Biodiversità in Sicilia: quanta bellezza da tenere d’occhio
Se la Sicilia avesse molti luoghi naturali protetti, culle di biodiversità, saremmo davanti a un tesoro inestimabile. E indovinate un po’: li abbiamo.
Se la Sicilia fosse il tripudio della biodiversità, una terra straordinaria dal punto di vista naturalistico, e se avesse molti e diversi luoghi protetti e controllati, saremmo davanti a un tesoro inestimabile. E, indovinate un po’, lo è e probabilmente non ce ne rendiamo pienamente conto.
In Sicilia si contano ben 3011 piante vascolari di cui 321 presenti solo nell’Isola, un numero impressionante di specie di volatili (247 uccelli) e 43 mammiferi (Life on Islands – Biodiversity in Sicily and surrounding islands). Nostro dovere è tutelare tutto questo, non (solo) perché è bello e perché “fa turismo”, ma perché dalla cura dell’ambiente e delle specie che vi abitano discende la nostra stessa sopravvivenza.
Prima di tutto, cos’è la biodiversità?
La biodiversità è la varietà della vita presente sulla Terra, tutte le specie vegetali e animali che abitano il Pianeta sulla terraferma, sott’acqua e nel cielo. La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) la definisce «la variabilità di tutti gli organismi viventi inclusi negli ecosistemi acquatici, terrestri e marini e nei complessi ecologici di cui essi sono parte».
Nonostante la natura e gli animali (tutti) siano considerati spesso uno spettacolo, qualcosa da osservare come un “mondo altro” esterno alla nostra vita umana, è importante sottolineare l’interdipendenza che esiste ed è sacra tra tutte le specie, compresa quella che rappresentiamo, quella umana.
È dimostrato, infatti, che – si legge sul sito di ARPA Sicilia, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – «la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, diminuisce il livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali». Più è rispettata la biodiversità di un ambiente – e quindi meno interventi manipolatori ci sono – migliore è la qualità della vita di quella particolare comunità che abita quel territorio.
Purtroppo la biodiversità, questo valore che dobbiamo imparare a conoscere e apprezzare, è continuamente sottoposta a un processo di erosione. Principale causa di questo processo è la devastazione degli habitat naturali e l’invadenza tecnologica, oltre all’introduzione di specie invasive, l’inquinamento, l’aumento demografico della popolazione mondiale e lo sfruttamento sfrenato delle risorse.
Cosa dobbiamo proteggere?
Prendendo in considerazione il panorama europeo, l’Italia è il Paese che in assoluto presenta il più alto numero di specie: ospitiamo circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa. In termini di biodiversità, non possiamo giocarcela nella classifica mondiale con Paesi come Brasile, Australia, Cina, Stati Uniti, ma la varietà faunistica è notevole per un un territorio non tropicale e non attraversato da diverse fasce climatiche.
Insieme alla Sardegna – come prevedibile dall’incipit dell’articolo – la Sicilia guida la classifica nazionale della biodiversità, confermandosi isola delle meraviglie, staccando di netto l’altra ricchissima isola italiana.
Per dirne una, in Sicilia, nella Riserva naturale di Isola Lachea e ai faraglioni dei Ciclopi di Acitrezza, vive la lucertola Podarcis siculus ciclopica, specie presente solo ed esclusivamente qui. Il semplice piccolo fatto che in una minuscola parte di mondo esista una specie animale – in questo caso in una ristretta area del territorio siciliano – ci mette di fronte alla delicatezza di equilibri e coesistenze sul nostro Pianeta.
Dunque, non è una questione lontana da noi quella della tutela di queste rarità e di queste ricchezze; il rispetto della biodiversità nel territorio italiano si mantiene solo compiendo scelte ecosostenibili e nel pieno rispetto dell’ambiente.
Quante bellezze dobbiamo mantenere tali?
“Quante” è difficile stabilirlo. Di sicuro possiamo citare i casi virtuosi (o fortunati) che sono motivo di orgoglio e promemoria costante di quale responsabilità abbiamo, in terra siciliana in particolare, per la qualità della nostra vita e di quella delle generazioni future.
Esemplare il caso di Ficuzza: tra il bosco e, in particolare, sui tetti del Casino di caccia borbonico, lo Storno nero, un corvoide, ha trovato il suo habitat ideale (oltre che in Sardegna). Nidifica proprio sui comignoli del grande palazzo storico. Daini, cervi e caprioli, invece, sono stati quasi sterminati dalle uscite a caccia dei nobili borbonici, peraltro rei di aver introdotto nella riserva – per pura esigenza ludica – una specie notoriamente problematica, i cinghiali. Come già accennato, biodiversità si dimostra non esser sinonimo di accozzaglia indiscriminata.
Infine, vale la pena ricordare e, perché no, fare un tour – “guardare ma non toccare” si potrebbe dire! – delle bellezze protette e da consegnare intatte alla tutela dei posteri. In Sicilia abbiamo le riserve naturali orientate a Monte Cofano, Biviere di Gela, Bosco di Santo Pietro, Cavagrande del Cassibile, Grotta Conza, Monte Pellegrino, la Riserva naturale speciale Lago di Pergusa e, ancora, la riserva a Pino d’Aleppo, sul Fiume Ciane e alle Saline di Siracusa, l’Oasi del Simeto, Macalube di Aragona, lo Zingaro, l’Oasi Faunistica di Vendicari, Capo Gallo e Isola delle Femmine, Isole Ciclopi, l’area marina protetta del Plemmirio, Isola di Ustica, Isole Egadi, Isole Pelagie, il Parco Fluviale dell’Alcantara, il Parco dell’Etna, il Parco delle Madonie e il Parco dei Nebrodi. Sulla cura di questo tesoro si gioca il nostro futuro, e – va detto – il tesoro, la natura, non è il nostro parco giochi.