Eco Culturale

Mare fuori, mare ovunque: l’incredibile successo dei ragazzi dell’IPM di Napoli

Dal 1° febbraio è in onda su RaiPlay (e dal 15 febbraio su Rai Due) la terza stagione di Mare fuori, serie evento che ha portato sullo schermo la realtà cruda della criminalità minorile in Campania.


La serie Mare fuori continua a dimostrarsi uno dei prodotti più riusciti del panorama televisivo italiano al momento in circolazione: fenomeno ormai inarrestabile e virale, la serie racconta le vite problematiche e difficili di alcuni ragazzi rinchiusi all’interno dell’Istituto Penitenziario Minorile che nella finzione viene collocato a Napoli. Il reale istituto, invece, si trova a Nisida, un isolotto che sorge nel golfo di Napoli, collegato alla terraferma da un tratto di strada. E tutt’attorno c’è il mare, questo “mare fuori” simbolo di speranza, di rinascita, ma al tempo stesso di inquietudine e paura, un mare che può essere calmo e l’attimo dopo in tempesta.

Come lo è l’animo dei ragazzi che si trovano dentro l’IPM, e delle persone che gravitano attorno a loro: la direttrice Paola (Carolina Crescentini), il comandante Massimo (Carmine Recano), l’educatore Beppe (Vincenzo Ferrera); tutte persone che credono fermamente nel proprio lavoro, affrontato come una vera e propria missione, qualcosa di puro in mezzo a tanto marcio che quotidianamente affrontano.

scena mare fuori

Il fine rieducativo di Mare fuori

Ed è proprio la passione per la propria professione uno dei leitmotiv della serie, accanto a quello altrettanto forte e preponderante: il fine rieducativo, il tentativo di riabilitare queste anime giovani, apparentemente ormai perdute, cercando di restituirgli un futuro che pensano di non meritare; ogni stagione di Mare fuori, e la terza in particolare, è scandita dalla lotta continua degli adulti nel cercare di salvare questi ragazzi.

“Salvarne anche soltanto uno” è una delle frasi che si ripete, ciclicamente, nel corso degli episodi, pronunciata spesso con rabbia, ma al tempo stesso con speranza. Quella speranza che ha spinto Carmine a chiamare la propria figlia Futura, un nome che racchiude in sé quella voglia di riscatto e di cambiare vita, per lasciarsi tutto il dolore alle spalle: il migliore augurio che un padre possa fare alla propria figlia, quello di avere la forza di andare avanti e guardare, appunto, al futuro, qualunque cosa accada.

È affascinante vedere la testardaggine cieca degli adulti anche di fronte alle tragedie più disparate, la caparbia nel continuare a vedere sempre qualcosa di buono e di genuino, persino di fronte all’evidenza spesso triste di ragazzi che non riescono a uscire da certe dinamiche, o che spesso non vogliono farlo.

Una triste realtà

Mare fuori si apprezza anche per aver focalizzato l’attenzione su una realtà dura, quella della criminalità minorile e della devianza, in particolare ambientando le vicende a Napoli: i dati, infatti, ci dicono che nel 2021 più di 13 mila ragazzi sono stati presi in carico dai servizi della giustizia minorile, il 47 per cento dei quali solo in Campania.

La questione della criminalità minorile napoletana è estremamente complessa ed è diventata ancora più preoccupante dopo la pandemia: a Napoli si è verificata la più lunga interruzione delle attività scolastiche dalla seconda guerra mondiale a oggi, con il primato assoluto di giornate perse, che porterà come conseguenza negli anni a venire a un aumento inevitabile degli abbandoni scolastici, premessa e anticamera per l’avvicinarsi ad ambienti malavitosi e delinquenziali.

A Napoli si intrecciano pericolosamente e inevitabilmente la “questione minorile” e la “questione criminale”: del resto, i minori altro non sono che le “nuove leve”, la manovalanza giovane da cui attingeranno i vecchi vertici della Camorra. E Mare fuori sottolinea proprio questo aspetto: “bambini” che si comportano da adulti, adulti che trattano questi “bambini” come loro pari, senza alcuno scrupolo; tutto ciò forma un intreccio ingarbugliato, malato e tossico, da cui sembra quasi impossibile liberarsi.

In questo meccanismo distorto nessun tentativo viene lasciato intentato: corsi di musica, di cucina, gite in barca, tutto per cercare di risvegliare in loro qualcosa di nuovo, ma soprattutto per tentare di allontanarli dal mondo criminale, e farli avvicinare a quello onesto, legale, l’unico di cui dovrebbero far parte.

L’amore in ogni sua forma

Ma è in tutto questo marcio insinuato inevitabilmente nelle loro vite, che si sviluppa un altro leitmotiv della serie: l’amore, in ogni sua forma e sfaccettatura, che non risparmia nessuno, adulti e ragazzi. L’amore altruista di Naditza nei confronti di Filippo, che la porterà a prendere una delle decisioni più difficili della sua vita, per il bene del ragazzo; l’amore possessivo di Pino nei confronti di Kubra, frutto di estrema fragilità e terrore di non essere all’altezza e di essere abbandonato da un momento all’altro; l’amore proibito tra Rosa Ricci e Carmine, dipinti come moderni Romeo e Giulietta, figli di clan rivali legati da un’alchimia impalpabile che non riescono a ignorare.

E ancora, l’amore di Carmela verso Edoardo, che la porta a perdonare ogni sbaglio e a negare l’evidenza; e perfino l’amore omosessuale tra Milos e Luigi impensabile da accettare in un ambiente come il carcere, ma al tempo stesso impossibile da nascondere.

Al di là della trama coinvolgente e appassionante, Mare fuori offre interessanti spunti di riflessione per interrogarsi sull’attuale situazione della criminalità minorile in Campania, e non solo.Mare fuori unisce i due generi del teen drama e del prison drama, ponendo l’accento sulle fragilità dei personaggi, ricostruendo il passato di ciascuno e dimostrando che per tutto c’è una ragione, e che ogni scelta porta a delle conseguenze che sistematicamente si pagano.

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Silvia Scalisi

Laureata in Giurisprudenza, alla passione per il diritto associo quella per la letteratura, il cinema e la musica.