Bocciature, eliminarle aiuta il sistema scolastico italiano?
Sta finendo un altro anno scolastico e sta andando verso la conclusione anche quest’ultima legislatura: in campagna elettorale si parla anche di scuola e bocciature.
Nel corso dell’ultimo convegno nazionale di Fratelli d’Italia – primo partito della coalizione di centrodestra oltre che primo partito nei sondaggi – una delle giornate è stata dedicata al sistema scolastico. La proposta fatta dalla leader Giorgia Meloni per rivoluzionare il sistema scolastico è quella di prendere come riferimento il sistema inglese, dove non esistono bocciature e il valore dello studente è valutato in base al suo percorso durante le fasi scolastiche. C’è da precisare che il sistema scolastico inglese è estremamente complesso, gli anni di studio sono organizzati in maniera del tutto diversa da quelli italiani e l’approccio educativo si fonda su delle basi culturali decisamente lontane da quelle nostrane.
L’annuncio più forte dal palco della Convention milanese, quindi, è stato senza dubbio quello di cancellare le bocciature e di introdurre degli esami con delle materie base insieme a delle materie a scelta dello studente. Va considerato che già quattro anni fa, il decreto “Buona Scuola” aveva reso più complicate le bocciature alle scuole elementari e medie, relegandole ai soli casi di particolari problematiche della condotta o eccessive ore di assenza.
Il significato della bocciatura
Bisogna riflettere sull’importanza della bocciatura, sul valore che questa acquista nella mente di un bambino o di un ragazzino che frequenta la scuola. L’analisi sociologica sulle generazioni più giovani dimostra come queste abbiano perso i limiti imposti dai riti di iniziazione delle generazioni precedenti, cercando di crearsi nuovi stimoli per poter crescere, da una parte, e perdendo ogni tipo di confine tra ciò che è possibile e ciò che non è possibile.
La bocciatura, ad oggi, continua a essere uno di quei limiti che tiene ancorato il ragazzo a un percorso di realtà, al sacrificio per potersi accaparrare un gradino in più nel percorso della vita. La bocciatura stessa, quando non riesce a essere evitata, diventa di per sé un’esperienza formativa, capace di fare cambiare rotta nelle scelte di una persona.
Viviamo oggi in una società che educa al successo, ripudiando il fallimento, non contemplandolo neanche tra i possibili esiti di un percorso. Essere bocciati, essere rimandati a un esame è un insegnamento per tutta la società, non solo per il diretto interessato. Vivere il fallimento di non essere riusciti a superare degli ostacoli insegna a essere più resilienti, insegna a risollevarsi dalle proprie “ceneri”, insegna a non arrendersi e a trovare strategie alternative per risolvere i problemi.
Esiste chiaramente il rovescio della medaglia, dove la bocciatura diventa una porta di accesso a una vita di espedienti e all’abbandono scolastico, ed è proprio questo quello che dovrebbe diventare il fulcro centrale della rivoluzione scolastica.
La società britannica è profondamente diversa da quella italiana, per cui l’approccio educativo britannico trova i suoi frutti e i suoi successi laddove il substrato sociale lo permette.
La proposta di FdI, in un contesto sociale come quello italiano, acquista solo un valore demagogico, populista, propagandistico. Per quanto detto fino ad ora, inattuabile.
Se le bocciature non sono il problema
Quindi significa che la struttura scolastica italiana è ottima e funziona tutto perfettamente? Certamente no, bisognerebbe attuare una rivoluzione all’interno del mondo scolastico, ma tenendo conto di quello che lo studio sociale mostra. È necessario, per quanto ne vogliano i partiti di destra e conservatori, pensare all’introduzione di materie come l’educazione emotiva e sessuale.
Bisognerebbe pensare a uno stravolgimento dei programmi scolastici di tutte le materie: dall’introduzione dell’educazione finanziaria al potenziamento di materie come la filosofia o l’educazione civica, un cambio di passo della classe degli insegnanti e della loro formazione in direzione di approcci educativi più efficaci e più innovativi, che gli permettano di usare al massimo gli strumenti tecnologici di cui oggi la scuola può disporre.
Sicuramente bisogna anche cambiare modalità valutative, introdurre una valutazione alla motivazione, che permette anche di comprendere l’operato del docente; spesso, la causa della bocciatura di uno studente non è la sua attitudine allo studio, quanto l’impegno che lo stesso mette nello studio di quella particolare materia; l’impegno, d’altronde, è direttamente proporzionale alla motivazione, che è solo merito del docente.
Oggi i docenti usano la valutazione come lode o come punizione, raramente come punto di partenza o di arrivo di un percorso educativo.

I governi di domani dipendono anche dalle “bocciature”
Va ricordato alla compagine politica meloniana il modo in cui Marx definiva la religione – «l’oppio del popolo» – e come l’utilizzo di ogni “oppio propagandistico” non faccia il bene degli astanti al comizio. Eliminare le bocciature creerebbe, soprattutto fra i giovani, una popolazione più fragile, emotivamente instabile, ancora più di oggi.
I giovani di oggi saranno gli adulti di domani, e anche se oggi al governo ci sono ancora molti dinosauri della storia repubblicana, si spera che fra qualche anno la classe dirigente sia almeno “rigenerata” o nettamente cambiata. Bisogna pensare a questa classe dirigente futura, per capire come cambiare la scuola; è necessario rispondere alla domanda: “Chi vogliamo ci governi domani?”.