I volti di Dracula, dal romanzo al cinema fino alla crudele realtà

“Il vampiro continua a vivere e non può morire solo perché gli anni passano”, così diceva Bram Stoker. Nel 2022, a 125 anni dalla pubblicazione di Dracula, la sua leggenda vive ancora.


Ogni anno gli amanti dell’horror si riuniscono a Dublino per celebrare Bram Stoker (1847-1912), scrittore e ideatore del vampiro più amato da grandi e piccini: Dracula, giunto quest’anno al suo 125esimo anniversario dalla pubblicazione. Il Bram Stoker Festival è un appuntamento annuale a Dublino ma in questi anni, a causa della pandemia, è stato annullato. In tale occasione si tengono spettacoli raccapriccianti, film spaventosi, appuntamenti terrificanti, escursioni a piedi attraverso le macabre vie della capitale, laboratori letterari, scritture horror, teatro a tema e discussioni vivaci sui vampiri: tutto ciò è un assaggio di quello che accade a Dublino a fine maggio per il Dracula Day.

Nonostante i vampiri non siano nati con Stoker, il festival mira a celebrare la sua creatività, capace di produrre un romanzo gotico classico che nel tempo si è affermato a tal punto da divenire uno dei fenomeni culturali più influenti dell’era moderna.

Dracula è un personaggio tra mito e folklore che sopravvive nutrendosi dell’essenza vitale, il sangue di altre creature. I vampiri come lui divennero molto popolari solo agli inizi del XVIII secolo, in seguito all’influenza delle superstizioni dell’Europa dell’est e dei Balcani, dove le leggende sui vampiri erano molto diffuse. Il capolavoro di Bram Stoker si affermò a tal punto che tutti coloro i quali successivamente si misero in gioco sul tema dovettero fare i conti con questo romanzo.

Bram e l’Irlanda

L’Irlanda ha giocato un ruolo fondamentale nella formazione del più celebre autore horror di sempre: «Bram ha assorbito il suo oscuro e profondo senso dell’immaginazione mentre cresceva in Irlanda, derivandolo dal folklore tradizionale irlandese […]».

Nel 1847, anno della nascita di Bram Stoker, l’Irlanda soffriva di un’epidemia di colera e di una carestia di patate. La gente nelle campagne stava morendo di fame per la mancanza di cibo e veniva nelle città alla ricerca di elemosina; di conseguenza, malattie e povertà erano diffuse. Sono stati descritti come «morti che camminano», spiega Dacre Stoker, diretto discendente dello scrittore in un’intervista per l’Horror Magazine.

«Per Bram è stato peggio. Lui stesso soffriva di una malattia non diagnosticata che durò fino all’età di 7 anni e lo confinava per lo più a letto. Con le storie che gli sono state raccontate sul folklore e la superstizione irlandese e la storia di sua madre che è sopravvissuta all’epidemia di colera a Sligo da bambina, ha avuto tutto il tempo per sviluppare un senso dell’immaginazione piuttosto macabro. Probabilmente ha contribuito alla sua scrittura di Dracula anni dopo», continua Dacre.

Tuttavia secondo Dacre, in Stoker l’ispirazione diretta per il personaggio del celebre conte ha poco a che vedere con la Transilvania: «Bram non ha mai viaggiato in Transilvania. Ha raccolto le informazioni da varie biblioteche, come la Biblioteca di Londra e la Biblioteca di Whitby. Si avventurò persino nella Biblioteca di Marsh a Dublino ben prima di iniziare a scrivere Dracula e lesse un libro chiamato Cosmography, che conteneva un riferimento alla Valacchia e a Dracula. Questo nel 1866, 24 anni prima che iniziasse a scrivere il romanzo».

Dracula, il romanzo

Sono trascorsi esattamente 125 anni da quando l’opera intitolata Dracula è stata pubblicata nel lontano 1897 e ad oggi rimane un’opera straordinariamente celebre e affascinante. La storia è raccontata attraverso una serie di lettere, diari e racconti personali dei vari personaggi coinvolti negli eventi narrati, in particolare attraverso gli scritti di Jonathan Harker, un giovane avvocato inglese che viene inviato dal suo capo, Peter Hawkins, in Transilvania, una regione della Romania, per curare l’acquisto di una proprietà londinese da parte di un aristocratico del posto, il Conte Dracula. La sua raccolta epistolare con il capo diviene fin da subito intrigante ed interessante.

La storia è ambientata nel 1890. Jonathan, giunto in Transilvania, viene catapultato in un mondo pieno di superstizioni e la gente locale fin da subito lo scoraggia ad incontrare il conte, dandogli crocifissi per difendersi; Harker però non dà peso alle dicerie e va dritto per la sua strada mirando a portare a termine la sua trattativa.

Il Conte Dracula appare come un anziano gentiluomo, molto ospitale e apparentemente innocuo. Dopo un paio di giorni Harker si ritrova prigioniero di un piano diabolico: Dracula è un vampiro che si nutre di sangue umano e vuole recarsi in Inghilterra alla ricerca di nuove vittime. Da qui si sviluppa l’avvincente intreccio che caratterizza il romanzo.

La ribalta del romanzo gotico

Bram Stoker ambienta il suo scritto a Londra, una scelta piuttosto nuova in quanto, precedentemente, i romanzi gotici venivano ambientati in luoghi esotici e in remote località dell’Italia o sulle Alpi Svizzere.

Dracula si presenta come un rispettabile vittoriano; Jonathan Harker, il giovane nelle sue grinfie, viene tenuto prigioniero dal vampiro nel suo castello. Quest’ultimo è molto diverso dalle classiche eroine deboli e indifese che venivano solitamente rapite nei romanzi gotici precedenti.

