Divario IVA, tra stime e strumenti di contrasto

Il divario IVA (VAT gap), seppur in significativo miglioramento negli ultimi anni, rimane ancora una partita da vincere. Analizziamo le stime e gli strumenti di contrasto messi in campo.


Il VAT gap (anche “divario IVA”) è definito come la differenza tra il gettito IVA previsto (o “VAT Total Tax Liability” o “VTTL”) e l’importo effettivamente raccolto, in termini assoluti o percentuali. Questa forbice viene alimentata dalle seguenti fattispecie:

frode e evasione dell’IVA;
– pratiche di elusione e ottimizzazione dell’IVA;
– fallimenti e insolvenze finanziarie;
– errori di calcolo e amministrativi.

Sul tema, lo studio pubblicato lo scorso 2 dicembre dalla Commissione europea dal titolo VAT gap in the EU – Report 2021 ha evidenziato come il VAT gap all’interno dell’eurozona nel 2019 si sia attestato in termini nominali a 134 miliardi di euro, pari in termini relativi al 10,3 per cento del VTTL. 

Analizzando i dati a livello aggregato possiamo notare come il 2019 segua il trend di riduzione del divario IVA che contraddistingue l’intero arco piano 2015-2019, orizzonte di analisi del suddetto studio. 

Dal 2015 a oggi, nonostante un aumento significativo della base imponibile, il VAT gap si è ridotto in termini nominali di ben circa 18 miliardi di euro (nel 2015 era pari a circa 152 miliardi di euro), che in termini relativi si traduce in una riduzione pari al -2,6 per cento del VTTL (nel 2015 era pari a circa il 12,8 per cento del VTTL). La significatività di tale riduzione è ancora più evidente se si pensa che quest’ultima rappresenta più del 20 per cento del divario osservato nel 2015. In altre parole, più di un quinto del divario IVA del 2015 è stato ridotto in un periodo di cinque anni.


divario IVA
Evoluzione del VAT gap nell’UE, 2015-2019

Analizzando i dati anno su anno, nel 2019, come già accaduto in precedenza nel 2016, si assiste, rispetto all’anno precedente, a una significativa riduzione del VAT GAP sia in termini nominali sia in termini relativi. Nello specifico, rispetto al 2018, il VAT gap si è ridotto in termini nominali di circa 7 miliardi di euro (nel 2018 era pari a circa 141 miliardi di euro), che in termini relativi si traduce in una riduzione pari al -0,8 per cento del VTTL (nel 2018 era pari a circa l’11,1 per cento del VTTL).

Da una analisi più granulare dei dati emerge che nel 2019 il podio degli Stati con maggior divario IVA in termini relativi vede al terzo posto Malta (23,5 per cento del VTTL), al secondo posto la Grecia (25,8 per cento del VTTL) e al primo posto, per distacco, la Romania che ha registrato un divario pari al 34,9 per cento del VTTL. Tra gli Stati virtuosi, invece, si segnalano Croazia (1,0 per cento del VTTL), Svezia (1,4 per cento del VTTL), e Cipro (2,7 per cento del VTTL) 


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VAT GAP come percentuale del VTTL negli Stati membri dell’UE28, 2019-2018 (%)

In termini assoluti, questa speciale classifica degli Stati con maggior divario IVA cambia interpreti e vede al terzo posto la Francia con 13,8 miliardi di euro, al secondo posto la Germania con 23,4 miliardi e al primo posto l’Italia con ben 30,1 miliardi di euro.


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VAT gap 2019 ( €/mld)

Le perdite derivanti dal mancato incasso dell’IVA hanno determinato un notevole impatto negativo sulla spesa pubblica per beni e servizi pubblici quali trasporti, ospedali e scuole. Seppur si siano raggiunti interessanti risultati negli ultimi anni, questo ancora non è sufficiente. Riprendendo le parole del commissario Ue per l’economia, Paolo Gentiloni: «nonostante il trend positivo registrato negli ultimi anni, il divario dell’Iva rimane una delle principali preoccupazioni, soprattutto in considerazione delle immense esigenze di investimento che i nostri Stati membri dovranno affrontare nei prossimi anni».

