La Gioconda tra fama, protesta e follia: tutti gli attentati al quadro più famoso del mondo

Il recente episodio al museo del Louvre apre una finestra sul tortuoso passato del dipinto più celebre del mondo, la Gioconda, vittima di numerosi attacchi dal suo stesso pubblico, e sempre per motivi diversi. 


La Gioconda torna a far parlare di sé: il recente caso dell’uomo che lancia una torta sul celebre dipinto ha fatto il giro del mondo ed è su tutti i canali social. Il gesto di “protesta” sembra aver sconvolto tutti, un vero e proprio oltraggio al mondo dell’arte. Eppure, la Gioconda é stata attaccata più volte dal suo stesso pubblico, dal 1911 a oggi, e per i motivi più disparati.

La Gioconda e il più grande furto nella storia dell’arte

Il momento esatto in cui la Gioconda acquista la popolarità che oggi conosciamo è certamente il 22 agosto 1911, giorno in cui venne compiuto quello che è stato definito “il più grande furto nella storia dell’arte”. 

Esposta al salon Carré del Louvre, il dipinto di Leonardo Da Vinci fino a quel momento vantava certamente un grande apprezzamento da parte di studiosi e intenditori, ma restava un’opera come tante agli occhi del grande pubblico. La mattina del 22 agosto 1911, Louis Béroud e Frederic Languillerme, due giovani artisti in visita a Louvre per studio, si accorsero di uno spazio vuoto sulla parete del museo e avvisarono il capo della sicurezza che lanciò l’allarme: la Gioconda era stata rubata, e nessuno aveva idea di come fosse stato possibile. 

Lo scandalo apparve sulle prime pagine di tutti i quotidiani, dando inizio a una sfrenata caccia all’uomo: durante le indagini vennero erroneamente arrestati anche Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire, che risultarono però totalmente estranei al caso. Intanto lo spazio vuoto lasciato dal dipinto di Leonardo venne temporaneamente riempito dal Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello per due lunghi anni. 

Nel 1913, un collezionista d’arte fiorentino ricevette una lettera dove veniva proposta in vendita la Gioconda, a patto che il dipinto tornasse in Italia sotto custodia. Riconosciuto il dipinto e avvisato il direttore della Regia Galleria di Firenze, fu tesa un’imboscata al venditore, firmatosi “Monsieur Léonard”, che altro non era che Vincenzo Peruggia, un dipendente addetto alle pulizie del museo del Louvre

Il giorno dopo l’uomo fu arrestato nella sua stanza a Firenze, e il dipinto tornò in Francia senza aver subito particolari danni. Peruggia dichiarò di averlo fatto per patriottismo e senso di ingiustizia, vedendo numerosi quadri italiani esposti “illegittimamente” nel salone francese. 

In seguito all’accaduto la Monna Lisa fu esposta in tutta Italia, per consolidare il rapporto amichevole tra i due Paesi, per poi tornare a Parigi accolta da una nazione in festa.

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Fama e deliri post guerra: l’attacco con l’acido e il “lanciatore di pietra” 

Pochi decenni dopo, durante l’occupazione nazista in Francia, la Gioconda fu portata via dal museo e nascosta in diversi luoghi segreti del territorio per evitarne il furto, tornando ufficialmente in Francia nel 1945. Gli anni successivi alla guerra videro l’opera vittima di una serie di attentati, figli probabilmente di una psicosi post-trauma.

Durante una tournée museale a Montauban nel 1956, un anonimo individuo entrò in sala e lanciò una grossa quantità di acido sul dipinto. Fortunatamente prima dell’esposizione era stato applicato un sottile vetro protettivo e i danni furono limitati; il motivo del folle gesto è effettivamente sconosciuto, ma attribuito a una condizione mentalmente instabile dell’autore. 

Nel gennaio 1957 un altro attacco colpì la Gioconda, stavolta con conseguenze più gravi: un giovane boliviano, probabilmente una guardia del Louvre, estrasse dalla tasca del cappotto una pietra e la scagliò contro l’opera esposta, frantumando il vetro e compromettendo seriamente il dipinto, dal quale si staccò la pittura a olio della parte inferiore all’altezza del gomito sinistro. Con un approfondito restauro il quadro venne ripristinato e, anche in questo caso, all’uomo vene attribuita l’infermità mentale. In seguito all’episodio, per evitare situazioni analoghe, fu applicato un vetro protettivo antiproiettile.

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Lo spray rosso e l’ultimo viaggio della Gioconda

Dopo diverse tournée nei musei di tutto il mondo, ci furono numerose proteste in merito ai continui spostamenti di un’opera così fragile e importante: nei primi anni ‘70  vennero segnate le ultime tappe concesse al celebre quadro, ovvero Tokyo e Mosca. Il 20 aprile 1974, durante l’inaugurazione al Museo Nazionale di Tokyo, la Gioconda fu imbrattata di vernice rossa spray da un’attivista giapponese. La donna definì l’aggressione un gesto di protesta contro l’assenza di accessi per diversamente abili nella struttura museale, e lo scarso interesse a loro riservato. 

Nonostante il vetro abbia impedito qualsiasi danno all’opera, i responsabili del Louvre decisero, visti gli ultimi episodi, di preservare quanto possibile l’opera da altri rischi: da quel momento la Gioconda non avrebbe mai più lasciato il museo parigino. 

Gli ultimi attacchi 

Nonostante le restrizioni e l’arrivo del XXI secolo, gli attacchi a quello che ormai è ufficialmente l’icona dell’arte classica non si sono fermati. Con il miglioramento di certe tecnologie è stato possibile sostituire ancora, in via preventiva, il vetro protettivo, rendendolo più blindato e resistente.

Il 2 agosto 2009 una donna russa entrò al museo del Louvre con una tazza nascosta nella borsa, per poi scaraventarla con rabbia contro il dipinto. Dopo l’arresto dichiarò alla polizia di averlo fatto in segno di protesta verso le autorità nazionali, in seguito a un “no” alla sua richiesta di ottenere la nazionalità francese. Grazie alla protezione in vetro, l’oggetto è andato in frantumi lasciando l’opera intatta, e la donna sottoposta a test psichiatrici e rilasciata poco dopo. 

Solo pochi giorni fa, il 29 maggio 2022, un uomo con una parrucca in testa si è fatto spazio tra la folla di visitatori su una sedia a rotelle. Una volta arrivato in prima fila ha lanciato una torta sul quadro più famoso del mondo, imbrattando la teca di vetro di crema bianca e lasciando il resto della sala attonita. Quando la sicurezza del museo l’ha catturato, l’uomo ha giustificato il gesto come una protesta legata alla sensibilità ambientale:  «C’è gente che vuole distruggere la Terra! Pensate alla Terra. È per la Terra che l’ho fatto».

Prima di andarsene con le guardie, il “vandalo” ha disseminato la sala con dei petali di rose. Non è ancora chiaro il collegamento tra una torta, la Gioconda e il salvataggio dell’ecosistema, ma l’intento a quanto pare non era quello di distruggere l’opera, ma essere semplicemente ascoltato. 

Che sia per protesta, rabbia o semplice voglia di sentirsi importanti, la Gioconda conferma, a distanza di un secolo, la sua importanza storica e sociale, restando a disposizione del suo pubblico, silenziosa e sorridente. O almeno finché la teca di vetro resisterà.