Vertice FOCAC 2021, vent’anni di relazione sino-africana

Il Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC), alla sua ottava edizione, apre nuovi scenari per la cooperazione sino-africana ma nasconde potenziali insidie per la stabilità e l’indipendenza economica del continente africano.


Sono passati più di vent’anni dal primo vertice ministeriale del Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC), avvenuto nell’ottobre del 2000 a Pechino. Da quel momento in poi, l’evento è stato ospitato ogni tre anni – alternativamente – nella capitale cinese e in una capitale a rotazione dei 54 Stati africani, raccolti nell’Unione Africana (UA), che aderiscono al Forum. 

Il 2021 è stato l’anno di Dakar, Senegal, con il discorso di apertura pronunciato dal presidente Xi Jinping, e ha visto la partecipazione di ministri e capi di governo, accanto a quella di diversi capi di stato – tra cui lo stesso Xi Jinping, il generale egiziano Abdel Fattah al Sisi e Cyril Ramaphosa, presidente della Repubblica Sudafricana e dell’Unione Africana – non tutti, però, fisicamente presenti a Dakar. Infatti, data la situazione pandemica e altri impegni istituzionali, per alcune autorità è stata richiesta la partecipazione da remoto. 

L’influenza del Forum on China-Africa Cooperation

Definito come un high-level forum – un ibrido tra un incontro a livello ministeriale e un summit – il vertice svoltosi a novembre 2021 è stato il primo a doversi interfacciare ed esprimere sull’argomento vaccini e crisi pandemica da Covid-19. 

Il forum precedente, risalente al 2018, si era chiuso con lo stanziamento di fondi per 60 miliardi di dollari – nella forma di prestiti a interessi zero – che sarebbero stati erogati dalla Cina per il supporto alla costruzione di infrastrutture sul continente africano.

Il partenariato sino-africano, fin dagli esordi, ha dato un impulso notevole allo sviluppo infrastrutturale in Africa, contribuendo alla costruzione di linee ferroviarie, autostrade e linee di trasmissione e trasformazione dell’energia. Per questo motivo, il FOCAC è stato definito dall’Africa Center for Strategic Studies “un processo piuttosto che una serie di incontri tra rappresentanti di Stato”.

Gli investimenti nelle infrastrutture, inoltre, si sono rivelati vincenti in vista dell’approvvigionamento di dosi di vaccino per contrastare la diffusione del coronavirus che arriveranno da Pechino. Attualmente, solo il 6% della popolazione africana ha ricevuto la somministrazione delle dosi previste per fornire una copertura adeguata. A Dakar, il governo cinese ha dichiarato di star lavorando per arrivare a consegnare un miliardo di dosi da somministrare entro il 2022.

La costruzione di queste infrastrutture, poi, ha dato nuova linfa alla Belt and Road Initiative (BRI): la nuova via della seta, ufficialmente inaugurata nel 2013, il cui valore stimato – per volume di scambi avvenuti dopo la sua istituzione – è arrivato a 4000 miliardi di dollari americani. 

Per stimolare ulteriormente il potenziale del FOCAC, l’Unione Africana sta spingendo sull’African Continental Free Trade Agreement (AfCFTA): un’iniziativa pan-africana volta a creare un’area di libero scambio interna al continente, con lo scopo di supportare l’industrializzazione su tutto il territorio africano. Ciò che manca per raggiungere il pieno potenziale dell’AfCFTA sono proprio le hard infrastructure – come porti e strade – cui l’UA e il governo di Pechino stanno lavorando congiuntamente. 

Focac

Novità e controversie del FOCAC 2021 

Al di là della ricaduta nella vita politica ed economica delle decisioni prese nel contesto del forum, gli incontri del FOCAC mantengono una certa rilevanza rappresentando più di un terzo della popolazione mondiale, dal momento che il totale dei residenti tra Cina e Africa si attesta intorno ai 2,8 miliardi di persone. 

Il Forum del 2021 ha dato nuovo vigore alla relazione sino-africana: sono stati raggiunti importanti accordi sul programma sanitario e di salute pubblica – soprattutto sul versante del contrasto al Covid-19 – così come sul programma di sviluppo rurale, di riduzione della povertà, di promozione degli investimenti esteri e di contrasto al cambiamento climatico. Il governo di Pechino ha deciso di supportare la pionieristica iniziativa della Great Green Wall – la Grande Muraglia Verde, da realizzare nel territorio del Sahel – lanciata nel 2007 dall’Unione Africana per invertire la tendenza del riscaldamento globale. 

Tuttavia, il coinvolgimento così pervasivo della Cina negli affari interni africani potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Il rischio che gli Stati del continente vengano incastrati nella morsa della trappola del debito è tutt’altro che scongiurata; il supporto della Cina, inoltre, che mira – in base a quanto dichiarato dal governo di Pechino – a smantellare l’impalcatura del Washington Consensus e dell’attuale configurazione geopolitica guidata dai Paesi definiti Occidentali, sta risvegliando gli interessi di questi stessi Paesi sul territorio africano, rendendolo un campo di battaglia in cui la posta in gioco è rappresentata dall’accaparramento delle risorse naturali. 

Infine, gli Stati africani membri del Forum, se da un lato riconoscono i risultati in termini di progresso economico – raggiunti grazie agli accordi siglati con il governo di Pechino – dall’altro, lamentano la mancanza di stimoli che favoriscano un progresso che si affacci anche sul versante culturale e sociale, che permetterebbe loro di avere un maggiore potere di contrattazione sia con la Cina che con il resto del mondo.