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Salari minimi adeguati, la proposta della Commissione europea

Nelle prossime settimane, il Parlamento europeo dovrebbe approvare il testo della Direttiva sui salari minimi adeguati nell’UE. Cosa prevede?


Tra il 12 e il 15 Settembre, il Parlamento europeo – riunito in seduta plenaria – sarà chiamato a discutere delle principali tematiche che alimentano, ad oggi, il dibattito all’interno delle Istituzioni comunitarie. In particolare, gli eurodeputati si confronteranno sul primo testo normativo dell’UE sui salari minimi adeguati, con l’auspicio che la relativa introduzione possa tradursi in una crescita salariale reale e in una riduzione del divario retributivo di genere e della povertà lavorativa.

La proposta di Direttiva della Commissione europea

Facendo seguito alle diverse richieste dell’Europarlamento di misure a livello comunitario volte ad assicurare un reddito dignitoso a tutti i lavoratori dell’UE, la Commissione europea, il 28 Ottobre 2020, ha presentato una Proposta di Direttiva, nel tentativo di incrementare l’adeguatezza dei salari minimi all’interno degli Stati membri dell’Unione, in considerazione dell’aumento della povertà lavorativa e degli effetti negativi delle crisi finanziarie e delle recessioni economiche sulle politiche sociali dei Paesi UE.

In tale prospettiva, le norme incluse nel testo della Direttiva trovano il loro fondamento nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. In particolare, il Principio 6 riconosce ai lavoratori il diritto «a una retribuzione equa che offra un tenore di vita dignitoso», garantendo altresì «retribuzioni minime adeguate, che soddisfino i bisogni del lavoratore e della sua famiglia in funzione delle condizioni economiche e sociali nazionali, salvaguardando nel contempo l’accesso al lavoro e gli incentivi alla ricerca di lavoro».

La normativa in questione rappresenta un tentativo di promuovere la dimensione sociale dell’UE, la quale è stata fortemente sacrificata a causa degli shock finanziari degli anni passati, nonché delle pesanti ricadute che la pandemia da COVID-19 ha avuto nei confronti delle economie degli Stati membri. L’Unione, nell’ottica di perseguire tale obiettivo, sostiene i Paesi UE con normative, fondi e strumenti tesi a coordinare meglio le politiche sociali nazionali, rimanendo nelle mani degli Stati membri la competenza in determinate materie, quali la regolamentazione salariale, i sistemi pensionistici e l’età pensionabile, nonché le prestazioni di disoccupazione.

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Cosa prevede la proposta sui salari minimi adeguati?

Nelle intenzioni della Commissione europea, le norme contenute nella Proposta mirano a istituire un quadro giuridico per l’individuazione di salari minimi adeguati, anziché fissare un salario minimo comune europeo. Tale scelta muove dalla consapevolezza che, nell’Unione, sussistono notevoli differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda la percentuale dei lavoratori coperti da contratti collettivi e il livello dei salari minimi; una circostanza, questa, che dipende dai diversi livelli di reddito dei Paesi UE e dai differenti modelli di mercato che ivi trovano applicazione.

Sebbene la Proposta rispetti tali divergenze, essa prevede un quadro procedurale comune, allo scopo di favorire la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari, livelli adeguati di salari minimi legali, un miglior accesso effettivo alla tutela garantita dal salario minimo per tutti i lavoratori, nonché la presentazione di relazioni sulla copertura e l’adeguatezza dei salari minimi da parte degli Stati membri.

Ciascun Stato membro dell’UE avrà il potere di stabilire il proprio salario minimo, potendolo fissare sulla base di determinati criteri, come le condizioni socioeconomiche, il potere d’acquisto, i livelli di produttività e gli sviluppi nazionali. Si tenga presente che, ad oggi, esistono due diversi tipi di salario minimo che trovano applicazione nei Paesi dell’Unione: i salari minimi legali, ossia quelli regolati da statuti o leggi formali, adottati dalla maggioranza degli Stati membri; i salari minimi determinati dai contratti collettivi, attraverso accordi tra sindacati e datori di lavoro.

Per determinare il salario minimo legale nazionale, i Paesi UE avranno a disposizione diversi strumenti, quali un paniere nazionale di beni e servizi a prezzi reali, che potrebbe includere attività culturali, educative e sociali, nonché l’espletamento di un’attività di confronto del salario minimo con valori di riferimento comunemente utilizzati a livello internazionale o con la soglia di povertà.

Come si evince da quanto descritto, la Commissione europea ha presentato un sistema di regole nel pieno rispetto delle competenze degli Stati membri e della libertà contrattuale delle parti sociali, preservando, quindi, la loro rispettiva autonomia.

L’accordo politico provvisorio e le prossime tappe

Lo scorso 7 Giugno 2022, i negoziatori della Presidenza del Consiglio dell’UE e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sul progetto normativo relativo ai salari minimi adeguati, dopo ben otto cicli negoziali tra le due Istituzioni comunitarie. La necessità di adottare una misura legislativa di tale portata poggia sulla considerazione che, sebbene in molti Stati membri sia previsto il salario minimo, variando da Paese a Paese, spesso il relativo importo non consente al lavoratore di far fronte alle normali spese quotidiane.

Lo scenario appena delineato presentava dei caratteri negativi già da prima dello scoppio della pandemia: basti pensare che, nel 2018, sette lavoratori su dieci riuscivano a far quadrare il bilancio familiare, pur essendo titolari di un salario minimo. Con l’avvento della crisi sanitaria, il divario retributivo tra gli Stati membri è notevolmente aumentato, con importi di salario minimo che sono arrivati ad oscillare dai € 332,34 (Bulgaria) ai € 2.256, 95 (Lussemburgo).

L’accordo politico provvisorio dovrà ricevere la conferma del Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione Europea (COREPER), organo preparatorio – e non decisionale – del Consiglio dell’UE e fondamentale per il relativo processo decisionale, poiché tenta di trovare un preliminare accordo su una data questione o materia che, successivamente, verrà sottoposto all’adozione del Consiglio dell’UE stesso, i cui membri potranno pacificamente rimetterlo in discussione.

Ricevuta l’approvazione del COREPER, l’accordo politico provvisorio sui salari minimi adeguati nell’Unione dovrà essere votato, per l’appunto, dal suddetto Consiglio e dal Parlamento europeo, con gli Stati membri che avranno due anni di tempo per poter recepire la Direttiva nel rispettivo ordinamento giuridico nazionale.

Si tratta di un primo e significativo passo verso la promozione di quella dimensione sociale dell’UE troppo spesso messa nel dimenticatoio negli anni passati, così da favorire la compagine economica-monetaria comunitaria. Sebbene la crisi sanitaria sia stata affrontata dall’Unione e dai suoi Stati membri mediante la predisposizione di strumenti straordinari, come il meccanismo SURE, la necessità di aumentare la resilienza dell’UE nei confronti delle sfide future richiederebbe un ripensamento delle norme previste dal diritto primario comunitario, nel tentativo di conferire all’Unione ulteriori competenze e, quindi, una maggiore autonomia di azione.


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