Inoltre, solitamente il rapimento avveniva in un antico castello o in una vecchia abbazia; Stoker sceglie invece la Transilvania, crogiolo inestricabile di nazioni, popoli, religioni e credenze provenienti da tutti gli angoli del continente europeo e asiatico. Posta all’estremo confine della “civiltà occidentale”, caratterizzata da tipici edifici romanici, gotici e barocchi. Il tutto abbracciato dai suoi alti monti della catena dei Carpazi, abitata già da nazioni guerriere come i Daci, i Goti, gli Unni, gli Ungari.

Il mito del vampiro come “redivivo”, nemico della luce del sole, nasce nel medioevo ma è con Stoker che diviene il principe della notte per eccellenza, l’insaziabile bevitore di sangue, capace di mutarsi in un pipistrello per attaccare le sue vittime. Rispetto ai vampiri antichi lo scrittore introduce in maniera del tutto nuova una predominante componente umana e, soprattutto, la sua immortalità. Vengono anche inserite caratteristiche che prima non esistevano, come la vulnerabilità al sole e ai paletti di frassino, nonché la capacità di creare a sua volta dei vampiri.

Dracula sul grande schermo

Dracula è una delle storie più filmate al mondo e parecchio rappresentate anche al teatro. L’immagine che è stata tramandata nel grande e piccolo schermo, elegante e assetata di sangue, è però molto lontana dal rozzo personaggio con la barba di Stoker.

Il Conte Dracula che ci descrive Stoker viene da un mondo lontano e antico di cui egli ancora conserva le abitudini, è un uomo comunque affascinante, che rappresenta gli aspetti più trasgressivi della società convenzionale del tempo e che agisce spinto da impulsi proibiti, immorali e irrazionali.

La prima trasposizione cinematografica di Dracula risale al 1922, dal titolo Nosferatu. Liberamente ispirato al romanzo di Bram Stoker, Nosferatu è una vera e propria sinfonia dell’orrore. Il regista Murnau costruisce un immaginario spettrale, inquietante e indimenticabile e vive ancora oggi come un classico del cinema, un monumento cinematografico imprescindibile.

Nel 1931 Tod Browning (regista del capolavoro Freaks del 1932) dirige un nuovo film di Dracula. Bela Lugosi dà corpo alla caratterizzazione del conte più longevo e iconico di sempre: brillantina e infinita eleganza hanno cominciato da qui in avanti a caratterizzare l’ambiguo personaggio.

Nel 1958 prende avvio il progetto di Dracula il vampiro che però si distacca fortemente dalla tradizione. La figura del Conte diviene una creatura molto carnale, assetata di sangue.

Nel 1992 arriva sul grande schermo Dracula di Bram Stoker diretto da Francis Ford Coppola che raggiunge il successo al botteghino con un’opera tra le più sperimentali della sua filmografia. Il suo Dracula è un trionfo visivo. Un film che si tinge dei toni cupi della fiaba nera nella sua struggente visione romantica incentrata su amore e morte.

Se negli anni si è pensato di superare l’idea di un film su Dracula, all’inizio del nuovo millennio ci si è ricreduti con Dracula: pages from a virgin’s diary del 2002, tra i migliori risultati della carriera di Guy Maddin. Dracula: Pages From a Virgin’s Diary non assomiglia a nessun’altra rappresentazione del mondo dei vampiri. Più che guardare al romanzo di Bram Stoker, il film trae ispirazione da una rappresentazione teatrale di Mark Godden, coreografata dal Royal Winnipeg Ballet, accompagnato dalle note soavi di Gustav Mahler.

Il risultato è un film-balletto dove immagini e suoni danzano all’unisono. Un’opera fortemente sperimentale che utilizza le tecniche tipiche del cinema muto. Il regista canadese inoltre ha voluto inserire anche un forte carattere politico, enfatizzando la xenofobia dei personaggi nei confronti del vampiro interpretato, da un attore cinese. È un Dracula androgino, sensuale e misterioso, ma tremendamente diverso, assolutamente imperdibile.

L’evoluzione del vampiro ai giorni d’oggi

Nel corso dei secoli il vampiro è mutato ed è diventato sempre più un fenomeno di cultura pop, mantenendo le caratteristiche nate da Dracula ma mutandone alcune. Basti pensare alle famose saghe di Twilight e The Vampire’s diaries, dove il vampiro non è un nemico dell’uomo, anzi, spesso diventa il protettore della comunità in cui vive, perfettamente integrato con i comuni mortali. 

L’archetipo del vampiro è da sempre Dracula, ma nel corso del Novecento la figura del principe delle tenebre e dei suoi adepti si è evoluta in maniera sempre nuova e sempre differente. Dagli anni ’80 in poi, il cinema ha cambiato registro: si è passati da un Dracula cupo, terrorizzante e tenebroso, a un bel tenebroso pur sempre malvagio, ma anche alla sua parodia.

Tra fantasia e realtà

Britannica sarebbe stata l’ispirazione diretta per il personaggio del Conte, riconducibile alla figura dell’attore e amico di Stoker, Henry Irving. Spiega Dacre a Horror Magazine che «Irving ha interpretato Mefistofele al Lyceum per 27 anni, il che ha fornito a Bram una forte suggestione visiva. È stato anche Vlad Dracula lll l’Impalatore dalla Valacchia (territorio vicino alla Transilvania, Romania), il che […] ha aiutato Bram a creare il suo personaggio del Conte Dracula». 

Sorge quindi spontaneo chiedersi se Bram Stoker credesse veramente nei vampiri. Dacre risponde che «Bram era di mentalità molto aperta». Poi, citando direttamente lo zio, conclude: «Ci sono misteri che gli uomini possono solo indovinare, e che con il passare degli anni possono risolvere solo in parte».

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