Bhutan, il “regno felice” incastonato nell’Himalaya

Situato tra India e Cina, il Bhutan è l’unico Paese che tutela le sue foreste nella Costituzione, mettendo al centro dello sviluppo la felicità del suo popolo.


Incastonato tra i due giganti India e Cina, il Regno del Bhutan è oggi una piccola nazione situata alle pendici orientali dell’Himalaya. Per lungo tempo considerato un territorio remoto, dalla storia e cultura misteriosa, il Bhutan ha cominciato a far parlare di sé negli ultimi anni quando si è rivolto alla comunità internazionale come una nazione carbon negative (a emissioni negative di CO2). Il Bhutan vive oggi una lenta transizione iniziata già nel secolo scorso, che prevede un delicato bilanciamento tra preservazione della biodiversità e sviluppo economico. Una transizione che ha come guida la cosiddetta Felicità Interna Lorda (d’ora in poi GNH, Gross National Happiness), in contrapposizione al PIL. 

La storia del Bhutan

Per secoli, il mondo non ebbe un nome per il Bhutan. I cronisti tibetani del diciottesimo secolo lo chiamavano la “Terra Santa Nascosta”, “La valle meridionale delle erbe medicinali”, o “il giardino di loto degli dei”. I bhutanesi, tuttavia, hanno chiamato e ancora oggi chiamano il loro Paese come Druk Yul, che significa letteralmente “Il Regno del Drago Tuono”.

Il passato del Bhutan è avvolto nel mistero, per mancanze di fonti documentali che secondo il sito ufficiale del Regno sono state distrutte in incendi e terremoti. Gli storici concordano che il territorio dell’attuale Bhutan era già abitato nel 2000 a. C, ma la storia del Bhutan inizia (secondo la tradizionale orale) intorno al settimo secolo d. C., quanto il re tibetano Songtsen Gampo costruì i primi due templi nel Paese, chiamati Kyichu Lhakhang nella valle del Paro, e Jambay Lhakhang nella valle del Chockhor nel Bumthang. La leggenda racconta che nel tardo ottavo secolo, un santo buddista dal nome Guru Rinpoche arrivò nell’antico Bhutan cavalcando una tigre, per scacciare gli spiriti che ostacolavano la diffusione del buddismo. La storia lo ricorda anche come Padmasambhava (il prezioso maestro), ed è considerato come il secondo Buddha. 

L’uomo che unificò il Paese, nel 1616, fu Shabdrung Ngawang Namgyal, un lama (nel buddismo spirituale, un capo religioso) nella scuola Drukpa. Introdusse un sistema duale di separazione tra religione e governo, e creò un sistema di fortezze in tutto il Paese chiamate Dzong. 

Dopo la scomparsa di Shabdrung, la storia del Paese fu caratterizzata da secoli di lunghe guerre civili e separazioni territoriali, terminate soltanto nel 1907 con la proclamazione del primo re del Regno del Bhutan, Ugyen Wangchuck, che rimase al comando fino al 1926. La monarchia si regge ancora oggi sulla stessa dinastia, con il quinto re Jigme Namgyel Wangchuck.

I rapporti con India e Regno Unito

Anche se il Bhutan rimase isolato dal resto del mondo per molti secoli, i suoi territori non furono esenti da invasioni e interferenze. Nel 1720 l’esercito imperiale cinese invase e stabilì la sovranità in Bhutan e Tibet, mentre gli inglesi intervennero nel Paese nel 1772-73 a seguito delle mire espansionistiche del re del Bhutan Deb Judhur. I contrasti con i britannici durarono fino al 1864-1865, quando il Bhutan cedette parte dei suoi territori, accettando successivamente anche di affidare agli inglesi il comando della loro politica estera, in cambio di un sussidio annuale. 

Nel 1949 il Bhutan concluse un trattato con l’India, che aveva appena ottenuto la sua indipendenza. Il ruolo di mediatore che prima era affidato agli inglesi, passò in quel momento all’India, mantenendo il sussidio e ottenendo una striscia di terra nel Duars di Assam.

Il Bhutan oggi

La popolazione del Bhutan è di approssimativamente 750 mila abitanti, divisi nei tre gruppi etnici sharchop, ngalop e le popolazioni di origine nepalesi. La lingua ufficiale è il Dzongkha, oltre all’inglese, il nepalese e 19 dialetti. I bhutanesi indossano ancora oggi i loro abiti tradizionali: il gho per gli uomini, una lunga veste legata intorno alla vita da una piccola cintura chiamata kera, e il kira per le donne, fatto di tessuti finemente colorati e intrecciati con motivi tradizionali.

A livello politico, il Regno del Bhutan è una monarchia costituzionale con re, Camera Alta (Consiglio Nazionale) e Camera Bassa (Assemblea Nazionale), quest’ultima composta dai membri dei due partiti People’s Democratic Party e il Bhutan Peace and Prosperity Party.

L’attuale re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck

La Felicità Interna Lorda e le emissioni negative di CO2

Fin dagli anni ’70, su impulso del re Jigme Syngye Wangchuck, lo sviluppo del Paese si impernia sulla massimizzazione della Felicità Interna Lorda. Integrando dimensioni al PIL, secondo la monarchia del Bhutan il Paese deve promuovere lo sviluppo economico tenendo in considerazione la felicità della sua popolazione, basata sullo sviluppo materiale, spirituale ed emozionale. 

Ai summit sui cambiamenti climatici del 2009 e del 2015, il Bhutan mostrò il suo impegno nel rimanere un Paese carbon negative, ovvero a emissioni negative di anidride carbonica. Il Bhutan produce ogni anno meno di 2,5 milioni di tonnellate di CO2 (il Lussemburgo ne produce quattro volte tanto con una popolazione più piccola), ma riesce a rimuoverne nell’atmosfera per tre volte di più grazie principalmente al fatto che il 70 per cento del territorio è coperto da foreste e le attività produttive sono a basse emissioni di CO2. 

Il dato interessante del Bhutan è che rappresenta l’unico Paese al mondo che protegge le sue foreste a partire dalla Costituzione, in quanto l’art. 5 prevede che almeno il 60 per cento del territorio del Bhutan debba perennemente rimanere coperto di foreste. 

L’impegno per l’ambiente è concretizzato in progetti a lungo termine come Bhutan For Life, che si propone di continuare a supportare politiche di sviluppo economico nel pieno rispetto della biodiversità del Paese. A questo link è possibile consultare diverse storie sul campo nel progetto Bhutan For Life nel corso del 2020.

Tuttavia, il delicato ecosistema bhutanese risente pesantemente del riscaldamento globale; da anni i suoi territori sono stati oggetto di inondazioni e frane, causando enormi danni.


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