Lo stesso ha poi proseguito sottolineando che «le cifre di quest’anno corrispondono a una perdita di oltre 4.000 euro al secondo. Queste sono perdite inaccettabili per i bilanci nazionali e significano che la gente comune e le imprese sono lasciate a raccogliere il deficit attraverso altre tasse per pagare i servizi pubblici vitali. Dobbiamo fare uno sforzo congiunto per dare un giro di vite sulle frodi sull’Iva, un reato grave che sottrae denaro alle tasche dei consumatori, mina i nostri sistemi di welfare e impoverisce le casse pubbliche». 

Divario IVA, gli strumenti di contrasto

Il trend positivo fin qui discusso potrebbe subire una battuta d’arresto nel 2020, a seguito degli effetti della pandemia Covid-19 sulle entrate IVA per il 2020. Proprio le misure introdotte per sostenere la ripresa economica e la crescita a lungo termine dell’Europa potrebbero contribuire notevolmente nel medio periodo alla riduzione del VAT gap. Al riguardo va segnalato come nel luglio 2020 la Commissione europea abbia adottato un nuovo ambizioso pacchetto fiscale che si fonda su due principi fondamentali:

– equità: il nuovo pacchetto fiscale prevede l’intensificazione della lotta contro gli abusi fiscali, la riduzione della concorrenza fiscale sleale e un incremento della trasparenza fiscale;

– semplicità: il nuovo pacchetto si focalizza sulla facilitazione delle norme e delle procedure fiscali per migliorare il contesto in cui operano le imprese in tutta l’UE, anche attraverso la rimozione di ostacoli fiscali e oneri amministrativi a carico dei contribuenti in molti settori, in modo che sia più facile per le imprese prosperare e crescere nel mercato unico.

Il pacchetto promosso nel 2020 si compone di tre elementi:

1) il piano d’azione per una fiscalità equa e semplice a sostegno della strategia di ripresa, che persegue la realizzazione di un’imposizione equa e semplice a sostegno della strategia di ripresa e presenta una serie di iniziative future nel settore dell’imposizione diretta e indiretta. 

2) una proposta legislativa per la revisione della Direttiva 2011/16/UE del Consiglio del 15 febbraio 2011, relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Tale azione legislativa è culminata lo scorso marzo con la pubblicazione della Direttiva (UE) 2021/514 del Consiglio del 22 marzo 2021 recante modifica della direttiva 2011/16/UE relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale che, rispetto al testo emendato, prevede: 

– l’introduzione di uno scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali degli Stati membri sui redditi/ricavi generati dai venditori sulle piattaforme digitali;
– il rafforzamento della cooperazione amministrativa attraverso il chiarimento delle norme esistenti.

3) la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla buona governance fiscale nell’UE e oltre”, che si focalizza sui seguenti temi:

– riforma del codice di condotta in materia di tassazione delle imprese;
– riesame dell’elenco UE delle giurisdizioni non cooperative;
– miglioramento delle misure per rafforzare la buona governance;
– sostegno ai paesi partner nella buona governance fiscale.

È indubbio che negli ultimi anni l’UE ha intensificato i propri sforzi per contrastare l’evasione fiscale e promuovere la trasparenza. Tuttavia, la frode e l’evasione fiscali continuano a rappresentare una minaccia per la solidità delle finanze pubbliche. 

Come ribadito da Paolo Gentiloni, «una fiscalità equa rappresenta il trampolino che consentirà alla nostra economia di riprendersi dalla crisi. Quando si tratta di pagare le tasse, dobbiamo rendere la vita più facile a imprese e cittadini onesti e più difficile a truffatori ed evasori. Queste proposte aiuteranno gli Stati membri ad assicurarsi le entrate di cui hanno bisogno per investire nelle persone e nelle infrastrutture, creando nel contempo un contesto fiscale migliore per i cittadini e le imprese in tutta Europa».


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