The Whale, la pellicola claustrofobica di Aronofsky unisce e divide

The Whale, il film che ha consacrato il ritorno sulle scene di Brendan Fraser, è un elogio all’amore incondizionato e smisurato, letteralmente. 


Quest’anno gli Oscar 2023 hanno visto la rivincita, anzi la vera e propria rinascita, di Brendan Fraser, attore e sex symbol diventato iconico tra gli anni Novanta e Duemila grazie alla saga de La mummia, ma scomparso dalle scene a seguito di una profonda depressione e di una brutta vicenda di abusi e molestie sessuali risalente al 2003 da parte di Philip Berk, l’ex presidente della Hollywood Foreign Press (l’agenzia che assegna i Golden Globes); proprio in virtù di questo episodio che lo ha segnato profondamente, inducendolo a ritirarsi dalle scene, ha deciso di non presentarsi proprio alla cerimonia dei Golden Globe, dove era stato nominato quest’anno.

Brendan Fraser ha dovuto attendere tre decenni per avere la sua rivincita, per essere finalmente riconosciuto come attore talentuoso, con un ruolo drammatico che gli ha reso giustizia e lo ha mostrato al mondo nella sua bravura: una volta tanto, il mondo patinato e spietato di Hollywood non è riuscito a inghiottire del tutto chi non lo meritava.

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Claustrofobia e solitudine in The Whale

In The Whale Brendan Fraser interpreta Charlie, un professore di letteratura che insegna online ai suoi studenti a telecamera rigorosamente spenta: questo perché prova vergogna per il suo aspetto, per la sua persona, per il suo corpo, a causa di una gravissima obesità che lo affligge e che rende la sua mole gigantesca e mostruosa.

L’intera pellicola si sviluppa all’interno di quattro mura, quelle della cucina/stanza da pranzo di Charlie, rivelando l’eco e l’ambientazione tipica di un’opera teatrale, da cui effettivamente il film è tratto: una stanza che appare così piccola se paragonata alla stazza e alla condizione fisica del professore, che rende la visione claustrofobica. Come può Charlie, così enorme e grande, vivere ogni giorno della sua vita in quello spazio così minuscolo?

I metri quadrati limitati della sua casa contrastano, oltre che con la sua mole, con la vastità e la grandezza del suo animo: Charlie si presenta sin da subito come un uomo buono, generoso (anche con chi non lo merita), di cultura, amante della lettura e appassionato del suo lavoro, ma estremamente triste e soprattutto solo.

La solitudine è palpabile: nella camera da letto vuota, in cui Charlie si rifiuta di andare a dormire; nelle visite di Liz, infermiera e unica amica; nelle incursioni del missionario Thomas, capitato per caso nella vita di Charlie, e che in più momenti mostra apprensione e preoccupazione proprio per la solitudine dell’uomo. Una solitudine che potrebbe definirsi strutturale, ormai parte integrante di una vita a cui Charlie sembra rassegnato.

Non solo disturbi alimentari

A un primo sguardo, risulta palese che il problema maggiore di Charlie (e sicuramente il più evidente) sia il suo peso smisurato. Ma The Whale non è un film sui disturbi alimentari, anzi: l’obesità mostruosa di Charlie è solo la punta dell’iceberg di un insieme di problematiche ben più ampie; un iceberg che nasconde sotto il livello del mare disprezzo per se stessi, incapacità di amarsi, voglia di autodistruggersi, vergogna di esistere.

“Ho bisogno di sapere che ho fatto qualcosa di buono nella mia vita”; è una delle frasi più toccanti e drammatiche pronunciate da Charlie, in lacrime, frase che nasconde un messaggio profondo e triste: non ho fatto niente di buono in vita mia, ho causato solo dolore, a me stesso e agli altri, e prima di andarmene devo sapere di aver lasciato qualcosa di bello, altrimenti ho vissuto per niente. In fondo, non è proprio ciò che vogliamo tutti? Sapere di non aver avuto un’esistenza inutile, e riuscire a lasciare una traccia di noi ai posteri?

È questo l’ultimo desiderio di Charlie: tentare di recuperare il rapporto con una figlia arrabbiata, che lo schifa e non nasconde il suo disprezzo verso di lui; ma per quanto può far male il disprezzo di una persona cara e amata, non potrà mai superare quello che Charlie prova per se stesso.

Entrato in una spirale distruttiva a seguito della morte del compagno, Charlie prova ad attenuare il proprio dolore e il senso di impotenza per non essere riuscito a salvarlo, e divorato dai sensi di colpa per aver lasciato la sua ex moglie e la figlia, inizia a mangiare smodatamente aumentando vertiginosamente di peso; una metafora estrema e tossica dell’espressione “affogare il proprio dispiacere nel cibo”. Charlie vorrebbe ingoiare tutto il suo dolore, e una volta ingoiato del tutto, farlo sparire per sempre, sparendo egli stesso.

Non è un caso che quando il professore scopre che la sua fine è vicina, inizi a mangiare anche più di prima, quasi come a voler accelerare un collasso ormai inevitabile che avverrà di lì a poco. 

Tra elogi e critiche

Ma se gli elogi alla performance di Fraser e del resto del cast sono stati pressoché unanimi, The Whale non è stato esente da critiche: in particolare, è stato considerato a tratti stucchevole e troppo buonista, soprattutto nel rappresentare la bontà quasi irreale di Charlie di fronte alla palese crudeltà della figlia Ellie, arrabbiata con se stessa e col mondo: il messaggio che “non si può non amare”, o che “in fondo tutte le persone sono buone”, è forse troppo banale e ingenuo, difficile da credere soprattutto di fronte alle brutture del mondo moderno, e il melodramma finalizzato a far piangere il pubblico non sempre viene apprezzato.

Ad ogni modo, anche i cuori più duri durante la visione di The Whale si sono sciolti e hanno sperato che Charlie potesse salvarsi, che accettasse di chiamare un’ambulanza e andare in ospedale: ma non sarebbe stata la sua salvezza, solo un prolungamento della sua sofferenza. Charlie non vuole essere salvato, vuole solo liberarsi del suo peso, sia fisico che interiore, e l’unico modo che ha per farlo è morendo. Morire con la consapevolezza di aver fatto “qualcosa di buono”, che gli conferisce quella leggerezza, inimmaginabile per lui nel mondo terreno, che gli fa spiccare il volo, sereno.

Charlie decide di avere coraggio, un coraggio probabilmente mai avuto nella sua vita. E che finalmente lo rende libero e leggero, per sempre.