Sul caso Diana, ancora uomini che rappresentano le donne

Svelata la statua in memoria di Diana Spencer, il risultato è aberrante e sa di un cristianesimo medievale. Tutt’altro che “rinnovamento” in onore di una donna come Lady D.


Chi è Ian Rank Broadley? Ebbene, si tratta di uno scultore britannico che ha come elemento centrale della sua pratica il nudo realistico maschile e ha realizzato diversi design per monete britanniche. Tra le monete spicca quella dell’effige in bassorilievo di Elisabetta II e quella che ritrae la Regina Madre in occasione del suo centenario, entrambe ispirate – per stessa dichiarazione dell’artista – al lavoro di Benedetto Pistrucci, artista romano che realizzò l’effige di Giorgio III, regnante colonialista meglio conosciuto come Il Re Pazzo.

La pratica artistica di Ian Rank Broadley si basa largamente su nudi maschili, anche se non mancano eccezioni come Il Mitragliere, statua locata al Museo delle Guerra Imperiale. L’artista dichiara: «La scelta della figura/nudo maschile come motivo dominante è stata fatta abbastanza presto quando mi sono reso conto che il nudo femminile era stato, in larga misura, derubato del suo potere dal mondo commerciale della pubblicità, mentre il nudo maschile conservava ancora un potere che potrebbe emozionare, catturare l’attenzione e scioccare. La reazione dello spettatore alla figura maschile è stata più forte, fuori concorso, paura o imbarazzo. Si è rivelata un’immagine potente. Per me, scultore, questo fatto ha rafforzato l’opera con una maggiore risonanza e significato».

La rappresentazione (ideale) di Diana

Sapendo che una Diana desnuda avrebbe fatto inferocire tanti, si è optato per un progetto scultoreo piú rassicurante, ma il ritratto avrebbe necessitato almeno di un consulto alla fotografia, visto il risultato. La scultura ci invita, come giustamente dice Jonathan Jones sul Guardian, a guardare Diana come una moderna madonna ritratta in posizione statica e senza il minimo segno di pathos. Un’immagine di una donna complessa e poliedrica che nel suo contesto è stata ribelle e ha dato scandalo per le sue azioni e opinioni, rifiutando la gabbia dorata di Buckingham Palace. 

La statua, che si trova a Sunken Garden al Kensington Palace (il cui biglietto di entrata varia tra le 23 e 25 sterline, pari a circa 30 euro), è il risultato dell’interpretazione da parte di un uomo che pretende di rappresentare la complessità emotiva e sociale della Principessa triste giocando con “il culto di Diana” che si è amplificato dopo la sua tragica dipartita. Ed è un orrore. Il risultato è una statua insipida che non coglie la complessità del carattere e della storia di questa donna, ma solo l’aspetto che lo strapagato esecutore ne ha percepito. 

diana spencer scultura

Lo stampo meramente cristiano richiama lo schema compositivo della madre-madonna già presente da centinaia di anni: una “donna madonna” protettrice di singoli e comunità che reprime la ricerca formale, tendenza già riscontrata nel lavoro di altri artisti acclamati. Ridicola, sterile, insignificante, ben lontana dalla narrazione fortemente empatica proposta dal musicista Elton John con Candle in the wind – perfino su Etsy si trovano elaborati grafici dedicati alla principessa piú dinamici e ricercati. 

L’arte mainstream di questi anni ha speso gli ultimi decenni creando e giustificando realtà sempre più piatte, realismo ammorbidito da un vago tentativo di intimità che rivela la necessità espressiva senza per forza doversi prendere la responsabilità di elaborare e approfondire creando, di fatto, opere spicciole e immediate che non lasciano spazio ad alcuna riflessione.

Arte a scopo religioso, politico o tutt’e due – la filosofia neoplatonica dell’etica delle forme qui sembra retorica fine a se stessa – non aggiunge e non toglie nulla alla discussione. Cosa che ci si aspetterebbe da un artista. Qui sembra più una situazione in cui l’artista declina il suo ruolo di interprete della realtà, invece di creare analisi o sintesi attraverso le forme si limita a eseguire un esercizio di modellato plastico seguendo l’iconografia tradizionale delle madri-madonne. 

diana madre madonna
“Madonna” di Piero della Francesca

Diana, un’altra madre madonna

In questo caso ci viene proposta l’iconografia della Madonna della Misericordia, iconografia tipica dell’arte medievale che custodisce la comunità (popolo di Dio) sotto il suo mantello in riferimento al Sub tuum presidium, la più antica preghiera ritmica devozionale cristiana a Maria, madre di Gesù, usata in tutti i principali riti liturgici cristiani.

Dal sito del vaticano si legge «Si tratta di un retaggio medievale detto “protezione del mantello” che solo le nobildonne potevano concedere per misericordia ai bisognosi e perseguitati: questa difesa simbolica consisteva appunto nell’offrire un riparo simbolico sotto il proprio mantello, considerato inviolabile».

Si può dire che l’associazione con l’idea della “principessa del popolo” viene qui interpretata secondo canoni desueti e non consoni alla spinta di rinnovamento che ha rappresentato Diana Spencer; inoltre, richiama alla mente la necessitá della corona di preservare se stessa attraverso la narrazione di ideali classisti che puzzano di stantio.