UE, sospeso il rilascio semplificato dei visti ai russi

A seguito delle pressioni di alcuni Stati membri, i ministri degli esteri dell’UE hanno deciso di sospendere l’accordo per il rilascio semplificato dei visti europei ai cittadini russi, evitando però il divieto assoluto.


In una riunione informale del Consiglio tenutasi mercoledì 31 agosto a Praga, i ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno concordato di sospendere completamente l’accordo per il rilascio semplificato dei visti europei ai cittadini russi, siglato nel 2007 dall’UE e dalla Federazione russa.

Una decisione politica, in risposta anzitutto alle preoccupazioni sollevate da alcuni Stati membri vicini alla Russia in merito alla sicurezza nazionale, ma anche al rispetto delle sanzioni che l’UE ha adottato contro Mosca, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina.

Una questione complicata

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Paesi dell’Unione Europea come la Lituania, la Polonia, la Finlandia e l’Estonia hanno spinto, infatti, perché l’UE vietasse ai cittadini russi di entrare e di circolare nel proprio territorio, per il tramite dei visti turistici.

I dati di Frontex, l’agenzia dell’UE a cui è affidato il sistema di gestione e controllo delle sue frontiere esterne, hanno rilevato che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio scorso, quasi un milione di cittadini russi sono entrati legalmente nei Paesi europei, soprattutto attraverso la Finlandia, gli Stati baltici e la Polonia.

«Sono favorevole al divieto di viaggio in tutta l’Ue per i cittadini russi fino alla fine dell’aggressione russa» ha dichiarato a EURACTIV la prima ministra dell’Estonia Kaja Kallas, alla fine di agosto. «Prima di tutto, è una questione di credibilità e di chiarezza morale dell’Ue mentre crimini di guerra di massa, forse un genocidio, si stanno svolgendo ai suoi confini».

«A partire da metà luglio, l’UE ha assistito ad un aumento dei valichi di frontiera dalla Russia», ha affermato invece l’Alto Rappresentante per la politica estera e la politica di sicurezza dell’UE Josep Borrell, al termine della riunione informale del 31 agosto. «Questo è diventato un rischio per la sicurezza», soprattutto per i Paesi baltici o per quelli vicini al confine russo.

Ciò nonostante, l’UE non ha voluto impedire completamente gli accessi in Europa e, dunque, tagliare i ponti ai russi che tentano di fuggire dal regime di Putin. Se gli Stati del “blocco baltico” – o comunque quelli principalmente interessati dagli ingressi dei cittadini russi – hanno spinto per un divieto congiunto al rilascio dei visti turistici, altri Paesi, come la Spagna, la Germania o la Francia hanno più volte ribadito di non volersi isolare dai russi contrari alla guerra in Ucraina. Da qui, la (solita) decisione di “compromesso”. 

L’accordo dei 27: cosa cambia per i cittadini russi

Al termine della riunione nella capitale ceca, i ministri hanno evitato di vietare definitivamente il rilascio dei visti turistici ai russi, propendendo piuttosto per la sospensione completa dell’accordo del 2007 e dunque per un aggravio nella procedura di rilascio dei visti.

L’accordo siglato quindici anni fa dall’UE e dalla Federazione russa agevola, su una base di reciprocità, il rilascio di visti ai cittadini russi (e, viceversa, a quelli europei) per il soggiorno massimo di 90 giorni, a fronte di alcuni documenti – sufficienti di per sé, senza ulteriori controlli – a giustificare le finalità del viaggio. La sospensione dell’accordo rende più complicato il processo di acquisizione del visto turistico, intensificando il controllo sulle future domande presentate dai russi.

L’iter per il rilascio di un visto turistico europeo diventa, in definitiva, più lungo e costoso per i cittadini russi che intendono richiederlo. «Di conseguenza – ha affermato Josep Borrell – il numero di nuovi visti sarà notevolmente ridotto». I ministri degli esteri hanno anche deciso di chiedere alla Commissione europea di esaminare le centinaia di migliaia di visti già rilasciati ai cittadini russi.

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L’Alto Rappresentante per la politica estera e la politica di sicurezza dell’UE Josep Borrell

Verso un approccio regionale?

Per quanto non vieti definitivamente il rilascio dei visti ai russi, l’accordo apre la strada a un’iniziativa regionale che potrebbe ancora erodere la capacità dei russi di entrare nell’UE. L’intesa tra i ministri europei ammette, infatti, la possibilità di ulteriori restrizioni su base nazionale, ma sempre nel rispetto delle regole dell’Area Schengen. 

In questo senso, i Paesi vicini alla Russia, che in questi mesi hanno visto aumentare notevolmente gli ingressi, sollevando le maggiori preoccupazioni rispetto alla sicurezza nazionale, possono adottare misure a livello nazionale per limitare l’ingresso nell’Unione Europea attraverso i loro confini o aggravare ulteriormente la procedura di rilascio dei visti.

«Gli Stati membri hanno un’ampia discrezionalità nella regolamentazione delle loro politiche sui visti. Ogni Stato membro può quindi adottare e attuare misure nazionali in relazione al rilascio dei visti», ha ricordato Borrell

Per quanto si sia trattato di un accordo politico di compromesso, la decisione congiunta sulla sospensione sembra aver rassicurato i ministri degli esteri dei Paesi principalmente coinvolti dall’ingresso dei cittadini russi, i quali hanno già avuto modo di sottolineare come l’accordo sulla sospensione accenda i riflettori sul problema della sicurezza, comune a tutta l’Europa, e apra a un approccio regionale, e dunque alla possibilità di un coordinamento tra i Paesi vicini alla Russia sulla questione.

In tal senso, il ministro degli esteri lituano, rivolgendosi ai giornalisti, ha sottolineato che un approccio coordinato regionale (almeno a livello baltico) potrebbe «limitare in modo significativo i valichi di frontiera da parte dei cittadini russi titolari di visti Schengen dell’UE».

Le reazioni di Mosca

Mirando a ridurre il numero dei nuovi ingressi di cittadini russi in Europa, la decisione presa dai ministri degli esteri – che dovrà adesso essere approvata formalmente – può essere annoverata tra le misure che l’Ue sta adottando in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Non a caso, le reazioni di Mosca non si sono fatte attendere. Già alla vigilia della riunione del Consiglio, il Cremlino ha lanciato avvertimenti su possibili ritorsioni, laddove il blocco dei visti fosse stato approvato. Dmitry Peskov, portavoce del Presidente Putin, aveva affermato infatti che la Federazione russa non avrebbe lasciato “senza risposta” una possibile sospensione dei visti turistici ai suoi cittadini da parte dell’Ue. 

Subito dopo la decisione sulla sospensione, il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko ha dichiarato: «Con la decisione di sospendere l’accordo sul rilascio semplificato dei visti per i cittadini russi l’Ue ha deciso di spararsi sui piedi». Le ritorsioni, al momento, non sembrerebbero riguardare il blocco totale delle forniture di gas russe, già oggetto di limitazioni da parte dei russi. Se anche la scelta dell’UE non dovesse essere senza conseguenze, i ministri degli esteri dell’Unione Europea appaiono determinati a perseguire quella che alcuni di loro hanno già definito come «la giusta direzione», per impedire che, mentre è impegnata ad aiutare l’Ucraina, l’UE possa incentivare «vacanze e turismo di lusso».

(Foto di Copertina – Alexander Nrjwolf)


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Martina Sardo

Racalmutese dal 1994. Dopo la laurea in legge, ho avviato la pratica forense in diritto dell’immigrazione, senza però rinunciare all’altra mia grande passione: il giornalismo.