si candida in parlamento nelle file del partito laburista, dove è rimasto per due legislature. E’ considerato un socialdemocratico moderato. Ha servito come sottosegretario nel governo di Gordon Brown e come ministro nel governo ombra dell’opposizione sotto la leadership di Ed Miliband.

Il fatto che abbia scelto come luogo per la cerimonia d’insediamento una cattedrale cristiana, a Southwark, dimostra come Khan intenda già da subito rendere reale ciò che ha ripetuto per tutta la campagna elettorale: «Voglio mettere insieme l’amministrazione più trasparente, accessibile e impegnata nella storia della città, voglio rappresentare ogni comunità e ogni singola parte di Londra, voglio essere il sindaco di tutti i londinesi».

«Mi sento musulmano, britannico, laburista, marito, padre e tifoso del Liverpool. Sono pro-business e pro-Unione Europea». La sua storia, quella di un giovane che raggiunge il successo con l’impegno e il sacrificio, è la storia di tanti altri che si sono fatti strada in un mondo nuovo. È la fotografia dell’Europa di questo secolo, che mostra come l’immigrazione e la democrazia possono portare a dei risultati eccellenti e che si possono superare paura e diffidenza.

Londra è Europa ma è anche e soprattutto un insieme di aree ebraiche, di quartieri indiani e di enclave musulmane. I musulmani di Gran Bretagna sono una forza elettorale e culturale che cresce costantemente. In alcuni quartieri di Londra la percentuale di abitanti musulmani è altissima, come a Tower Hamlets o Newham (quasi metà dei residenti), ma Sadiq Khan ha vinto in zone come Ealing (16,1%) e Southwark (11,6%), ma anche a Lambeth, dove i cittadini di origine musulmana sono appena il 4,5%.

Khan è stato in grado di intercettare le istanze dei cittadini londinesi, 8 milioni di abitanti di cui almeno il 40% nato all’estero o comunque di origine straniera. Al di là dei risultati elettorali strabilianti, ciò che più sorprende è il fatto che per la prima volta è stato eletto un sindaco musulmano in una città occidentale, in un periodo storico che vede una contrapposizione aspra tra la cultura occidentale e quella musulmana. Contrapposizione alimentata anche dai recenti attacchi che hanno colpito più volte il cuore dell’Europa. «La speranza ha battuto la paura, l’unità ha sconfitto la divisione»: queste parole, pronunciate durante la cerimonia di insediamento, sembrano essere di buon auspicio per l’inizio di una nuova epoca.

Intenzionato a fare la sua parte per mantenere il Regno Unito in Europa, Khan ha ricordato come questa abbia ricevuto benefici sociali e culturali dall’Unione Europea, accogliendo più di 500mila europei che lavorano e studiano nella città più grande d’Europa, facendo muovere l’economia e arricchendone il panorama culturale. Secondo Khan l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea avrebbe degli effetti disastrosi e destabilizzanti su tutta l’Europa.

Sadiq Khan ha degli obiettivi ambiziosi: ha impostato la propria campagna sul social housing e quindi sulla regolamentazione del mercato immobiliare, istituendo un registro dei proprietari per scovare irregolarità e dare la precedenza ai londinesi alla corsa alle case,  assicurando affitti proporzionali al reddito. Ha promesso il congelamento per quattro anni delle tariffe dei trasporti (voce importante nel bilancio di ogni londinese) e auspica una stretta collaborazione con le varie comunità religiose senza trascurare l’aspetto della sicurezza, che sta molto a cuore ai londinesi e agli europei.

Khan vuole una maggiore presenza delle forze di polizia sui mezzi pubblici e promette di investire per migliorare i sistemi di prevenzione e controllo. Altro punto saliente del suo programma riguarda l’aiuto alle famiglie meno agiate con dei programmi mirati di welfare.

Obiettivi grandiosi e sicuramente difficili da raggiungere, ma il nuovo sindaco di Londra può contare su una solida base di consensi e sul fatto che milioni di cittadini vedano in lui il simbolo del riscatto sociale.

Piera Lazzano

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